SCELTI PER VOI
Rubrica a cura di Emanuele Romallo
Ottobre 2019
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STORIA
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Il Palio di Siena. Una festa italiana - Duccio Balestracci
Mag C 8495

Il Palio di Siena non è una corsa di cavalli. O meglio: sì, è una corsa di cavalli, ovviamente, ma la galoppata che scatena la passione dei senesi e la curiosità di chi la segue è soprattutto un compendio, in poco più di un minuto, di una storia che non è fatta solo di cavalli che corrono e che non è neppure solo senese. Il Palio è un caleidoscopio attraverso il quale possiamo fare un viaggio nel tempo, in secoli di feste italiane. Il Palio di Siena nasce nel Seicento e solo nell’Ottocento prende la sua attuale veste ‘medievale’. Paradossalmente diventa così ciò che nel Medioevo non era: una festa ‘fatta’ dal popolo, dal momento che fino al XVII secolo era una festa ‘offerta’ al popolo. Da questo punto di vista il Palio costituisce un esempio clamoroso di invenzione della tradizione. La festa senese, inoltre, non è mai stata sempre uguale a se stessa perché è stata ridefinita in tutte le sue componenti dalla storia dei tempi: quella nazionale e in qualche caso quella sovranazionale. La storia del Palio di Siena è, dunque, solo in parte storia che riguarda una singola città: per molti aspetti si tratta di una vetrina del modo in cui, nei secoli, si è trasformata la festa urbana e si è consolidato l’immaginario che essa ha suscitato. Ma come ha fatto una festa del tutto simile a una miriade di eventi analoghi a sopravvivere solo a Siena? Perché la contrada, il vero nucleo sociale aggregante del Palio, è riuscita qui a resistere e a costituire un modo di vivere che altrove si è perduto con il passaggio alla modernità? Una ricostruzione appassionante degli avvenimenti che contornano la corsa di cavalli più famosa al mondo insieme al racconto di quanto di vero, reale, semireale o totalmente fantasioso si è sedimentato intorno a questo evento, affascinando antropologi, giornalisti, scrittori, poeti, registi cinematografici e viaggiatori di ogni epoca.

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L’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trani - Domenico Marrone, Vincenzo Robles
Ap B 805

Il volume "L'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trani. Storia di un'esperienza ecclesiale" ricostruisce la storia del centro di studi teologici nel contesto di una Chiesa particolare. Dopo una lunga stagione ricca di passione per la diaconia culturale la diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie vede conclusa l'esperienza dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose. Attraverso il volume che mettiamo nelle mani del lettore intendiamo ripercorrere le tappe fondamentali di questa avventura accademica non certo per indulgere a sentimenti di nostalgia quanto per dare il via ad un dibattito sul futuro della formazione teologica nella nostra chiesa locale.

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Chiese e Vescovi di Canne medievale da S. Sabino e S. Ruggero - Renato Russo
Ap C 529

Siamo davanti ad una sinossi storica lineare ed articolata di una Canne medievale che si intreccia con la storia delle chiese in essa esistenti e dei suoi episcopi. Una investigazione della relazione tra Ecclesia e Civitas, tra la vita della comunità religiosa fatta di sacerdoti e fedeli, di canonici e confraternite, con tutta una serie di attività educative, sociali, assistenziali, economiche, produttive pertinenti alle chiese rurali del bacino ofantino. Questo volume è diviso in cinque parti: da S. Sabino a S. Ruggero - a distanza di mezzo millennio - i due pilastri portanti della ecclesiologia cannense; la storia di Canne come intreccio tra i due principali aggregati strutturati della Cittadella, quello monarchico-normanno e quello monastico benedettino; la ricostruzione cronologica dei vescovi che reggeranno l'episcopato di Canne dal 1030 al 1455, dall'episcopus Andreas all'episcopus Jacobus de Aurilia; la storia, sia pur sinottica, delle chiese medievali di Canne attraverso le quali risalire ad una molteplicità di distinzioni catalogative; i documenti di Canne.

