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comunicato

INTERVENTO DEL SINDACO PASQUALE CASCELLA
DURANTE IL CONSIGLIO COMUNALE DI LUNEDÌ 10 FEBBRAIO

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“Ci ritroviamo qui ad otto mesi di distanza dall'insediamento di questa Amministrazione comunale a dover ancora portare a compimento un atto essenziale, fondamentale per l'intero Consiglio, essendo le linee programmatiche di mandato l'autentico metro di misura dell'indirizzo politico della maggioranza, della concreta attività della Giunta, del confronto con le opposizioni e, quindi, dell'insieme della vita politico-istituzionale della città.

Otto mesi sono tanti. Dobbiamo avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo davanti ai cittadini. Ciascuno di noi potrà - nel dibattito che fra poco si aprirà - invocare giustificazioni per la propria parte e scaricare sull'altra, avversa e magari persino alleata, le responsabilità.

Mi si consentirà di sottrarmi a un tale esercizio per esprimere, semmai, disagio e rammarico per un ritardo di per se eloquente: dice quanto complesso e faticoso sia il recupero di un corretto rapporto tra i compiti assegnati alla politica, l'articolazione democratica della rappresentanza e la funzionalità delle strutture e degli strumenti che garantiscano la corretta e tempestiva amministrazione della cosa pubblica.            

Ci troviamo, anche così, a fare i conti, e a dover dar conto ai cittadini, di fatti ed atti che in qualche modo hanno a che fare con l'incompiutezza del percorso compiuto in questi 8 mesi.

Può accadere, infatti, che un assessore espressione della migliore cultura civica e - me lo si lasci sottolineare - politica della città, come il prof. Ugo Villani, si dimetta per il sopraggiungere di esigenze e sulla base di considerazioni personali, che come tali meritano rispetto, confermato del resto dal  chiaro riconoscimento del contributo qualificante offerto e del segno etico impresso alle linee programmatiche.

Ma quando, lungo l'iter dello stesso documento irrompono le dimissioni di un altro assessore, il dottor Lorenzo Chieppa, per dissensi - che anche in questa aula si sono manifestati - con i consiglieri della forza politica di cui pure era espressione in Giunta, allora ci si trova di fronte a qualcosa che, se non analizzata e affrontata con la dovuta chiarezza, potrebbe compromettere la stessa credibilità e linearità dell'atto che andiamo a compiere.

Mi si lasci, intanto, ringraziare il dott. Chieppa non solo per la competenza e la dedizione con cui ha assolto al delicato compito di assessore al Bilancio in questi 8 mesi ma anche per il coraggio con cui ha affrontato contestazioni personali, per la dignità con cui ha riconosciuto e rimediato a qualche scivolone di percorso, ma soprattutto per la responsabilità con cui si è misurato con una questione dirimente per il patto politico che sostanzia il carattere di questa Amministrazione, riconoscendosi nella sua natura e rispettandola coerentemente.

Questa Giunta è stata definita, sin dal momento della presentazione al Consiglio comunale, "giunta politica, non partitica". Dissi, allora, e torno a ripetere qui oggi con la stessa convinzione, che il trauma dello scioglimento anticipato della precedente Consigliatura avrebbe dovuto indurre a una soluzione di continuità con le logiche delle appartenenze di parte, proprio per rilegittimare la funzione essenziale dell'indirizzo politico che ai partiti è assegnata dalla Costituzione. Chiedemmo alle forze della coalizione di maggioranza di concorrere sul piano della pari dignità al governo cittadino insieme a significative espressioni della società civile in grado di offrire specifici contributi alla formazione dell'interesse generale. Con questo spirito abbiamo aperto il cantiere delle linee programmatiche, nel quale è stato costruito il documento che oggi giunge al voto. E' possibile che un tale amalgama non sia ben riuscito, anzi per primo sono consapevole dei limiti della nostra azione rispetto alle attese e ai bisogni della città. Ma dubito, sinceramente, che la soluzione ai problemi da affrontare sia nel ritorno al passato, perché sono proprio i guasti provocati da certi metodi del tempo andato a zavorrare l'attività tanto della Giunta quanto del Consiglio.

Di cosa abbiamo discusso finora qui? Anzi, di cosa dovremo ancora discutere, e per quanto tempo a venire, visto che sono da tempo depositate delibere che continuano a slittare di assise in assise?

Discutiamo dei circa 8 milioni di debiti fuori bilancio, che hanno prodotto un contenzioso giudiziario incredibile, oltre che bloccare investimenti preziosi per la città come era accaduto per l'interramento degli elettrodotti che abbiamo affrontato spostando in avanti l’onere finanziario.

