Comune di Barletta - La Città della Disfida
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COMUNICATO STAMPA

È REALTÀ LA NUOVA SEDE DELLA CAPITANERIA DI PORTO.
INAUGURATA LA CASERMA PRESSO L’EX MERCATO ITTICO


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Martedì 12 settembre 2017 – È realtà la nuova sede della Capitaneria di Porto. Le note dell’inno nazionale hanno suggellato la cerimonia inaugurale – organizzata nel giorno del 74° anniversario della resistenza che il presidio militare di Barletta oppose alle truppe naziste, in un ideale collegamento tra il passato, il presente e il futuro – con la consegna del tricolore al Comandante Pierpaolo Pallotti, e il simbolico taglio del nastro da parte del vice Prefetto Vicario di Barletta Andria Trani Rossana Riflesso, e di Antonio Fraddosio, figlio di Oberdan, che aveva assunto il comando dell’Ufficio circondariale marittimo di Barletta dal 1950 al 1954. L’evento ha preso avvio con gli interventi del sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, Ammiraglio ispettore Capo Vincenzo Melone, del sindaco Pasquale Cascella, del Presidente della Provincia Barletta Andria Trani, Nicola Giorgino, e dell’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Annamaria Curcuruto, alla presenza di altre personalità regionali, assessori e consiglieri comunali, operatori delle attività marittime, rappresentanti di associazioni e cittadini.
I lavori di riqualificazione e adeguamento per attrezzare l’ex mercato ittico a uffici della Capitaneria, sono stati avviati nell’estate del 2015, finanziati dalla Provincia di Barletta Andria Trani e dall’Amministrazione comunale che ne ha elaborato il progetto in collaborazione con la Direzione Marittima di Bari del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La manutenzione ha interessato la struttura interna ed esterna con la rifunzionalizzazione degli ambienti, dei servizi e l’installazione di impianti tecnologici innovativi. Lo scorso luglio, è stato siglato un protocollo tra l’Ente e la Capitaneria di Porto al fine di “intensificare in ambito portuale e nelle zone di demanio marittimo i controlli di polizia marittima, diporto nautico, tutela e difesa del mare, vigilanza, pesca, protezione civile”, formalizzare la concessione in comodato gratuito dell’immobile e “conferire, compatibilmente con le esigenze istituzionali, ulteriore valore aggiunto alle proiezioni operative espresse nel più ampio contesto dell’attività di controllo del territorio”.
Parole di approvazione per la sinergia e la collaborazione dimostrata dagli enti pubblici sono state espresse dal Presidente della Provincia Giorgino, che ha riconosciuto altresì l’importanza del progetto di riqualificazione di un immobile storico della città destinato alle attività di controllo del territorio della Guardia Costiera.

Anche l’assessore regionale Curcuruto ha sottolineato che <<si tratta di un momento significativo non solo per la città di Barletta: questo edificio, sintesi della sua memoria storica, diventa un presidio a tutela del più vasto territorio valorizzando la risorsa mare>>. L’Ammiraglio Ispettore Capo Melone ha richiamato il forte senso civile dimostrato dal Capitano Fraddosio durante gli anni di comando del Porto di Barletta e l’impegno profuso per il rilancio dell’economia portuale locale nel difficile periodo del dopoguerra. Per il Sottosegretario Del Basso De Caro, <<la nuova opera restituita a dignità e funzione pubblica, si collega alle altre strutture organiche ai compiti che la Guardia Costiera svolge tradizionalmente, fino a distinguersi anche in campo umanitario, e potrà dare slancio al comparto della portualità italiana che, grazie alle riforme in atto, punta a cogliere nuove opportunità nel sistema dei traffici internazionali>>.
Il sindaco Cascella ha anzitutto richiamato, nel suo intervento, il senso del dovere di Oberdan Fraddosio, nonché il valore di tutti gli uomini che hanno contribuito ad elevare l’Ufficio circondariale a Compartimento marittimo al servizio della risorsa marittima della nuova provincia Barletta Andria Trani. Naturale è stato il collegamento con la resistenza della città ai nazisti nel settembre del 1943. <<Quando si è dovuto individuare una scadenza che scandisse il tempo della consegna di quest'opera alla Capitaneria di porto – ha rilevato il sindaco – è emerso con prepotenza il significato di questo luogo. E ci ritroviamo qui proprio perché non concepiamo la ricorrenza del 12 settembre come un rito sterile ma intendiamo viverla come messaggio di consapevolezza delle difficoltà piccole e grandi con cui una comunità deve misurarsi. Non è stato semplice recuperare questo immobile che nella stessa architettura racchiude il tumultuoso divenire del Novecento: progettato durante il fascismo, chiuso una ventina di anni fa e lasciato decadere nel degrado, questo edificio oggi ritrova una funzione, un ruolo, una prospettiva. C'è voluto il concorso di più istituzioni. Si sono dovute recuperare risorse adeguate per affrontare le problematiche che sono sempre nascoste dietro l'angolo dei procedimenti amministrativi. Ma oggi possiamo tutti insieme offrire un buon esempio di cooperazione istituzionale, di rigenerazione e di riqualificazione urbana, di servizio a una funzione pubblica essenziale per la stessa crescita economica e sociale>>.
Corale è stato poi, in piazza Monumento, l’omaggio delle autorità al monumento dedicato ai militari che hanno perso la vita e alla lapide che ricorda il sacrificio dei vigili e dei netturbini nel settembre del 1943. <<È giusto dire in giornate come queste – ha evidenziato il sindaco Cascella – che anche ricostruire qualcosa di utile alla collettività costituisce una ragione di speranza per un futuro che onori i valori della memoria>>.

