SCELTI PER VOI
Rubrica a cura di Emanuele Romallo
Maggio 2019
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STORIA
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Dopo la fine di un mondo. Carteggio 1885-1913 - Benedetto Croce – Donato Jaja
MAG C 8392

"Il carteggio tra Benedetto Croce e Donato Jaja, che viene qui presentato per la prima volta nella versione integrale, rappresenta il documento di un passaggio di epoca, di una transizione non breve e per nulla lineare nella storia della filosofia italiana. Lo scambio di lettere inizia nel 1885, nel periodo segnato dalla scomparsa dei nomi maggiori del primo idealismo - Francesco De Sanctis e Bertrando Spaventa nel 1883, Francesco Fiorentino nel 1884, Augusto Vera nel 1885 - e si conclude nel 1913, quando Croce e Gentile hanno delineato le rispettive filosofie e cominciano ad addensarsi sul cielo dell'Europa le nubi che porteranno alla conflagrazione mondiale. I germi del positivismo erano largamente penetrati nella disposizione più profonda della cultura italiana, innescando nei filosofi idealisti quel tentativo di integrazione o di semplice compromesso che ne caratterizzò molti sforzi. Tentativi di mediazione rimasti tuttavia incompiuti.".

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Gli eroi bevono vino - Laura Pepe
MAG C 8398

Può sembrare curioso, ma attorno al vino ruota una gran parte dell'identità di Greci e Romani: miti, regole di galateo, codici di comportamento, visioni etiche e filosofiche, religione e molto altro ancora. Con il vino gli eroi di Omero pregano, danno ospitalità e siglano accordi; nella Grecia classica il vino è l'imprescindibile fulcro attorno al quale ruota il simposio, quella 'bevuta collettiva' in cui si rafforzano i vincoli d'amicizia, si intrecciano discorsi, si corteggiano ragazzi e cortigiane; nelle città greche e poi a Roma la prima coppa di vino è l'emblema di un vero e proprio rito di passaggio verso l'età adulta. Senza contare che il vino è il dono di un dio. Bisogna saperlo bere: mescolarlo con acqua, condividerlo con gli altri, centellinarlo e mai tracannarlo, consapevoli che è lo strumento con cui misurare di volta in volta la propria capacità di controllo. Con la lievità di un brindisi, questo libro ci offre una visione originale e vivida della straordinaria cultura di cui siamo figli.

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Io, Annibale - Giovanni Brizzi
MAG C 8405

Un uomo guarda, lontano, le acque dell’Ellesponto; e traccia il bilancio di un’intera esistenza. Annibale ha appena finito di redigere le sue memorie, il testamento spirituale destinato, egli spera, a sopravvivergli e a giustificarlo nell’ora in cui sente approssimarsi la fine. Il Cartaginese ripercorre così il suo passato: l’infanzia in una Cartagine ormai quasi sognata, che non rivedrà mai più; l’agonia di un leone crocifisso visto da bambino; la vocazione militare da subito evidente; l’inflessibile senso del dovere che lo ha spinto su una strada segnata fin dall’inizio. Ora il sogno inseguito da Annibale, nel tragitto dalla Spagna a Crotone, è svanito. Il passaggio delle Alpi, destinato a divenire leggenda, e l’iniziale succedersi di trionfi militari, hanno invece rivelato la spaventosa forza di una realtà politica, quella romana, immensamente superiore alla sua Cartagine. Questa forza sta ora dilagando e minaccia di trasformare quel mondo ellenistico che il Cartaginese ama e al quale appartiene. Al termine dei suoi giorni comprende la fallacia dei presagi che lo avevano guidato: il sogno di Onusa, in cui una creatura mostruosa devastava l’Italia, anticipa, il mostro dell’imperialismo romano che sta per raggiungerlo agli estremi confini del mondo; l’oracolo che sembrava prevedere il sereno riposo del vincitore nell’Africa natìa, gli rivela una tomba sconsolata in un fazzoletto di terra, da esule e sconfitto. In queste pagine, un vinto nobilissimo ripercorre, non senza amara sincerità, le tappe di una vita senza uguali.

