Comune di Barletta - La Città della Disfida
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COMUNICATO STAMPA

Il saluto di Barletta a Mons. Leonardo D’Ascenzo, nuovo arcivescovo di Trani - Barletta - Bisceglie


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“Sono molto onorato di essere accolto in questo Palazzo comunale dalla Città di Barletta, luogo di servizio al bene della comunità. Prego il Signore per intercessione della Madonna dello Sterpeto, che ciascuno di noi non dimentichi mai di frequentare la scuola del servizio”. Queste le parole che S.E. Mons. Leonardo D’Ascenzo, nuovo arcivescovo di Trani – Barletta – Bisceglie, ha voluto dedicare oggi pomeriggio alla città, mettendole nere su bianco sul registro comunale.
Insieme al sindaco Pasquale Cascella e alla presidente del Consiglio comunale Carmela Peschechera, Mons. Leonardo D’Ascenzo da Palazzo di Città ha quindi raggiunto la sala consiliare per l’incontro, alla presenza del cardinal Monterisi, con i rappresentanti del Consiglio comunale, dell’Amministrazione, degli enti pubblici, delle istituzioni civili e militari e delle realtà associative.
All’apertura di questa sessione consiliare straordinaria da parte della presidente Peschechera, ha fatto seguito il saluto del prefetto Maria Antonietta Cerniglia che ha tenuto a ribadire l’importanza della collaborazione tra le istituzioni civili e quelle ecclesiastiche, concetto ribadito dal sindaco Cascella che, nel corso del suo intervento ha richiamato i princìpi indicati dai padri costituenti che le istituzioni sono tenute a rispettare. Il messaggio augurale di Mons. D’Ascenzo, incentrato anch’esso sui temi della collaborazione e della disponibilità affinché istituzioni e diocesi possano operare per la collettività, è stato suggellato dalla consegna di un’opera realizzata dal maestro Paolo Vitali che richiama elementi della tradizione artistica e della vocazione storica della comunità di Barletta per la Vergine Maria e il Bambino Gesù.

Barletta, 28 gennaio 2018

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Il saluto del sindaco Cascella a S.E. mons. D’Ascenzo