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L’INTERVENTO DEL SINDACO PASQUALE CASCELLA ALLA CERIMONIA INAUGURALE DELLA NUOVA CASERMA DELLA CAPITANERIA DI PORTO

Ci sono giornate che richiamano al dovere di rinnovare la memoria collettiva.
Lo si può fare con semplici gesti e sentimenti di affetto come quello dei familiari di Oberdan Fraddosio, che oggi sono con noi a ricordare come il primo capitano di porto assolse alla sua missione a Barletta, tra il 1950 e il 1954, e con lui l'apporto dei tanti uomini, ufficiali e marinai che, da allora, adempiendo al proprio dovere, hanno consentito di elevare quello che era un semplice Ufficio circondariale a Compartimento marittimo messo oggi al servizio della vitale risorsa mare, sulla costa della nuova provincia Barletta Andria Trani che dalle saline di Margherita di Savoia raggiunge le scogliere di Bisceglie.
Ecco, storie semplici di uomini: come Oberdan Fraddosio, o storie di ordinarie attività amministrative come quella del recupero e della destinazione di un vecchio opificio del borgo marinaro, incrociano la grande storia, nella solennità di questa occasione.
Il 12 settembre è una data indelebile per la nostra città, perché ogni anno ci pone di fronte a una lezione indelebile di democrazia dell'"Italia una e indivisibile". Il principio fondamentale della nostra Costituzione è come scolpito su queste mura, che oggi vediamo pulite e rinnovate, destinate a ospitare un presidio della sicurezza e della tutela della preziosa risorsa del mare.
Questa occasione sembra quasi una metafora del crinale tra i rischi del declino e le potenzialità delle trasformazioni inevitabili con lo scorrere del tempo. All'alba del 12 settembre 1943 chi aveva la ventura di aggirarsi in questo spiazzo poteva avvertire un senso di abbandono che ineluttabilmente induce paura e sfiducia. Incombevano ancora le ombre della "notte" calata sulla Patria quattro giorni prima, quando non solo la capitale ma la grande parte del paese fu lasciata allo sbando dinanzi alla minaccia e alla violenza nazifascista. Barletta era una di quelle città da occupare subito, per poter piegare la storia al sopruso e all'oppressione. Eppure, l'11 settembre, un pugno di uomini in armi nei pressi delle Casermette seppe riscattare lo spirito nazionale e resistere al primo assalto dei nazisti che l’armistizio aveva reso nemici. Un affronto da punire mettendo la città a ferro e fuoco. E si cominciò proprio qui, alle 6.30 del 12 settembre, con il bombardamento del porto da parte di tre Stukas tedeschi, poi con l’occupazione della ferrovia ad opera di reparti speciali che invasero le strade del centro seminando terrore, fino alla barbara rappresaglia contro 13 inermi vigili urbani e netturbini messi al muro perché “colpevoli” di essere in servizio in quelle drammatiche ore.
Fra poco ci ritroveremo nel luogo di quell'orrore per il doveroso omaggio alle vittime. Sappiamo dalla Costituzione che il loro sacrificio non è stato vano. Ma anche qui, ora, la memoria del passato recupera il senso del presente.
Quando si è dovuto individuare una scadenza che scandisse il tempo della consegna di quest'opera alla Capitaneria di porto è emerso con prepotenza il significato del luogo in cui ci ritroviamo, perché non concepiamo la ricorrenza del 12 settembre come un rito sterile ma intendiamo viverla come messaggio di consapevolezza delle difficoltà piccole e grandi con cui una comunità deve misurarsi.
Non è stato semplice recuperare questo immobile che nella stessa architettura racchiude il tumultuoso divenire del Novecento: progettato durante il fascismo, inaugurato nel '44 mentre tanta parte del paese era ancora dilaniato dalla guerra, espressione di una attività produttiva come quella marinara alle prese con l’economia di mercato, chiuso una ventina di anni fa e lasciato decadere nel degrado, questo edificio oggi ritrova una funzione, riacquisisce un ruolo, rianima una prospettiva. C'è voluto il concorso di più istituzioni. Si sono dovute recuperare risorse adeguate per affrontare i problemi che nascosti dietro l'angolo finiscono per complicare i procedimenti amministrativi. È costato - perché non dirlo? - fatica e tensioni sottrarre questo patrimonio pubblico all'incuria. Ma non ci siamo arresi. E oggi possiamo tutti insieme offrire un buon esempio di cooperazione istituzionale, di rigenerazione e di riqualificazione urbana, di servizio a una funzione pubblica essenziale per la stessa ripresa economica e sociale di questa terra e del paese intero.  
Ecco perché è giusto dire in giornate come queste alle nuove generazioni che anche ricostruire qualcosa di utile alla collettività offre una ragione di speranza per un futuro che deve onorare i valori della memoria.