Comune di Barletta - La Città della Disfida

comunicato

RICUCIRE IL PASSATO CON IL FILO DELLA MEMORIA
CELEBRAZIONI DEL 12 SETTEMBRE

Barletta 11 settembre 2014 – “Esprimo sincero apprezzamento per questa vera e propria giornata della memoria che la città di Barletta dedica ai suoi caduti nel primo e secondo conflitto mondiale. Rendere omaggio alle vittime è necessario sia a tributare il giusto ricordo a quanti si sono sacrificati nel passato sia a conoscere la storia perché mai più essa debba ripetersi. L'obiettivo che si è dato il Comitato storico-scientifico che presiedo è proprio questo, conoscere la guerra per amare la pace”.

Così il Presidente del Comitato storico-scientifico del centenario della Grande guerra, sen. Franco Marini, ha accettato l'invito del Sindaco Pasquale Cascella a partecipare insieme al senatore Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa del Senato, alle celebrazioni del 71° anniversario della resistenza del presidio militare della città ai paracadutisti tedeschi durante il secondo conflitto mondiale.

Gli aveva scritto il sindaco: “Barletta, sul cui gonfalone sono apposte le medaglie d'oro al valor militare e al merito civile, ha un segno fisico di quanto l'intreccio tra le due guerre mondiali abbia pesato sulla collettività: il monumento ai Caduti della prima Guerra mondiale è ancora privo del bronzo asportato per essere fuso e reimpiegato in armamenti durante il ventennio fascista. E questa ferita rimane aperta proprio davanti all'edificio sui cui muri il 12 settembre del 1943 i reparti tedeschi costretti a ritirarsi dalla città consumarono una barbara rappresaglia trucidando 12 vigili urbani e netturbini. Davanti a quel monumento si può ricucire con il filo della memoria lo strappo consumato nella storia civile e democratica della città”.

La ricorrenza consentirà, dunque, di aprire a Barletta - tra i primi Comuni d'Italia - le celebrazioni del centenario dell'inizio delle ostilità internazionali, nel 1914, che, fino al 1918, sconvolsero il continente europeo in quella che viene ricordata come la Grande Guerra. Per questo la cerimonia di commemorazione dei dieci vigili urbani e dei due netturbini uccisi durante l'occupazione tedesca nel 1943 si intreccerà con momenti di ricordo di figure storiche della grande guerra, come Giuseppe Carli, il primo soldato italiano a cui fu assegnata la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

La "Giornata della memoria", come l'ha definita Marini, sarà aperta come ogni anno dalla Santa Messa nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore alle 9,30. Alle 12.15 in Prefettura, alla presenza del senatore Franco Marini, è prevista l'inaugurazione della mostra "Spunti di ricerca storica per le celebrazioni nella Provincia di Barletta Andria Trani del centenario della Grande Guerra", promossa dal prefetto Clara Minerva e curata dall'Archivio di Stato, sezione di Barletta, in collaborazione con il Comune.

Alle ore 17.30, appuntamento in Piazza Caduti, con la deposizione delle corone d'alloro al monumento ai militari che hanno perso la vita e alla lapide che ricorda il sacrificio dei vigili e dei netturbini. Dopo l'inno d'Italia eseguito dall’ensemble dell'Associazione “G. Curci” e i saluti istituzionali, insieme al senatore Franco Marini interverrà il senatore Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa del Senato. Il saluto della Regione sarà espresso da Onofrio Introna, presidente del Consiglio pugliese.

A unire le testimonianze degli eroi dei due conflitti, verrà declamato un brano tratto dalla lettera, densa di umanità e di amore per la Patria che ancor oggi suscita emozione, che il 14 maggio 1915 il bersagliere barlettano Giuseppe Carli, inviò a suo padre, pochi giorni prima di dare la sacrificare la propria vita a 19 anni sul fronte del Carso.

