‘COSA CI INSEGNA QUELLA MOSTRA SU ANNIBALE’.
UN COMMENTO DEL SINDACO CASCELLA
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Eppure qualcosa è mancato a quei turisti che a Ferragosto hanno trovato le porte chiuse all'Antiquarium di Canne. Il sito archeologico lo hanno dovuto raggiungere in proprio, forse sospinti dalla suggestione della mostra "Annibale, un viaggio" che il Comune ha allestito nei sotterranei del Castello di Barletta puntando a valorizzare l'insieme del ricco patrimonio storico, archeologico, artistico e culturale del territorio. Per quanto limitate siano le risorse disponibili, non si tratta soltanto di chiedere al Ministero dei Beni culturali qualche custode in più per coprire i turni di apertura dei siti: che il servizio sia organizzato in modo che nessuno trovi le porte sbarrate dovrebbe essere la normalità in ogni angolo del paese, ma è indispensabile anche che il personale sia adeguato, competente e messo in grado di operare in strutture funzionali e accoglienti. Certo, tutto questo ha un costo, ma non è detto - come ha osservato il prof. Giuliano Volpe - che debba essere un costo rigido, o peggio improduttivo.
La mostra su Annibale a Barletta può essere, allora, vista nell'ottica del "servizio" culturale a cui la storia di Canne ci richiama. L'emblema del "viaggio" compiuto tra il 218 e il 202 a. C. dal condottiero cartaginese è il suggestivo busto marmoreo arrivato dal palazzo del Quirinale. A immaginarne il "ritorno",laddove le sue truppe partite dalla sponda Nord Africana inflissero una clamorosa disfatta alle legioni romane, furono alcuni ragazzi di Barletta in visita al palazzo del Presidente della Repubblica, per l’inaugurazione di un anno scolastico.
La prima ipotesi della mostra nasce dall'accostamento ideale sul messaggio universalistico, tra la tragedia della guerra e la grandezza del dialogo, che le vicende storiche dei personaggi raffigurati nei due busti possono trasmettere nel nostro tempo. Era l’idea di far parlare quelle testimonianze della storia e dell'arte laddove - il territorio della città di Barletta - le loro epiche imprese hanno avuto modo di incrociarsi e i loro destini hanno lasciato impronte indelebili, recuperando e ricomponendo, al di là del tempo e dello spazio, quel patrimonio di storia e di cultura che ha indotto prima il presidente Giorgio Napolitano e poi il nuovo Capo dello Stato Sergio Mattarella a condividere l'autorizzazione a un prestito particolarmente laborioso.
Un “ritorno" reso ancor più significativo dal contestuale reinserimento di Canne della Battaglia nel Polo museale pugliese che contribuisce a formare il sistema culturale nazionale. Se la chiusura ferragostana del sito archeologico ha evidenziato quale sia il retaggio del passato, il successo riscontrato dalla mostra che il Comune di Barletta ha lasciato aperta nel Castello (finora circa 10 mila visitatori) dà conto di una progettualità in divenire per la cultura nel labirinto della storia.
Bisognerà, ora, che quel “dialogo (im)possibile” tra le due figure mitiche i cui busti si ritrovano nel Castello a riproporre il dilemma tra la tragedia della guerra e la grandezza della pace, possa rendere possibile anche la moderna missione culturale del dispiegamento di tutte le potenzialità della “Puglia imperiale”. C’è da mettere in campo un progetto e un sistema sinergico che coinvolga un patrimonio che attraversa i millenni. E vorremmo che a questo orizzonte largo guardino i ragazzi che qualche anno fa erano al Quirinale e in questi giorni girano nei sotterranei del Castello di Barletta alla riscoperta dell’universalità della storia e della cultura.
Barletta, 25 agosto 2016