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comunicato

INTERVENTO DEL SINDACO AL CONSIGLIO COMUNALE
DEL 6 GIUGNO 2014

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Sabato 7 giugno 2014 – Discorso del Sindaco di Barletta, Pasquale Cascella, nel Consiglio comunale tenutosi il 6 giugno 2014:

'Mi sia permesso anzitutto di far presente che questa Amministrazione non ha atteso alcuna convocazione per far fronte al dovere di recuperare quanto era rimasto incompiuto - ed è tanto: è, appunto, la partecipazione - di un procedimento che ha scontato numerosi atti amministrativi: delle Giunte in carica tra il 2010 e il 2012, dello scorso Consiglio Comunale e del Commissario straordinario. 

Quando era stata ipotizzata la richiesta di un Consiglio comunale monotematico da dedicare alla vicenda dell'ecocentro per la raccolta e il ciclo integrato dei rifiuti - che l'assemblea della precedente Consigliatura aveva, è bene ricordarlo, collocato senza nemmeno un voto contrario, in una particolare area della 167 - mi ero subito pronunciato a sostegno della iniziativa proprio perché convinto - come scrissi al Presidente di questo Consiglio - che la partecipazione non debba mai contrapporsi alla democrazia bensì alimentarla e farla crescere.Il che non significa cedere alle paure, alle pulsioni, ma avere il coraggio di confrontarsi, se si è convinti anche di dare battaglia culturale e politica, e pure di confrontarsi, anche rischiando l’impopolarità.
Questo credo sia un dovere per tutti, in ogni momento della vita pubblica, per qualsiasi scelta. Discontinuità o continuità?
Si poteva lasciar fare all’inerzia, del resto già consumata per lungo tempo e su tanti fronti, potevamo lavarcene le mani, ma i comportamenti pilateschi non hanno cittadinanza tra chi concepisce la politica come etica della responsabilità.
Avevamo da lanciare un segnale di discontinuità politica. Nel contempo, ci siamo fatti carico della responsabilità della continuità istituzionale. Non è una contraddizione, ma la ragione della comune appartenenza a questa assemblea e dei doveri che ciascuno di noi ha contratto con gli elettori.
Attenzione, quando gli elettori diventano intolleranti alla politica dobbiamo pur chiederci se la colpa non sia piuttosto delle cattive abitudini che si lasciano correre. La politica senza responsabilità, senza verità, senza partecipazione, senza interesse generale diventa cattiva politica. La buona politica è quella capace di parlare a tutti lo stesso linguaggio, di unire e rafforzare un senso di comunità che altrimenti sarebbe inesorabilmente destinato a perdersi.
Ecco perché questa vicenda non può essere letta come una sorta di epilogo nostrano del "così è se vi pare" di pirandelliana memoria. 
Cerchiamo di avere la memoria lunga, semmai, se vogliamo raccogliere le domande accumulate nel tempo e cercare di dare risposte serie, vere, credibili.
Cominciamo con il chiederci se a minacciare la qualità della vita in quel quartiere sia il progetto avviato nel 2010 con un bando regionale di cofinanziamento, a cui hanno partecipato diversi Comuni della Provincia, per una struttura all’interno di una area verde attrezzata, dove i cittadini possano conferire in modo controllato rifiuti differenziati di natura domestica - per la precisione, materiali inerti come plastica, vetro, metallo, carta e cartone - da avviare al recupero e al riciclo. Si tratta, quindi, di un servizio ambientale regolato e controllato, a cui gli stessi cittadini parteciperebbero con conferimenti diretti che potrebbero ricevere particolari premi, sostenendo così la raccolta differenziata porta a porta programmata in una strategia volta a chiudere nel territorio il ciclo dei rifiuti. 
Tutto è cominciato sul piano dell'iter amministrativo nel settembre 2009 con la Determinazione del Dirigente Servizio gestione rifiuti e Bonifiche della Regione che impegnava una somma  di € 15.000.000,00 individuando negli ATO - Ambito territoriale ottimale della Puglia - i soggetti beneficiari di co-finanziamenti nella misura massima di € 1.000.000.
L' ATO Rifiuti Bacino BA/1  avviò la fase di coinvolgimento dei Comuni consorziati ricevendo disponibilità da Barletta, Bisceglie, Canosa e Corato. 
Il nostro Comune, in particolare, comunicò il 15 luglio 2010 il suolo scelto. 
Tre mesi dopo, esattamente il 20 ottobre 2010, con Delibera di Giunta Comunale veniva approvato uno spostamento dell'area. Il 29 marzo 2011 la Giunta approvava la realizzazione del centro nella nuova ubicazione e nominava Responsabile Unico del Procedimento – RUP – il Dirigente del Settore Ambiente. Il 1 giugno 2011 il Comune trasmetteva all'ATO il progetto esecutivo dell'ecocentro. 