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Materiali per la storia di Barletta tra Otto e Novecento - Saverio Russo, Victor Rivera Magos (a cura di)
Ap A 378/4

Il volume raccoglie i contributi presentati al convegno sulla storia di Barletta tra Otto e Novecento, organizzato il 23 e 24 marzo 2018 dall'Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi in collaborazione con il Comune di Barletta, presso la sala convegni di palazzo della Marra. Collegato direttamente al convegno del febbraio 2015 e al relativo volume degli atti, che arrestavano la ricognizione su Barletta alla metà del XIX secolo, anche in questo caso si parte da quanto è già a disposizione degli storici, per aggiungere nuove tematiche o per leggere con approcci diversi argomenti consueti: dalla evoluzione storica dell'edificato alla sanità, dall'istruzione e dalla storia del collezionismo a quella dell'élite, dalle strutture del sacro e dall'associazionismo cattolico al ruolo delle donne, dalle lotte contadine alla storia di un settore importante dell'economia cittadina quale il calzaturiero, alla cronaca che, al pari della politica e dell'amministrazione, si impone nella costruzione del vissuto quotidiano. La ricerca non ha esaminato che una parte della documentazione archivistica e bibliografica di cui si dispone per Barletta in quei due secoli, con l'auspicio di un rinnovato interesse per la storia della città e di poter disporre di nuovi fondi documentari, a partire da quelli privati, e di nuove chiavi di ricerca per quelli esistenti.

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Novecinquesei: diario della resistenza di un soldato - Roberto Tarantino (a cura di)
Ap D 170

"Le storie tragiche ed entusiasmanti di centinaia di migliaia di donne e di uomini sono la trama e l'ordito di un tessuto prezioso col quale fare memoria: è il tessuto del processo di liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Tra queste storie, c'è quella di Francesco Grasso, ufficiale dell'esercito italiano che ha pagato con ventidue mesi di atroce prigionia il suo dissenso al regime e il rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Il suo emozionante diario personale, scritto durante l'internamento negli spazi bianchi tra le righe di un minuscolo messale, scuote la coscienza di chi legge e suona come un monito perenne a non dimenticare mai la storia della Resistenza".

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Boemondo e Costantinopoli - Nino Lavermicocca
Ap C 527

Boemondo, "l'uomo di cui tutti parlano" (Boatus Mundi), ha riempito delle sue gesta l'orizzonte mediterraneo per un quarantennio circa, dal 1070 fino all'anno della sua morte (1111). Lo conobbero molte nazioni (Francia, Italia, Grecia, Siria) e molti popoli (Franchi, Italici, Bizantini, Turchi, Armeni, Siriaci). Si confrontò con papi, imperatori, emiri e sultani; a molti inflisse sconfitte, occupando infine un piccolo regno sulle sponde del Mediterraneo con capitale la città di Antiochia, posta sulla via per Gerusalemme, che da crociato aveva contribuito validamente ad aprire. Il suo mausoleo a Canosa racconta e tramanda, come una chanson de geste, il ricordo di un guerriero senza frontiere.

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L’invenzione del Mezzogiorno - Nicola Zitara
Mag C 8444

"L'invenzione del Mezzogiorno" è la descrizione di come il capitale, gli affaristi e le banche tosco-piemontesi abbiano espropriato, manu militari, il Sud delle sue banche, vale a dire lo scheletro creditizio dell'economia meridionale e, tra l'altro, del primo capitalismo italiano, che vide in Napoli l'unica metropoli nella penisola a cavallo tra Settecento e Ottocento. Colonialismo, perciò, non in terre selvagge, ma di conquista su terre competitive col Nord; un Nord dove spesso la condizione contadina era peggiore. Non accumulazione primitiva tramite la tratta degli africani o su indios immiseriti, ma su una popolazione impoverita da una conquista militare e dal furto dei propri strumenti di credito e delle terre. E questo un discredito al farsi dell'Italia? Niente affatto, qui si discute la creazione di una colonia strumentale allo sviluppo del Centro-Nord. I lavori di Zitara sono imprescindibili per analizzare criticamente le origini dell'Italia unita. Questo volume è una storia finanziaria ma anche un importante strumento di comprensione della storia generale del nostro Paese.

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Il grande romanzo dei Vangeli - C. Augias, G. Filoramo
Mag C 8465