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Storia del Mediterraneo in 20 oggetti - Amedeo Feniello – Alessandro Vanoli
MAG B 3455

Dove arriva il Mediterraneo? Sarebbe limitante dire che si arresta alle sue coste. La sua influenza, i suoi caratteri, la sua anima, come i suoi sapori e i suoi odori, invece, spaziano. Si spingono oltre. C’è Mediterraneo in Scozia e nell’Inghilterra post imperiale romana. C’è Mediterraneo sulle vie della seta. C’è Mediterraneo nei galeoni spagnoli come su quelli olandesi e inglesi che solcano nel Cinquecento l’Atlantico e il Pacifico. C’è Mediterraneo dappertutto, appendice ultima dell’estrema grandezza e complessità del continente-mondo asiatico. Si può raccontare la storia di questo Mediterraneo globale senza disperdersi nei mille rivoli del racconto? Lo si può fare, a partire da ciò che ha reso questo Mondo globale consueto e la sua azione civilizzatrice universale e costante: bisogna partire dagli oggetti. Dei semplici oggetti – che narrano una storia millenaria, di lungo, lunghissimo periodo – che consentono di scandire i tratti di questo mare che si frappone fra le civiltà, spesso legandole e mischiandole. L’elenco sarebbe infinito: in queste pagine ci soffermiamo su alcuni di essi, venti, che ci sembravano esemplari, a partire da quello, ai nostri occhi, più antico e più rivoluzionario: il remo. E poi ancora: la bussola, la moneta d’oro, il container, la chitarra, la paella, il corallo, l’abaco, gli ex voto, i vestiti di seta…

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1096. La Crociata dei folli di Dio - Rossana Ungaro Bianco
MAG D 5670

"Sulla Prima Crociata c'è un'incredibile produzione letteraria. Poemi, testi storici, documenti tra cui destreggiarsi per trovare la verità nella deferenza degli autori verso i signori al cui seguito si trovavano. Ma un elemento costante accomuna tutti gli autori di questa prolifica produzione. Ed è la narrazione e la giustificazione, quando viene dalla parte in cui militano, dell'estrema violenza e crudeltà presente in tutte le stragi che si sono susseguite dall'inizio della predicazione alla fine della crociata, con la presa di Gerusalemme. Non è compito di un romanzo dare un giudizio morale su queste guerre che hanno insanguinato, per due secoli, quei luoghi e cambiato i rapporti di forza tra l'occidente barbaro e l'oriente colto e raffinato. Interessa piuttosto vedere come le vicende della spedizione hanno cambiato i sentimenti dei tre personaggi e li hanno portati per strade diverse da un iniziale approccio di adesione, a un ripensamento sofferto. Geoffroy, il boia, Georges, il mercante, e Jean, l'assassino, troveranno nell'amicizia che li lega indissolubilmente, la forza per continuare la loro vita".

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Norimberga - Roberto Scevola
MAG D 5671/1

Il processo di Norimberga fu promosso dinanzi a un tribunale costituito dalle quattro potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale e vide alla sbarra alcuni tra i maggiori gerarchi del regime nazista: dal novembre del 1945 all'ottobre del 1946 una mole gigantesca di documenti e testimonianze gettò piena luce su atti di barbarie commessi con scientifica determinazione, in misura mai vista nella storia dell’umanità, per imporre un’ideologia permeata di annientamento e morte. L’applicazione del diritto internazionale ai crimini di guerra e contro l’umanità segna la chiusura di una fase storica sfociata nell'Olocausto e, nel contempo, intende creare i fondamenti di una nuova era, ispirata a regole di civiltà volte a garantire pace tra le nazioni e rispetto dei diritti umani.

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Guerra - Antonio Scurati
MAG C 8379

La civiltà occidentale attribuisce alla guerra il potere di generare le forme della politica, i valori della società, la materia dell’arte, di decidere la storia individuale e collettiva. Lo studio delle narrazioni belliche insegna che quest’idea deriva dal paradigma culturale in cui si coniugano guerra e visione. In conformità all’archetipo eroico, che prescriveva al guerriero di distinguersi entro la mischia in un duello a singolar tenzone, poi eternato dal canto del poeta, l’Occidente per millenni pensa la battaglia come evento fatidico, momento della verità in cui le controversie si decidono irrevocabilmente, gli individui mostrano il proprio valore, le identità dei contendenti si definiscono reciprocamente e, soprattutto, la vicenda umana trova il proprio senso entrando a far parte di un racconto memorabile. A questo modo, la visibilità fornisce alla guerra sia il criterio della sua rappresentazione, sia quello della sua motivazione, conduzione e legittimazione. Esaminando lo sviluppo storico del paradigma guerra/visione – il suo istituirsi nell’epica antica, la sua fase di crisi nella modernità romanzesca, il suo infrangersi nell’età della televisione – arriviamo a comprendere la nostra tragica attualità, nella quale l’ideale della «visione di guerra», pur servendo ancora le retoriche del potere, viene tradito proprio dalla sua realizzazione tecnica, lasciandoci attoniti di fronte ad un’apocalisse svuotata di qualsiasi rivelazione.

