SCELTI PER VOI
Febbraio 2009
(Rubrica a cura di Emanuele ROMALLO)

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TEMI DI ATTUALITA`
italians

Beppe Severgnini
Italians
Milano, Rizzoli, 2008
Beppe Severgnini credeva esistesse un modo nuovo di viaggiare, di fare giornalismo, di coinvolgere i lettori. E s'è inventato "Italians". Il forum viene seguito in cinque continenti, da dieci anni. Gli italians scrivono, raccontano, commentano, spiegano il mondo che vedono. Beppe in questi anni è passato a trovarli, li ha conosciuti, s'è fatto una pizza con loro. E racconta com'è andata. Ne è nato un affresco degli italiani che vivono all'estero, delle loro idee e delle loro abitudini, del loro lavoro e delle loro scoperte; e, insieme, un ritratto agrodolce dell'Italia vista da lontano. Un libro di viaggi diverso: fresco, ironico, moderno, scandito da ottanta "pizze italians" nei luoghi più disparati del pianeta. A Kabul e a Beirut, dove si sono scontrate con alcune difficoltà locali; a Los Angeles e a San Francisco, dove hanno coinciso con un'elezione presidenziale; ad Atene e a Pechino, quando si sono messe sulla scia di un'Olimpiade. In tutta Europa - da Londra a Lisbona, da Monaco a Mosca - dove gli italiani studiano, insegnano, lavorano, abitano, s'innamorano. Se è vero che internet sta cambiando il modo di comunicare e fare informazione, "Italians" è ormai più di un forum. È diventato una parola nuova: indica la nostra emigrazione più recente ed esuberante. Gli italians scrivono, raccontano, spiegano, domandano, discutono, protestano (parecchio). Ma, soprattutto, confrontano.

Clausura a Milano

Vittorio Sgarbi
Clausura a Milano e non solo
Milano, Bompiani, 2008
Cosa accade quando la cultura incontra una struttura politica, amministrativa, una macchina organizzata? Accade che o la "macchina" decide di rischiare e quindi di lasciare libera la cultura di manifestarsi; oppure succede che la "macchina" otturi i pori più pericolosi della cultura e, alla fine, la lasci agonizzare. Il duello che racconta Vittorio Sgarbi in "Clausura" è proprio questo: libertà della cultura o clausura. Non c'è margine di trattativa. O l'una o l'altra. Due anni alla guida dell'Assessorato alla cultura di Milano. Due anni di idee, battaglie per difendere valori assoluti e non negoziabili, opere che l'ignoranza amministrativa non può consentire di distruggere e che l'indifferenza quotidiana non può far dimenticare. Due anni di polemiche per affermare che il dio denaro, gli automatismi inerti della burocrazia, l'ignavia non devono avere la meglio sulla cultura. E all'appello non mancano niente e nessuno in questo libro: suor Letizia (Moratti), frate Clemente (Mastella), Glisenti, l'Expo, Berlusconi, Veltroni, l'Ara Pacis, le pale eoliche, la valle del Belice e molto altro. Perché la clausura di Milano si diffonde per tutto l'arco della penisola e ha due sinonimi: interessi e ignoranza. Ma ripartire si può. Da Salemi.

Io c'ero

Enzo Biagi
Io c’ero
Milano, Rizzoli, 2008
"Avevo diciassette anni quando ho iniziato a scrivere i miei primi articoli, era il 1937, e a ventuno ero giornalista professionista. Sono entrato nel mondo della stampa dalla porta principale. Non lo dico per orgoglio, ma perché non conoscevo proprio nessuno che potesse aiutarmi." È con questo spirito che Enzo Biagi ha affrontato il Novecento: una grande voglia di raccontare il nostro tempo e un'inimitabile capacità di aiutarci a comprenderlo. Durante la sua lunga carriera è stato testimone - o "piccolo involontario protagonista" di momenti storici che hanno lasciato il segno: la Resistenza e il Dopoguerra, gli anni del Boom e quelli di piombo, l'Italia delle mani sporche e quella dei nuovi potenti. Dalla Liberazione ai nostri giorni, "Io c'ero" presenta una ricca selezione di articoli, molti dei quali ormai introvabili, passando in rassegna gli eventi e i personaggi che hanno fatto epoca, i fatti di cronaca e di costume che ancora oggi segnano la nostra memoria comune. Si tratta di un patrimonio sempre più fragile e spesso minacciato, quello stesso patrimonio che Biagi ha cercato di tramandare con coerenza. A un anno dalla scomparsa è forse questa l'ultima lezione di un maestro del giornalismo: non essere mai stato un uomo per tutte le stagioni, pur riuscendo a raccontarle tutte

Generation me

Jean M. Twenge
Generation me
Milano, Excelsior 1881, 2007
Sono giovani, adolescenti ma non solo, e all’apparenza profondamente diversi da chi li ha preceduti. Crescono con l’idea che si possa avere tutto, ma proprio tutto, e mentre il divario tra la realtà e le loro aspettative si amplifica ogni giorno di più, vogliono essere continuamente lodati e pretendono di sentirsi realizzati. Con ironia e leggerezza l’autore ci guida alla scoperta dell’anima della “Generation me”, svelandoci sogni, aspirazioni e disillusioni di questi ragazzi che vogliono apparire tolleranti e sicuri di sé, ma che minacciati dalla solitudine, ansiosi, possono diventare terribilmente cinici, egocentrici e narcisisti

E' la stampa bellezza!