Se un viaggiatore venuto da molto lontano cominciasse a sfogliare le pagine dei Vangeli totalmente ignaro della loro origine e di ogni possibile implicazione teologica, che cosa leggerebbe? In buona sostanza quattro versioni in parte (ma non del tutto) simili della tragica vicenda di un predicatore che, avendo sfidato il potere della Chiesa e dello Stato, viene processato e condannato a morte. Ma c'è un altro elemento che colpirebbe il nostro ipotetico lettore: la folla di personaggi in cui il protagonista s'imbatte, o da cui è accompagnato, nel corso della sua breve esistenza. Il nostro ipotetico lettore sarebbe colpito dalla diversità delle reazioni, dall'odio implacabile allo smisurato amore. Noterebbe le turbe, il popolo, una folla indistinta, poveramente vestita, rassegnata o crudele, fatta di pescatori, operai dei campi e delle vigne, pastori, in genere illetterati, alcuni gravemente malati, tutti fiduciosi nella storia del loro popolo e nell'aiuto costante del loro Dio. Dallo stupore per questa umanità, dalla meraviglia per queste straordinarie presenze umane, è partito Corrado Augias a colloquio con uno dei maggiori storici del cristianesimo, Giovanni Filoramo. Augias «stringe l'inquadratura» sugli uomini e le donne che appaiono nei Vangeli. Ne esamina le vite narrate dagli evangelisti ma anche i segreti taciuti, le origini o i destini. A cominciare dalla madre del giustiziato, ad esempio, figura che dovrebbe avere carattere centrale e che - stranamente - risulta, invece, appena abbozzata, presenza sfuggente caratterizzata da rapporti spesso aspri con suo figlio. O il padre (adottivo?), piccolo imprenditore edile, piú che semplice falegname, perennemente muto di fronte alle straordinarie vicende che il destino gli ha riservato. O le figure enigmatiche e sfaccettate di Giuda e della Maddalena.

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I figli dei nemici - Raffaella Milano
Mag C 8463

Nel 1919 in Europa si muore di fame. La guerra è finita, ma il blocco degli aiuti alimentari imposto dai vincitori ai Paesi dell'Europa centrale prosegue. Solo in Germania si contano settecentomila morti per denutrizione, e ovviamente i bambini sono i più colpiti. "Non posso avere nemici che abbiano meno di sette anni" dichiara George Bernard Shaw quando quello stesso anno aderisce al Fight the Famine Council, il comitato inglese che nasce per aiutare i Paesi sconfitti. L'anima del comitato è Eglantyne Jebb, una giovane insegnante che di lì a poco fonderà Save the Children. La "fiamma bianca", la chiamano i suoi amici: "Un viso che fa parlare l'anima e la voce delicata, senza clamore, che si fa ascoltare da tutti, e che non sa dire altro che la verità". All'evento di presentazione della nuova organizzazione, il pubblico arriva armato di mele marce da tirare in faccia ai "traditori": l'Inghilterra ha perso nella Grande Guerra mezzo milione di uomini sotto i trent'anni, non è il momento di occuparsi dei nemici, né dei loro figli. Eglantyne però è una combattente straordinaria e, nonostante il patriottismo cieco che prevale su tutto, raggiunge dei risultati che ancora oggi appaiono impensabili. "Le donne sono in grado di cambiare l'intero corso della storia del mondo" ha scritto Eglantyne. E lei ci ha davvero provato. In una ricostruzione che si avvale di lettere, diari e documenti inediti, Raffaela Milano attraversa i primi decenni del Novecento per raccontarci la vita di una donna rivoluzionaria che ha sfidato il suo tempo in nome di un unico principio – "Salvarne il più possibile" – e che nel 1924 getterà le basi della Dichiarazione dei diritti del fanciullo: non per il suo buon cuore, ma perché è un investimento per il futuro. Con un occhio al presente, perché molto di quello che racconta ha a che fare con le emergenze del mondo di oggi.

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Il palazzo dell’acquedotto pugliese nell’architettura italiana del Novecento - Angiuli, Emanuela, Consoli Gian Paolo, Mangone Fabio (a cura di)
Ap A 417

Il Palazzo dell'Acquedotto Pugliese a Bari è un'opera eccezionale da diversi punti di vista: rappresenta infatti il compimento della straordinaria impresa di portare l'acqua alla "sitibonda" Puglia, ma è anche architettura fondamentale nell'immagine della città e del suo sviluppo, dotata di una sua particolare forza estetica: sia per l'immaginifico stile neoromanico delle sue facciate, sia per i suoi originalissimi interni, creati dalla formidabile inventiva dell'artista romano Duilio Cambellotti. Questo volume vuole raccontarlo nella sua complessità: la storia della sua costruzione inserita nella vicenda dell'acquedotto e dello sviluppo della città; l'architettura raccontata nel suo farsi e spiegata anche attraverso la narrazione del percorso formativo e professionale del suo architetto Cesare Brunetti e della vicenda della riscoperta del romanico; la decorazione esaminata sia nei riferimenti storici delle facciate, sia nello sviluppo strabiliante dei suoi interni simbolicamente dominati dal tema dell'acqua, negli affreschi, come nei fregi e nell'arredamento.