Benvenuto monsignor D'Ascenzo, in questa città millenaria per storia, cultura, vocazione.
Benvenuto, padre, nella casa della cittadinanza dove le istituzioni sono tenute al rispetto dei principi indicati dai padri costituenti, compreso quel patto che regola il rapporto tra la sovranità statuale, per sua natura laica e pluralista, e l'indipendenza della Chiesa cattolica nell'assolvere al credo religioso di tanta parte del nostro popolo.
Abbiamo ascoltato il suo bussare quando Papa  Francesco le ha affidato il mandato di guidare la Diocesi di Trani Barletta Bisceglie. Ma vorremmo dirle che le porte erano già aperte, nello spirito del patrono San Ruggiero, che nell’XI secolo aveva concepito l'episcopio di Canne come "puro ospizio sempre aperto, di notte e di giorno ad alloggiare i viandanti e i pellegrini perché trovassero conforto e consolazione".
Benvenuto, allora, nella terra del magistero dell'accoglienza. Che lei ha voluto onorare, prima di raggiungere l’istituzione della cittadinanza, incontrando i più deboli e bisognosi, là dove - il centro della Caritas - lo spirito di comunione può mettere a frutto i talenti del volontariato ecclesiale e del solidarismo civile con l’oculato utilizzo delle purtroppo limitate risorse pubbliche.
Non è stato sempre così. Dobbiamo pur ricordare, con lo spirito di verità che consente di misurare quanto duro e faticoso sia il percorso, che in via Manfredi, di fronte al luogo oggi dedicato all’accoglienza degli ultimi, qualche decennio addietro si era consumata una drammatica contrapposizione e una sanguinosa lacerazione sociale.
La ricomposizione è avvenuta grazie alla condivisione dello spirito di servizio - sì, servizio alla collettività, giammai come potere di parte – che si misura con i nuovi bisogni di questi tempi pur sempre difficili e incerti. Perché la nostra comunità è cresciuta grazie alla sua operosità, alla fatica e al sacrificio, nonostante le tumultuose trasformazioni che ancora la tengono in bilico tra rischi di decadenza e potenzialità di sviluppo.
Su questo crinale, l'ispirazione della Misericordia del pontificato di Francesco ha potuto e deve continuare a incontrare - già in questa istituzione - la tutela dei diritti civili di ogni cittadino, dal primo all'ultimo.
Tanto più forte è oggi l'emozione nel sentire evocare una espressione come quella del "riscatto", propria di una cultura sociale di emancipazione nella quale laicamente tanti di noi si riconoscono, da chi in questa terra arriva come pastore del credo religioso.
Pur da responsabilità diverse, possiamo riconoscerci insieme nei valori supremi e universali della persona, là dove la persona umana vive e opera e le persone formano la comunità. E mi permetta, eccellenza, di esprimerle anche la personale gratitudine per il riconoscimento che ha inteso offrire al valore della responsabilità politica, tanto da dirci nel giorno del suo insediamento - con coraggio rispetto a certe desolanti rincorse dell'antipolitica - che se non avesse intrapreso il percorso religioso avrebbe voluto misurarsi con quello della politica.
Siamo, allora, messi alla prova comune dall'aspirazione al progresso della nostra comunità. E, di fronte alle contrapposizioni e alle incognite che gravano su una visione aggregante della complessità dello sviluppo sostenibile, dovremo ancor più cooperare, perseguendo il senso della “sfida” che segna la migliore tradizione di questa città.
La storia non è mai lineare, e le sue “lezioni” debbono servire a perseguire il cambiamento necessario. Rileggiamo le pagine dedicate, qui a Barletta, alle crociate, e riflettiamo sul fatto che così pure si definiscono gli scontri religiosi che ora tormentano il vissuto della globalizzazione.
Nel volgere del primo millennio da qui partivano pellegrini e crociati verso la Terrasanta, tanto che “il mare di Barletta” è richiamato in uno dei poemi più antichi: la Canzone di Antiochia. E qui crociati e pellegrini ritornavano nei palazzi e nelle chiese degli ordini monastico-cavallereschi che andavano formando il nucleo urbano dell'odierno suggestivo centro cittadino. Qui fu costruita la chiesa di Santa Maria di Nazareth, qui gli Arcivescovi di Nazareth e della Galilea istituirono la sede della propria diocesi dopo la caduta della Terrasanta, qui si fermò a lungo anche il patriarca di Gerusalemme. Lo stesso titolo arcivescovile di Nazareth è consegnato all’Arcivescovo di Trani Barletta Bisceglie, a suggello dello stretto legame di questa città con la vicenda del Medio Oriente, sempre incompiuta ma che sappiamo doversi ormai compiere in un processo di pace.
Dall'entroterra collinare, dove già prima di Cristo si era consumato l'epico scontro tra romani e cartaginesi, alla riva dell'Adriatico, le cui acque si spingono nel Mediterraneo fino a lambire le sponde di paesi sempre lacerati da guerre e conflitti, la "città dei due vescovi" - come Barletta è stata definita per l’intreccio di storia episcopale tra Canne e Nazareth - esprime la consapevolezza del costo di sofferenza e riconciliazione tra fedi e popoli  - ebrei e greci, cristiani e musulmani – imposto dalla storia. Persino nel corpo della stessa convivenza cristiana, giacché la stessa via Nazareth, come via Manfredi,  è stata segnata dalle ferite apertesi ancora nei tormenti del Novecento. E anche queste hanno potuto rimarginarli grazie alla forza del dialogo e al coraggio del perdono.
Sono dunque tanti i moniti della storia - dai tempi della celebre Disfida, poi assunta a simbolo del Risorgimento nazionale, a quelli della ribellione al nazifascismo che ha portato la città ad avere sul proprio gonfalone le medaglie d'oro al valore militare e al merito civile – che inducono alle riflessioni in queste occasioni. Serve raccoglierle queste lezioni, per acquisire piena consapevolezza delle difficoltà del presente e quelle pulsioni conflittuali che condizionano il futuro di una comunità che vogliamo invece sempre più libera, prospera, giusta, moderna, aperta, solidale, responsabile. Lo dobbiamo al nostro popolo, soprattutto alle nuove generazioni che meritano di coltivare nella propria terra l’aspirazione alla affermazione personale e alla partecipazione collettiva al riscatto del Sud nella nuova dimensione nazionale ed europea.
Tra i legami "invisibili ma reali di comunione", da stringere nella reciproca indipendenza e sovranità dell'ordine spirituale e di quello civile derivanti dalla Costituzione dovremo pur ricomprendere il “patto” identitario di questa città. Potremmo assumerlo nel significato religioso e, al tempo stesso, istituzionale, che un nostro cittadino onorario, il cardinale Monterisi, ha attribuito alla "consegna" degli avi per il rito eucaristico penitenziale che un dì lontano aveva fermato la peste che devastava la città.
La "consegna" deriva dalla deliberazione del 1656 del governo della città "liberata da simili mali di pestilenza dalla Santissima Eucarestia [...] onde noi Sindaco, Eletti e Deputati in nome di tutto il Pubblico, ricorrendo ne' presenti bisogni alla misericordia di Cristo Sacramento [...] facciamo voto e giuriamo, intendendo d'obbligare a tal voto e giuramento le nostre vite e di tutti i nostri Cittadini presenti e futuri, di far fabbricare un trofeo delle Divine misericordie, acciò sia questa Città libera dal Contagio...".   Quel "trofeo" è costituito dall'urna d'argento innalzata da diaconi che indossano vesti sacre ma con lo stemma della città, amalgamando la fede religiosa e lo spirito laico nell'impegno comune a liberare città dai mali di ogni tempo e facendo fronte ai "presenti bisogni".
Con questo vincolo morale si può condividere quel "pane del cammino" che monsignor D'Ascenzo, ha portato nel tragitto dalla sua terra d’origine verso questa terra di elezione.  
Lungo questo cammino che non può essere altro che “di servizio” per il bene comune, incontriamo l’evoluzione anche del patrimonio culturale e artistico della “Civitas Mariae”, deliberata all’unanimità dal Consiglio comunale di Barletta nel 2009 con un corale richiamo alla storica devozione per l’immagine ritrovata in uno sterpeto alla quale l’arcivescovo al suo arrivo a Barletta ha reso subito omaggio.
Il suo predecessore, mons. Giovan Battista Picchierri - a  cui rivolgiamo un pensiero riconoscente per la costante e sensibile attenzione alla città di Barletta - vide in quell’atto della città  il “segno di una fede viva e rinnovata che desidera essere fermento nella pasta del mondo, affinché ognuno sia costruttore di una civiltà dell’amore, collaborando alla edificazione di una società più giusta”.
Il maestro Paolo Vitali si è richiamato alle più antiche tradizioni, di fede e d’arte, nel raffigurare con passione una immagine di Maria nei nostri tempi: sullo sfondo metafisico di due alberelli che emblematicamente collegano cielo e terra, la Madonna offre con preoccupazione e dolcezza una rosa tanto spinosa quanto delicata mentre il Bambino Gesù, anch’Egli con in mano un simbolo – il cardellino – di sofferenza, impartisce la sua benedizione in spirito di solidarietà e speranza per il futuro. Sono i valori in cui possiamo riconoscere il servizio per una società giusta.