70° ANNIVERSARIO RESISTENZA DELLA CITTÀ AI NAZISTI.
IL DISCORSO DEL SINDACO CASCELLA

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Venerdì 13 settembre 2013 – Di seguito il testo integrale del discorso pronunciato dal sindaco di Barletta, Pasquale Cascella, in occasione del 70° anniversario della ribellione della città all’occupazione nazista.

<<Grazie presidente Grasso per essere qui a rappresentare lo Stato ricostruito sulle macerie di 70 anni fa anche in virtù del coraggio dimostrato da questa e dalle tante comunità del Mezzogiorno oggi unite a noi nel ricordo e nell'omaggio a tutti i nostri martiri.
Grazie ministro Mauro per aver onorato l'impegno a tornare a Barletta per il doveroso omaggio ai militari che persero la vita nel respingere l'aggressione armata e agli ufficiali che pagarono con la deportazione il rifiuto di assoggettarsi al nemico.
Dove altro potevamo essere se non qui, dove - come il Presidente della Repubblica ha voluto ancora una volta ricordare - cominciò a vivere la nuova Italia?
La nazione è oggi qui, con noi, a rendere il commosso riconoscimento a chi nella notte della Patria seppe accendere bagliori di riscatto e di speranza: a chi nel buio seppe da che parte stare, a chi resistere, contro chi lottare.
Siamo qui per onorare il sacrificio di dodici vigili urbani e netturbini trucidati dalle truppe naziste che il giorno prima avevano subito lo smacco della ritirata dalla città. Siamo qui a inchinarci dinanzi alle vittime civili - donne e anziani soprattutto, essendo gli uomini alla leva in armi - della brutale aggressione con cui il nemico cercò una rivincita sanguinosa ma destinata ad essere comunque cancellata dalla storia. La sola pagina che oggi resta da leggere è tra le più intense delle tante che la città ha saputo scrivere nella sua storia millenaria. 
E siamo qui per consegnare quelle testimonianze di riscatto dall'avventura totalitaria a una memoria che coltivi i valori democratici conquistati a così alto prezzo.
Siamo qui per far valere quel patrimonio ideale nella necessaria azione di riforma delle istituzioni e del sistema politicodi cui abbiamo urgente bisogno. Siamo qui per amore della verità e della coscienza. Abbiamo appena visto immagini reali - ancora più laceranti perché riprese dall'altra parte, la parte fino all’8 settembre alleata e d'improvviso scopertasi nemica - di gente semplice, di umili lavoratori in servizio pubblico e militari in servizio di leva, che nel momento del disfacimento della Patria mettevano la propria dignità al servizio della nazione.
Eppure c'è ancora chi ci chiede se non si debba ricordare che un militare tedesco ferito fu finito in uno scontro di strada. Facciamolo, allora. Diciamo che gli eccessi sono connaturati alla guerra: e alla guerra civile che pure cominciò a esserci sulla nostra terra in quei giorni. Ma non c’è episodio, per quanto cruento e controverso sia, che possa giustificare l'infamia già consumatasi con l'assalto alla città, e ancor più una rappresaglia orrenda come quella contro vigili e netturbini che avevano deposto le armi, rastrellati a casaccio, in numero spropositato, mitragliati senza avviso, ne' giudizio ne' condanna, stracciando ogni regola del diritto umano e persino del diritto internazionale di guerra. 
Questa è la vergogna che qui cancelliamo una volta per tutte, alla presenza del procuratore Intelisano che l'armadio della vergogna vuole aprire e dell'ambasciatore tedesco in Italia, Shafers, che testimonia -e lo ringraziamo per questo sensibile atto - la condivisione della memoria a nome del suo paese e di un popolo che tanti nostri emigranti hanno già conosciuto essere amico.
Non c'è più ragione di attardarci nelle contrapposizioni: la tragedia di 70 anni fa non divide più i popoli. Anzi - come ci ha ricordato nel suo messaggio il presidente del Parlamento europeo, Schulz -deve motivare la partecipazione attiva alla più grande costruzione dell'Europa unita.    
Alla nuova Europa consegniamo i valori di pace e di solidarietà della storia della nuova Italia.
E mettiamo il nostro patrimonio ideale al servizio e a sostegno della più larga e più lontana visione democratica del rapporto tra le nazioni e popoli che la nostra Costituzione riuscì a prefigurare.
Ecco perché la nostra Costituzione, espressione di quel moto popolare di volontà e passione, rimane sicuro punto di riferimento per chi a ogni livello istituzionale e in ogni parte del paese, ha il compito di rappresentare l'identità unitaria della nazione. 
Rimangono vitali, quei valori di dignità, indipendenza e libertà, condivisi da forze che dopo aver insieme liberato il paese si ritrovarono nella diversa contingenza politica e sociale in lotta tra loro, per offrire una prospettiva di futuro a tutti noi. Soprattutto ai ragazzi il cui impegno oggi premiamo, perché mai e da nessuno possa essere spezzato il legame, che qui rinnoviamo, tra i testimoni della tragedia di allora e le generazioni a venire. 
E siamo qui anche a raccogliere il richiamo del compianto sindaco Francesco Salerno a una "città dimostratasi grande" in quella tragica vicenda ma che "grande deve mostrarsi di essere giorno dopo giorno". 
Per la città di Barletta è una sfida che vale sempre
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