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Giuseppe Ungaretti alle fonti del Sele - Emanuela Angiuli (a cura di)
Ap A 420

Le emozioni che il grande poeta di fama internazionale ci ha lasciato, viaggiando fra la Puglia e la Basilicata, sono pagine preziose sul fascino che la costruzione dell'Acquedotto Pugliese ha esercitato nella sensibilità dei grandi viaggiatori, come appunto è stato Giuseppe Ungaretti. Il poeta, inviato speciale della Gazzetta del Popolo di Torino, giunge in Puglia nel 1934 quando il fiume Sele imbrigliato nelle grandi gallerie, è arrivato fino a Leuca. Nell'itinerario seguito, spostandosi in quel suo "correre dietro l'acqua in su e giù, dal Gargano a Caposele" il poeta viaggiatore si imbatte in una terra che si apre come un mare, sconfitta dal sole abbagliante che da tempo immemorabile l'aveva condannata all'aridità del deserto. Nelle pagine di questo volume si rivedono gli uomini del sottosuolo scavare trincee, quelli del piano infilarsi in un interminabile serie di canali che corrono in tutte le direzioni, gli zappatori che spaccano la pietra rivoltando la terra in lunghe fessure dove appare finalmente la ragnatela delle condotte che faranno arrivare l'acqua del Sele nelle campagne e nelle case dei pugliesi. E quando Ungaretti scrive "tutto infatti sembra concorrere alle virtù della speranza e della tenacia, come sembrerebbe essere nella vocazione e nel carattere della gente di Puglia", non si può non cogliere nella fotografia, la storia di un mondo che si trasforma, austero, tenace, fino ad esplodere nel primo getto di una improvvisata fontana nel cuore di un paese o nel più lontano angolo di campagna.

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Giardini pubblici storici della Puglia - Giacinto Giglio
Ap A 419

I giardini pubblici storici sono nati come beni diffusi, costruiti per essere luoghi d'incontro della città, all'interno della quale si riversano i ricordi, la storia, l'immagine della comunità. Il volume affianca all'indagine la catalogazione delle realtà di alcune cittadine pugliesi e rimane un validissimo strumento per tutelare questi beni comuni, oggetto spesso d'interventi poco attenti, dove la cura per le alberature, le aiuole, i viali, i percorsi di passeggio devono andare di pari passo con la manutenzione degli arredi, delle fontane, delle statue e dei monumenti. Il grande merito di questo volume è quello di aver reso visibili i giardini pubblici storici pugliesi che conservano ancora la loro caratteristica e peculiarità. Questa operazione è volta a stimolare iniziative e strategie per la tutela e valorizzazione. La pubblicazione di questo "inventario" è una testimonianza del lavoro dei volontari di Italia Nostra, che nella valorizzazione dei beni culturali del Paese, si dedica con grande responsabilità e professionalità, promuovendo e rendendo a queste attività un grande valore non solo culturale ma anche sociale.

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Noi credevamo. Barletta nel turbine del Risorgimento - Antonio Massimo Diviccaro (a cura di)
Ap C 523

La mostra e il presente volume si rivolgono ai cittadini di oggi e alle nuove generazioni senza enfasi retorica e con rigore storiografico. Una ricerca animata dalla convinzione che il Risorgimento sia stato uno dei momenti più alti della storia italiana; che a quel processo il Sud, la Puglia, Barletta abbiano partecipato attivamente con uomini e idealità; che l'Italia, allora, con alto prezzo in vite umane, riuscì in un'impresa che stupì il mondo. Il Mezzogiorno ne fu pienamente partecipe e i Mille di Garibaldi, innescando la rivoluzione nazionale, trovarono il Sud pronto all'unificazione. L'esposizione ha riportato all'attenzione pubblica le testimonianze d'epoca risorgimentale, conservate nel Museo Civico e nella Biblioteca Comunale "S. Loffredo" di Barletta. Testimonianze pervenuteci, in gran parte, grazie alle donazioni Gabbiani, Cafiero e Vista. Cimeli e documenti, databili tra il 1848 e gli anni '60 dell'Ottocento, che mostrano il coinvolgimento, anche personale, negli eventi che portarono all'Unità, tracciandone un quadro sfaccettato e ricco di stimoli. Spiccano il gilet con l'effigie di Pio IX, indossato nelle giornate del '48; la camicia rossa del garibaldino barlettano Lacerenza e la bandiera del IX Reggimento Corpo Volontari Italiani inquadrato a Barletta nel 1866 e comandato da Menotti Garibaldi. Testimonianze che marcano con evidenza la piena partecipazione della città e di alcuni suoi cittadini alla storia nazionale. Se nel Centocinquantenario, si lamentava la mancanza di studi che approfondissero le congiunture urbane e che spiegassero il contesto in cui si svolse il processo unitario, la mostra e il catalogo costituiscono per Barletta un tassello della ricerca in tale direzione.