Discutiamo dei conflitti sui provvedimenti amministrativi - si tratti di espropri, di licenze di costruire o di piani integrati di rigenerazione urbana - lasciati appesi come spade di Damocle non solo sul sindaco ma su questo stesso Consiglio comunale, almeno fino a quando non si riuscirà a recuperare pienamente l'esercizio della sovranità altrimenti rimessa al commissario di turno.

Discutiamo dei cantieri che si fa fatica ad aprire, lasciando in attesa lavoratori senza più occupazione, perché nessuno si è premurato di andare a verificare cosa è cambiato rispetto ai progetti ormai datati, per alcuni dei quali si è persino smarrito l’apposito finanziamento: si tratti del superamento dei passaggi a livello ferroviari che dividono la città, delle opere di urbanizzazione della 167 o della difesa delle nostre coste dalle minacce di inquinamento.
Discutiamo del patto di stabilità che ci costringe alla lesina per iniziative che la città merita ma che ha rischiato di perdere come la stagione di prosa al Curci o la ricorrenza della Disfida di Barletta.      

Discutiamo del disagio sociale che è arrivato ad esprimersi persino con azioni di ribellione che solo la fermezza istituzionale ha evitato potessero debordare nel disprezzo per la politica e per i partiti.

Discutiamo della Barsa a cui dovremo pur dare un assetto che assicuri l’efficacia, l’economicità e l’efficienza di un investimento che consuma  annualmente quasi un terzo delle risorse della città.

L'elenco potrebbe continuare, ma lo si può ben ritrovare nelle linee programmatiche sottoposte all’esame conclusivo del Consiglio. E che già ispirano, credo, l'attività con cui proviamo a far corrispondere il rispetto dell'autonomia della gestione della cosa pubblica, che rivendichiamo, al rispetto dell'autonomia di indirizzo delle forze politiche, che riconosciamo, anche quando dobbiamo inesorabilmente fare i conti con tensioni che  mortificano la vita politico-istituzionale della città.

Abbiamo provato a mettere un punto e ad andare a capo, sollecitando, in ogni sede e occasione, utili contributi, non a compromessi ma a equilibri più avanzati, cercando soluzioni, non formali ma di merito, di indirizzo appunto.

Ma, come è evidente, non tutto è andato e va per il verso giusto. Dobbiamo allora riflettere su quali nuove e coerenti responsabilità assumerci, che la città possa riconoscere come rigeneratrici della politica, abbandonando una volta per tutte il passo del gambero, che induce a volgersi all'indietro, guardando alle logiche, fors'anche agli stessi uomini e alle analoghe responsabilità che, volenti o nolenti, hanno prodotto effetti perversi sul divenire della cosa pubblica.

Non serve magari raccogliere - persino metaforicamente, in questi giorni - la nuova sfida del riscatto della politica, delle idee di cambiamento, della più larga partecipazione?
Se questo si vuole, allora, i partiti raccolgano il testimone, là dove la politica incontra la società, si aprano, propongano nomi, esperienze, competenze per spostare in avanti il punto di equilibrio di questa esperienza amministrativa. 

Indietro, sia chiaro, non si torna, almeno per quel che attiene alla responsabilità, alla missione, al compito a cui dobbiamo far fronte. Qui, piuttosto, ci presentiamo con la consapevolezza di dover rispondere alle legittime critiche sulla faticosa gestione della quotidianità, pressati come siamo dai problemi, dalle esasperazioni e a volte persino da forzature che alla lunga potrebbero diventare destabilizzanti. Ma ci presentiamo dinnanzi a voi pur sempre con la serena coscienza di non risparmiare alcuna energia nel cercare di condividere - in una fase amministrativa particolarmente delicata e complessa anche per le limitate risorse a disposizione - regole essenziali, per la inderogabile azione di rigenerazione urbana e di rilancio delle attività produttive, per la valorizzazione del patrimonio culturale storico e artistico, per la crescita dei servizi ai più deboli, per la  costante attenzione per la coesione sociale.

Questa è la visione che abbiamo del compito a cui vorremmo adempiere con umiltà e dignità, senza mai essere sospettati di alcun particolarismo.              

  Ci troviamo a navigare in mare aperto ma non a vista. Potremo andare avanti solo contando su una dialettica democratica fondata sul comune sentire, sulla partecipazione, sul consenso, sul rispetto della maggioranza, del Consiglio e della città.

Si, il rispetto, perché solo rispettando il mandato chiesto agli elettori, potremo essere rispettati nel giudizio degli elettori”.

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