Quindi, il Consiglio Comunale con la delibera n. 19 del 26 marzo 2012 concedeva in comodato d'uso il suolo individuato per la realizzazione. Il 13 aprile 2012 si siglava anche il “Disciplinare regolante i rapporti tra Regione Puglia e ATO BA1”.
Insomma, decine di atti, compiuti in un arco di tempo di quasi 5 anni, ciascuno dei quali ha prodotto impegni, effetti, vincoli, oneri, sempre a nome e per conto della collettività. Possibile che tutto questo sia avvenuto a prescindere, senza che nessuno si preoccupasse di verificare la legittimità delle scelte, gli standard di qualità, le norme urbanistiche generali, i servizi per la residenza? 
Se gli atti adottati dal Comune di Barletta sono legittimi - e nessun vizio di legittimità è stato prima d'oggi rilevato; nessuna violazione nelle norme del procedimento o sulla forma degli atti è stata  evidenziata; nessuna causa di nullità è stata eccepita; nessuna impugnazione è stata mai azionata - allora ci troviamo obiettivamente di fronte a  provvedimenti efficaci, da cui derivano impegni con :
- la Regione Puglia per il "disciplinare regolante i rapporti" con l'ATO BA1 per il finanziamento dell'opera, nel quale tra l'altro si legge: "Nel caso di revoca il soggetto beneficiario è obbligato a restituire alla Regione Puglia le somme da quest'ultima anticipate, maggiorate degli interessi legali nel caso di versamento delle stesse su conti correnti fruttiferi, restando a carico del medesimo soggetto beneficiario tutti gli oneri relativi all'intervento”;
- i Comuni coinvolti nell'unico procedimento specificamente finalizzato a svolgere “sull'immobile  concesso in comodato  esclusivamente le attività previste", per 15 anni, fatta salva la facoltà per l'Ente di richiedere la consegna del bene prima della scadenza nel solo caso in cui “sopravviene un urgente ed imprevisto bisogno al comodante per interventi di pubblica utilità";
- la ditta appaltatrice per la esecuzione dei lavori, il cui venir meno comporterebbe di fatto un recesso dal contratto e conseguenti oneri economici relativi alle spese sostenute, ai lavori eseguiti e al mancato guadagno.
Non si possono rimuovere questi elementi di verità, così come non si può ignorare il malessere che suscitano delle decisioni assunte. Se siamo qui, vuol dire che qualche errore è stato commesso. E se la questione è il libero arbitrio, e lo è, allora di deve avere l'onestà personale e politica di dire se e quali errori ci siano stati: dove e come si è sbagliato. Per non ripetere gli errori, per rimediare e correggere se è possibile. O facendosi carico fino in fondo dei rimedi e delle conseguenze. 
Non credo, sinceramente, di aver dato una prova d’orgoglio nell'incontro con i cittadini presso la Chiesa di San Giovanni Apostolo. Mi sono, anzi, fatto carico di disporre una sospensione dell'intervento per evitare forzature e contrapposizioni e così restituire alla partecipazione quel senso di rispetto che si deve, sempre, a tutti i cittadini.
Ma la partecipazione comporta il reciproco ascolto, il dialogo, la ricerca delle soluzioni necessarie per l’interesse generale.
E' stato detto che non basta, che bisogna cambiare o almeno chiedere "perdono" agli abitanti del quartiere.  Chiedo perdono io, che pure non ha parte alcuna nella vicenda. Così come chiedo coraggio nel misurarsi con i valori che il caso ha messo in discussione.  Non negando, ad esempio, alle nuove generazioni il senso del dovere nei confronti del bene supremo dell'ambiente e del bene pubblico, ma assumendoci l'onere di far rispettare le regole, magari con un'azione di tutoraggio didattico e sociale dell'ecocentro, ovunque sia allocato, come sta avvenendo in tante città.