Questo il testo:
A voler dire la verità ho dovuto attendere sino ad oggi per poterti scrivere. Ho mandato a mezzo di un caporal maggiore di Canosa che era con me e che poi è venuto a Barletta un bigliettino diretto a mio fratello perché giusto come mi aveva scritto doveva ritornare da Minervino il giorno 3 mentre poi non è ritornato. Non ho potuto scrivere prima perché sin dalla settimana scorsa siamo stati a lavorare sui monti a fare le trincee e le strade di comunicazione perché questa povera regione era ed è ancora priva di strade. Essendo stati in montagna, alla mensa non abbiamo più potuto convivere e perciò abbiamo dovuto mangiare con quelle 2 lire che ci danno di paga. Figurati, non avanzava nemmeno un soldo e non si era mai soddisfatti perché i viveri vanno molto cari. Basti dire che il pane costa ad 80 centesimi al chilo, e poi è pane nero, poco cotto come la pasta. Un piatto di riso fatto così alla buona ci costa L. 0.40, una bistecca L. 0,50. Figurati se le 2 lire bastano al giorno a voler mangiare, limitatamente 2 volte al giorno. Di conseguenza poi, benché avrei potuto fare una scappatina a Cividale per farmi le fotografie, non ci son potuto andare perché senza un soldo. Non dico che io volessi richiedere questa grossa somma di denaro, per andare a Cividale, mi basterebbe anche 5 lire per farmi le fotografie. Mi potrai dire che non si sa di dove prenderle. Si ma quella gran buona mamma potrebbe dare una cinquantina di soldi, la nonna potrebbe dare una liretta, tu volendo, sacrificandoti potresti metterci qualche altro soldo e anche a non voler spendere, 0.40 per spedirle a mezzo raccomandata, potresti metterle in una lettera regolare, ben chiusa, con un indirizzo chiaro, e la busta della lettera piuttosto di carta opaca, perché mi arrivino lo stesso con la semplice spesa di cent. 10. Volendo potresti mandarmeli facendo un sacrificio enorme. Per i fatti successi in Libia è probabile che le nostre compagnie mandino dei rinforzi in Tripolitania. Lì ci sarà bisogno di sottufficiali io vi farò domanda di andarci perché qui mi son seccato veramente di stare. Forse ed è probabile che il giorno 20 andiamo via da Azzida e andremo sopra un monte coperto di neve, il più alto e si chiama Matajur sopra il quale passa il confine. Là poi non ne parliamo di poter andare a Cividale perché c’è la distanza di 34 Km. perciò allora sarà impossibile farmi le fotografie. Noi qui abbiamo saputo che l’onorevole Salandra sta facendo le sue dimissioni dal potere, e si dice che verrà quella testa matta di Giolitti. Sarà certo un bello sconvolgimento al Senato, ma per conto mio e a parere di tutti quanti ne siam qui, la guerra si deve fare se non per volontà della nazione poiché l’Austria sarebbe disposta a cedere un bel tratto del Trentino, della Gorizia sino all’Isonzo e due isole della Dalmazia che non sono propriamente quelle richieste dall’Italia, ma la guerra la deve fare per poter affermare i suoi diritti ed anche perché è obbligata dall’Inghilterra che sin ora ci ha fornito tutti i mezzi. Poi lo scopo di questa guerra non sarebbe limitato alla semplice richiesta di quel territorio, ma essa ha l’obbiettivo pure di disfare, di annientare, di distruggere la Germania e l’Austria. Questo è proprio lo scopo della guerra europea, se non fosse questo il fine, l’Inghilterra nemmeno sarebbe stata una nazione belligerante, la pace europea da quanto tempo si sarebbe fatta. Il resto, tutte quelle cose che si dicono, son tutte chiacchiere, sono semplicemente voci che corrono col vento; ma quello è il fine di questa guerra, e l’Italia è anche essa obbligata alla partecipazione. Questa mattina mi è arrivata una lettera di mio fratello la quale mi annunzia che sei ammalato. Che cosa hai? Nientemeno che non mi fai sapere niente, e poi da casa non me lo potevano scrivere? Fammi sapere qualche cosa. È da un anno e tre mesi che sto fuori casa, e quant’anche ci siamo scritti, non son riuscito a sapere niente della particolarità di famiglia. Perché questo? Perché non dirmelo? Così anche di mio fratello, non ne ho saputo mai di quel che ha combinato. Tutti i giorni, qui da parecchi bersaglieri richiamati vengo a conoscenza di tante piccole cose a me veramente ignorate e che nemmeno da me solo potevo immaginare. La mia famiglia è quella stessa di prima? Non ha fatto nessun cambiamento? è ancora la stessa babilonia? Son cose veramente incredibili; io non son di convincermi; son persuaso che sia proprio così. Io non lo so; ancora in campagna state ad abitare? Come gli arabi? Non vi sentite privati di un po’ di decoro personale? Come mai che la mia famiglia è ridotta così proprio ai minimi termini, proprio al di sotto di quelle di origine cafonesche? L’abbiamo un po’ d’amor proprio? Mio fratello Vincenzo non è come prima, un lazzarone? E Giovanni non sarà peggio di Vincenzo? Scommetto che quegli non saprà nemmeno scrivere il suo nome e cognome perché si vedeva che era il più svogliato, e anche perché non gli saranno stati dati tutte le cose necessarie per un bambino. Che fa? Si ricorda di me, scommetto che no. Forse non saprà nemmeno che oltre a Gaetano, a Vincenzo, abbia un altro fratello quale sono io. Questo poi non solo si estende su Giovanni, ma a tutto il resto della famiglia che non sa che anch’io ci sono tra i viventi su questa terra. Non continuo più perché come si vede mi viene a mancare anche la carta. Non faccio altro che salutare tutti e tu abbi i miei abbracci.
Tuo figlio Giuseppe
Fammi sapere tutto ciò che ho domandato e scrivimi presto. Se puoi spedirmi un cinque lire, mandamele subito se no nemmeno le fotografie mi posso fare.

 

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