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Sarà vero - Errico Buonanno
Mag C 8486

Anno Domini 1165, Costantinopoli. Per strade tortuose, tra le mani dell’imperatore Manuele Comneno arriva una lettera inattesa e forse inattendibile. A scrivere è l’oscuro Prete Gianni: sedicente gran monarca delle Indie, discendente dei Re Magi, sovrano supremo di un immenso territorio incantato dimora di ciclopi ed elefanti, intende offrire alla cristianità la sua amicizia per combattere da alleati la minaccia dei Mori infedeli. Scherzo naif o macchinazione diplomatica, quell’improbabile epistola comparsa dal nulla avrebbe proliferato per oltre cinquecento anni, legittimando guerre di conquista, trattati fantasma, spedizioni senza ritorno alla ricerca di un personaggio fantomatico e un regno inesistente. Se la Storia è tradizionalmente il tentativo di ricostruire la verità dei fatti, questa vicenda ci ricorda che spesso fatti veri vengono messi in moto da menzogne, imposture, distorsioni – quelle che oggi chiameremmo fake news ma che invece sono vecchie quanto l’umanità. Ben prima dei forum sulle scie chimiche esistevano infatti le dicerie degli untori, e prima del piano Kalergi si moltiplicavano infinite logge segrete, rosacrociane, templari, e prendeva forma la teoria del complotto giudaico-massonico che avrebbe portato agli sciagurati Protocolli dei Savi di Sion utili ai più neri fascismi. In questa nuova edizione Errico Buonanno aggiorna e amplia il suo almanacco favoloso di vere storie false, rigoroso nelle fonti e ironico nel piglio, che ci restituisce l’immagine borgesiana della Storia come una piazza in cui da sempre mercanteggiano coscienza e sogno, luce e fantasmagoria, verità e finzione. Dalla Donazione di Costantino all’invenzione del kilt scozzese, dalla cabala al Santo Graal, le frottole più incredibili – almeno in apparenza – si sono inverate nel mondo. Ma non serve indignarsi, anzi: Sarà vero è anche un sincero tributo al potere dell’immaginazione, perché se quella che Umberto Eco chiamava «la forza del falso» è in grado di riplasmare la realtà che conosciamo, significa anche che non esiste un limite a ciò che possiamo sognare.

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Le disobbedienti - Elisabetta Rasy
Mag C 8485

Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità. Incontriamo così la giovanissima Artemisia, in fuga dalle calunnie romane dopo un processo infamante, che si fa strada nella Firenze dei Medici ma non vuole rinunciare all'amore. Élisabeth Vigée Le Brun, acclamata ritrattista di Maria Antonietta, che attraversa l'Europa contesa dalle corti più importanti senza mai staccarsi dalla sua bambina. Berthe Morisot, ostacolata dalla famiglia e dai critici accademici, che diventa la première dame degli Impressionisti. La scandalosa Suzanne Valadon, amante e modella dei grandi artisti della Parigi di fine Ottocento, che sceglie di farsi lei stessa pittrice combattendo la povertà e i preconcetti. Charlotte Salomon che, quando sente avvicinarsi la fine per mano del boia nazista, narra la sua breve e tempestosa vita in un'unica sterminata opera che al disegno unisce la musica e il teatro. Frida Kahlo, straziata dalle malattie fin dalla più giovane età, che sfida la sofferenza fisica e i tormenti amorosi con le sue immagini.

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Aldo Moro: la verità negata - Gero Grassi
Mag B 3473

Aldo Moro. La verità negata” è il titolo del volume che l’onorevole Gero Grassi, pugliese, membro della commissione di Inchiesta sulla morte di Moro, ha scritto mettendo insieme testimonianze e documenti raccolti in questi anni. Un libro per non dimenticare il leader della Dc e dei cinque uomini della sua scorta.