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Il racconto della città
AP B 783

Come per la maggior parte delle collezioni di enti locali, la raccolta del museo di Barletta ha un’origine postunitaria. Il progetto della creazione di un Museo civico che ospitasse le memorie della città nacque tra il 1905 ed il 1906, quando la Commissione di vigilanza della Biblioteca comunale ‘Sabino Loffredo’ decise di trovare una sede dignitosa ad alcune opere esposte nei locali della stessa Biblioteca, costituite principalmente da vasi antichi donati da Francesco Saverio Vista nel 1898.

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La porta del sapere - Fulvio Delle Donne
MAG C 8428

Federico II di Svevia (1194-1250) fu l’ultimo a dare un senso universale al titolo di imperatore. Per circa un trentennio fu il signore più potente d’Europa, rivelando in ogni gesto piena consapevolezza del proprio ruolo: consapevolezza che acquisì in maniera graduale e sempre più netta mentre divampava il fuoco del violentissimo scontro con il papato. È qui la radice primigenia che lo portò a farsi fautore di uno straordinario rinnovamento ideologico, del quale furono artefici i letterati e i funzionari che lo circondarono. La sua corte divenne così polo attrattivo di tradizioni culturali multiformi e centro propulsore di innovazioni letterarie e scientifiche destinate a esercitare decisiva influenza per i secoli a venire. Nel libro si indagano compiutamente i caratteri e l’elaborazione di una dirompente concezione culturale. Per la prima volta nella storia, la conoscenza derivata dallo studio approfondito fu rappresentata come una scalinata che conduce al sapere, unica porta di accesso alla nobiltà: sia quella spirituale delle virtù sia quella più concreta delle professioni funzionali all'amministrazione dello Stato.

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L’ecclissi della bellezza - Giuseppe Dicuonzo Sansa
MAG C 8412

L’autore riannoda i fili di una storia nazionale di grande interesse vissuta sulla propria pelle e per tradizioni familiari; una tragica pagina di storia quella della tragedia delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata.

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Salvare e valorizzare il patrimonio storico, culturale e artistico di Barletta - Michelagelo Filannino – Luisa Filannino
OP C 674

Idee ben chiare quelle dell’ultimo libro di casa Rotas, che in collaborazione con il Rotary Club Barletta, ha pubblicato il libro di Michelangelo Filannino e Luisa Filannino. Il libro intende porre l’attenzione su tutte le meraviglie barlettane, spesso dimenticate o ignorate dai cittadini. Per patrimonio culturale non si intendono solo pietre, monumenti o quadri. Il patrimonio culturale di una città è l’essenza della città stessa.

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Ulisse. L’ultimo degli eroi - Giulio Guidorizzi
MAG C 8374

Ha lasciato una moglie a casa da sola con un bambino e un vecchio suocero da accudire. E come padre? Il figlio Telemaco è dovuto crescere senza di lui, prigioniero della sua ombra e condannato a non poter diventare mai davvero adulto. E le tante donne che ha incrociato nel suo viaggio? Per quanto si possano essere rivelate perfide, sono state tutte sedotte dal suo fascino e dalla sua scaltrezza e poi abbandonate: Circe, Nausicaa, Calypso. Guidorizzi ci accompagna alla scoperta di un eroe guardandolo attraverso gli occhi di chi ha partecipato solo da comprimario alla sua epica vicenda. E lo fa, come di consueto, unendo al rigore del classicista la passione e la brillantezza del narratore.

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In presenza dell’autore - Fulvio Delle Donne (a cura di)
MAG C 8429

Il volume indaga l’evoluzione della “professionalizzazione” della figura dello storiografo, dal XIII al XV secolo. Incerta, in quel periodo, è la definizione del “genere” storiografico fino all’età umanistica, quando viene elaborata una specifica ars, che, facendo ricorso soprattutto alle regole retoriche ciceroniane, adatta la tecnica oratoria al rinnovato senso etico della humanitas. Dopo aver riflettuto, in una precedente miscellanea, sulle scelte linguistiche e retoriche riscontrabili nelle opere degli storiografi più avvertiti, in questa occasione si presta attenzione agli interventi diretti dell’autore: la sua autorappresentazione e le riflessioni sul metodo usato rivelano, nel corso dei secoli, una presa di coscienza sempre più acuta delle peculiarità della scrittura storica.