Certo che il problema va affrontato, ma liberandoci dalle parole facili, per misurarci con atti consapevoli.  Per capirci, il Consiglio comunale ha votato non una generica concessione in comodato gratuito ma ha indicato esattamente quell'area con tanto di particelle catastali. Per cui, per spostare il centro, l’Assemblea deve pur votare,  prima o poi la revoca di quella deliberazione e deliberare una nuova localizzazione in tempi stringenti. Se non si dice questa semplice verità, se non si assumono decisioni appropriate, allora si rischia di pregiudicare non solo la credibilità ma persino quella delle istituzioni.
Ipotizziamo, allora, uno spostamento del progetto già approvato e finanziato: ovviamente, l’ipotesi di ubicazione dovrà essere analoga, corrispondere alle norme nazionali, ai requisiti indicati dal bando regionale e ai tempi utili per non perdere il cofinanziamento e non scaricare sulla collettività i costi del mancato rispetto degli atti precedentemente compiuti. E queste questioni sono emerse nelle Commissioni consiliari e hanno indotto a verificare possibili alternative di servizio per il quartiere e per la città.
I tecnici dell'Amministrazione hanno messo a disposizione le piante delle aree di proprietà comunale che avessero dimensione e caratteristiche similari a quella già oggetto del progetto, in modo da non comprometterne la regolare fattibilità e accelerare le procedure della possibile - se possibile è - ricollocazione. Ma nessuna di questa ipotesi, almeno prima d’ora, è stata ritenuta compatibile e risolutiva del problema.Ora emerge un’altra ipotesi, che all’Amministrazione non era stata prospettata e non è stato possibile finora considerare. La verificheremo anche sulla base del lavoro già compiuto.
Ci si era stato posto comunque, il problema se il centro di raccolta progettato dovesse essere unico, al servizio di tutta la città, o ci fosse bisogno di altri a servizio del nuovo sistema di raccolta integrata: a parte che sarebbe già aggiuntivo a quello - come definirlo? - più industriale di via Callano, l’Amministrazione non ha esitato ad assumere l'indirizzo strategico di più ecocentri, candidando in sede ARO - l’Ambito di raccolta ottimale di cui Barletta fa parte con Trani e Bisceglie - due nuovi centri e, in sede ATO, proponendosi per un centro di selezione delle frazioni valorizzabili provenienti dalla raccolta differenziata.
Non solo: abbiamo predisposto - anche qui, raccogliendo tutte le sollecitazioni costruttive emerse nel processo di partecipazione e suggerite dalle Commissioni consiliari - ogni modifica legittima al vecchio progetto, prevedendo una  diversa sistemazione dell'area per mitigare l'impatto del centro di raccolta e premiare il verde pubblico. Abbiamo, insomma, la serena coscienza di aver adempiuto al dovere di evitare un conflitto tra valori per coniugare interessi e principi nel rispetto dell'etica della responsabilità. E restiamo a disposizione, anche di fronte alle ultime ipotesi, perché a questa responsabilità di fronte all'intera collettività non si venga mai meno.'

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