Comune di Barletta - La Città della Disfida
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COMUNICATO STAMPA

L’ITALIA CHIAMÒ - BARLETTA E LA GRANDE GUERRA IN MOSTRA

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Documenti originali e reperti storici testimoniano lo spirito con cui la città di Barletta ricorda gli eventi in cui fu coinvolta sin dall'alba dello stesso 24 maggio di cento anni fa, quando l'Italia entrò  in una guerra diventata, per la prima volta, mondiale. Dopo il tricolore che, domenica, ha illuminato le brecce lasciate dal cannoneggiamento austriaco, si torna martedì al Castello per la commemorazione ufficiale del Centenario con il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Per poi inaugurare, nella casamatta Santa Maria, la mostra “L’Italia chiamò. Barletta e la Grande Guerra”.
Organizzata dal Comune di Barletta - Assessorato alle Politiche dell'identità Culturale in collaborazione con la sezione locale dell'Archivio di Stato e con il patrocinio del Ministero della Difesa e il Museo storico dei Bersaglieri di Roma - l'esposizione assume la chiosa dell'inno nazionale - "L'Italia chiamò" - per l'ispirazione patriottica che allora indusse tanti giovani di  Barletta e del Mezzogiorno a raccogliere la chiamata alle armi in terre lontane.
Elemento centrale e distintivo dell’intera esposizione è la storica bandiera - recentemente  restaurata -  del “9° Reggimento Volontari” che il patriota Raffaele Lacerenza aveva organizzato a Barletta per andare a unirsi ai mille di Garibaldi sbarcati in Sicilia e partecipare ai moti risorgimentali. Al compimento dell’unità nazionale, il vessillo fu affidato alla nostra città dal colonnello Menotti Garibaldi, accolto alla stazione ferroviaria il 29 ottobre 1866 da una folla festante. È proprio quello spirito patriottico fu richiamato nella prima guerra mondiale con la ricostituzione del "reggimento Barletta" chiamato a operare sul fronte.
Seguendo l'ideale filo conduttore, si ritrova il tricolore sui torrioni del Castello di Barletta allo scoccare della fatidica data del 24 maggio 1915, primo giorno della partecipazione dell'Italia alla Grande guerra, quando il maniero che ospitava una guarnigione militare comincio' ad essere bombardato dall’esploratore asburgico Helgoland prima di essere indotto, dall'intervento del cacciatorpediniere Turbine, al combattimento in mare aperto fin davanti alle coste del Gargano,  dove la nave italiana crivellata di colpi e in fiamme fu costretta all'autoaffondamento.
Sempre l'amor patrio spinse il giovane barlettano Giuseppe Carli nel 1914 a interrompere gli studi per arruolarsi nell’ 11° Reggimento. Il primo giugno del 1915, soltanto dopo una settimana dall'entrata in guerra, mori sul Monte Mrzli incitando i suoi ad avanzare. Primo soldato italiano a meritare la Medaglia d’Oro al valor Militare, la figura del sergente dei bersaglieri martedì sarà ricordata dal pronipote, generale Gaetano Carli, mentre l'attore Ermanno Rizzi declamerà la lettera che il giovane cittadino di Barletta aveva scritto ai suoi dal fronte ma che i famigliari allora non ebbero modo di leggere.
Esposta, insieme al foglio matricolare di Giuseppe Carli, nella casa matta Santa Maria, quella lettera  - la cui storia e' stata ricostruita dal giornalista Marco Brando - costituisce anch'essa una testimonianza della tragicità della guerra. Fu ritrovata da Pasquale Conte, medico dentista originario di Bari ma residente a Milano, mentre stava sfogliando una Bibbia ottocentesca ereditata con altri libri dal nonno materno, Michele De Pascale, medico pure lui, scomparso dopo una vita dedicata alla professione e alla cultura proprio a Barletta. Scritta con calligrafia curata e linguaggio corretto e scorrevole, in quella missiva - sottolinea Brando - "c’è la nostalgia, il dolore, il legame con la terra, la consapevolezza di quello che sta succedendo, la rabbia per la vita grama dei genitori che vivono nella campagne di Barletta". E "si respira il clima della vigilia del massacro che si consumò nel corso della Grande Guerra, ove anche l’autore stava per lasciare la vita". Non mancano nemmeno "i riferimenti agli avvenimenti politici di quel periodo" che avevano reso inevitabile la rottura, da parte italiana, della Triplice Alleanza con tedeschi e austriaci. Insomma, una "testimonianza antica ma attuale: sembra - ha scritto Brando - rappresentare tutti i giovani soldati del mondo, anche quelli dei nostri non facili giorni”.
Le storie di tanti altri figli di Barletta che versarono il loro sangue, meritando di essere ricordati nell’albo dei patrioti, sono narrate nella sezione della mostra dedicata ai documenti archivistici sulle iniziative per la memoria e gli onori ai caduti. Nel giugno 1920 fu costituito un Comitato per la raccolta delle offerte necessarie per erigere "un degno monumento che ricordi ai posteri il nobile sacrificio di tanti prodi che immolarono la loro vita per la Gloria e la Grandezza della Patria". Ci vollero 9 anni e uno sforzo enorme nella raccolta di fondi da barlettani sparsi in tutto il mondo. Il 18 marzo del 1929  il monumento progettato dallo scultore napoletano Raffaele Ferrara fu inaugurato. Aveva un bronzo che rappresentava - disse il Regio Commissario Prefettizio Vito Lattanzio nel suo discorso - “uomini con ideali diversi, con storie diverse, con motivazioni diverse ma con in comune un destino tragico e  glorioso: la loro morte in guerra per preservare la propria Patria". Purtroppo, dopo una decina di anni quel monumento fu privato delle figure di bronzo su ordine del fascismo per costruire armamenti per un’altra guerra che vedrà ancora vite di barlettani sacrificate per la propria terra. E anche questa ferita è da sanare con il principio di pace sancito, dopo una seconda guerra mondiale è una lotta di resistenza e liberazione nazionale, dalla Costituzione.

Barletta 24 maggio 2015