ALDO BERNARDINI, LA POLITICA COME SERVIZIO

Barletta, lunedì 7 febbraio 2011 - Con Aldo Bernardini se n’è andato un pezzo della nostra storia cittadina, perché egli fu uno dei protagonisti più rappresentativi della vita sociale, politica e amministrativa di Barletta, dalla metà degli anni Cinquanta alla metà degli anni Ottanta: assessore nel monocolore Palmitessa (1956-60), e poi anche nelle amministrazioni Morelli (1964-67), Tupputi (1970-73), Lionetti (1980-83), Russo (1984), lui stesso sindaco nella Giunta 1984-85, mandato amministrativo che concluse una lunga stagione di testimonianza politica, nobilitata dalla Commenda di Merito, conferitagli dal Presidente della Repubblica.
Impegno sociale – abbiamo detto – prima ancora che politico, perché Aldo, che professionalmente era un funzionario delle Ferrovie dello Stato, iniziò il suo impegno sociale prima come delegato del sindacato ferrovieri, poi come presidente della Comunità Braccianti di Barletta, per terminarlo con la Presidenza Provinciale dell’Associazione Combattenti e Reduci alla quale dedicherà gran parte delle sue energie negli ultimi anni, fin negli ultimi giorni di vita, con assoluta dedizione.

Democristiano della prim’ora, faceva parte della componente politica che si ispirava al pensiero dell’on. Aldo Moro al cui fianco resterà legato da un profondissimo rapporto umano e politico.
Dirigente del suo partito, fu soprattutto nell’azione amministrativa che offrì il meglio del suo impegno, rivestendo sempre la carica di assessore alle Finanze, reggendo l’incarico con estremo rigore, consapevole della grande delicatezza del ruolo di amministratore della spesa pubblica, assistendo non solo i suoi sindaci, ma rendendo più agevole anche il compito dei suoi funzionari al bilancio che dalla sua competenza traevano un senso di maggiore sicurezza. Le sue relazioni ai bilanci di esercizio della cosa pubblica restano ancora oggi un modello di chiarezza contabile e di impostazione programmatica.
Lui stesso chiamato a fare il sindaco in uno dei momenti di maggiore turbolenza della vita politica cittadina, seppe portare a termine la consigliatura dell’85 con perizia, frutto di una collaudata esperienza amministrativa, ispirando la sua azione governativa a moderazione ed estrema rettitudine, qualità delle quali gli renderà merito anche l’opposizione.

Erano tempi segnati da forti contrasti fra i partiti, e pur nella navigazione di un mare tempestoso, Aldo Bernardini riuscì, fra la fine dell’84 e la prima metà dell’85, a impostare e a rilanciare alcune delle problematiche cittadine più urgenti e indifferibili, come la riattivazione del cantiere dell’Ospedale, le problematiche del servizio di Nettezza Urbana, la localizzazione delle nuove aree di 167, l’avvio a soluzione del problema degli sfrattati.
Nel corso di quell’anno Aldo tentò, sia pure in mezzo a innumerevoli difficoltà di bilancio, di impostare le celebrazioni dell’anniversario della nascita del grande concittadino Giuseppe De Nittis e ad aprile festeggiò solennemente - nel Teatro Curci - i settant’anni del maestro Carlo Maria Giulini, donando all’illustre concittadino il suo certificato di nascita riprodotto in argento.
Oltre al suo impegno amministrativo, Aldo Bernardini fu un appassionato cultore di storia patria, promotore delle risorse artistiche della città, specialmente quelle legate al Museo-Pinacoteca, in quegli anni custodite nelle sale dell’ex convento di S. Domenico. Anche perché di quel Museo era competente e appassionato direttore il fratello Antonio, del quale - dopo la sua prematura scomparsa - ha custodito gelosamente tante preziose testimonianze.

Per come lo ricordo io, Aldo non alzava mai la voce, non portava mai rancore verso nessuno, e in un mondo - come quello politico - dominato dalle passioni, non era un prevaricatore delle altrui opinioni, ma preferiva ragionare sulle cose e dire il suo punto di vista magari anche con una venatura di ironia. Né amava ostentare le sue qualità e con gli amici conservò sempre un rapporto saldissimo e sincero.
Nel perseguimento di un obiettivo era tenace e paziente, così come negli incontri politici concedeva poco o nulla al superfluo, ma, con sobrietà di argomentazioni, preferiva soffermarsi sulle cose essenziali, quelle che contano veramente. E di fronte a un successo suo o della sua parte politica, non amava i toni trionfalistici, così come, di fronte alla amarezza di una delusione, preferiva un discreto silenzio.
Aldo Bernardini ci ha lasciato una grande attestazione di serietà e di dedizione, e noi lo ricorderemo sempre con rispetto e simpatia per le sue doti di equilibrio e di cordialità, ma soprattutto ricorderemo in lui un esemplare testimone del suo tempo che seppe interpretare la politica come servizio e non come mestiere.
Alla moglie Carmela e ai figlioli Antonio (stimato ambasciatore presso l’ONU), Ernesto (apprezzato dirigente del nostro Comune) alla figlia Angela ed ai familiari tutti, vanno le più affettuose espressioni del cordoglio di sindaco e di amico, unitamente a quelle della città della quale ci facciamo sinceri interpreti.