Giorgio Bocca
E’ la stampa, bellezza!
Milano, Feltrinelli, 2008
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. In Italia (e non solo in Italia) la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell'economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Orfani di grandi battaglie, i giornali perdono copie e non riescono ad attirare un pubblico di lettori più giovani. Per capire come si sia giunti a questo punto, Bocca parte da alcuni snodi fondamentali della sua più che sessantennale carriera: le grandi inchieste degli anni sessanta, la fondazione di "Repubblica", la sua stessa esperienza televisiva. Racconta il lavoro con direttori e compagni di strada. Ricostruisce anni di travagliati rapporti con i protagonisti della politica (da Craxi fino a Bossi e Berlusconi). E non risparmia critiche a chi ha portato l'informazione in un vicolo cieco

Bavaglio

P. Gomez – M. Lillo – M. Travaglio
Bavaglio
Milano, Chiarelettere, 2008
Il volume racconta come questo governo vuole tappare la bocca ai cittadini e godere di totale impunità. Come sempre, sapere le cose come stanno (come funzionano le intercettazioni e l'immunità parlamentare negli altri Paesi, la ricostruzione della vicenda Mills, le implicazioni delle telefonate tra Saccà e Berlusconi, il testo del lodo Schifani poi Alfano) risulta sempre spiazzante e lascia increduli perché i cittadini sono vittime inconsapevoli del bombardamento quotidiano di false notizie provenienti da molti giornali e tv. Alla fine della giornata è addirittura possibile credere che in Italia il problema principale siano le intercettazioni e i rom. E dimenticare la realtà.

Numero 1

Gigi Buffon
Numero 1
Milano, Rizzoli, 2008
A trent'anni, dopo aver provato l'emozione di stringere tra le mani la Coppa del Mondo - e qualche mese più tardi suo figlio Louis Thomas -, dopo essere stato incoronato "portiere più bravo del mondo", numero uno dei numeri uno, Gigi Buffon ha deciso di raccontarsi, con l'aiuto di uno dei migliori scrittori di sport e suo amico: Roberto Perrone. L'autobiografia ripercorre tutta la sua giovane e straordinaria vita: dall'infanzia in una famiglia di sportivi - il padre Adriano, la madre Stella, le sorelle Guendalina e Veronica hanno indossato tutti, come lui, la maglia azzurra -, ai suoi primi momenti in porta (forse non tutti sanno che all'inizio della carriera calcistica Gigi non indossava i guantoni). Dall'esordio in serie A, non ancora diciassettenne, con il Parma, all'approdo in Juventus, dai momenti bui di Calciopoli a quelli tesissimi e poi gloriosi del Mondiale 2006. Ma Gigi racconta anche, con sincerità, tenerezza e ironia, dei suoi giochi di bambino, dei suoi primi amori, degli errori, delle polemiche, degli amici più cari, dell'incontro con Alena e della conquista più grande: diventare padre. E - come gli extra di un film - conclude la sua storia regalando ai lettori le più belle foto che scandiscono i momenti importanti, dal battesimo alla notte dei Mondiali, e le sue personalissime classifiche, i suoi "numeri uno": gli sportivi più amati, le squadre in cui avrebbe voluto giocare, i più grandi rimpianti, le partite della sua vita...

La casta bianca

Paolo Cornaglia Ferrarsi
La casta bianca
Milano, A. Mondadori, 2008
Questo libro racconta la malasanità, la denuncia, ma soprattutto la spiega. Perché c'è un filo che tiene uniti la clinica degli orrori Santa Rita, lo scandalo della sanità abruzzese, i tragici errori da cronaca nera e i piccoli grandi disservizi nei quali spesso ci imbattiamo. C'è un sistema, volutamente distorto, che guida molte delle logiche della gestione della nostra salute. E conoscerlo può essere utile per capire che cosa stanno combinando sulla nostra pelle. Paolo Cornaglia Ferraris, medico in prima linea che già col libro "Camici e pigiami" aveva scosso il mondo della sanità, passa in spietata rassegna tutti i meccanismi di questa macchina: liste di attesa gonfiate e facilmente scavalcabili (basta pagare); esami (e interventi) inutili prescritti per far soldi; ricoveri e dimissioni decisi con criteri prettamente economici; politici che si spartiscono le torte e i primari con tessera di partito; figli di professori che magicamente vincono concorsi universitari; industrie farmaceutiche che corrompono medici e controllori. Questo libro è un'inchiesta coraggiosa, sconvolgente. Per imparare a stare un po' più in guardia ogni volta che disgraziatamente ci capita di avere a che fare con la "casta bianca"

la fabbrica degli ignoranti

Giovanni Floris
La fabbrica degli ignoranti
Milano, Rizzoli, 2008
Il manager strapagato che incita a vincere come fece Napoleone a Waterloo, l'avvocato che scrive "l'addove", il politico secondo cui Darfùr è il dialetto per dire "sbrigati". La nostra classe dirigente è composta da mostri? La ben più dura realtà è che non sono più ignoranti della media. Questo clamoroso fallimento culturale ha un colpevole: la scuola. Per ogni persona che non capisce o non si fa capire c'è infatti un professore senza prospettive, un laboratorio senza apparecchiature, un preside senza portafoglio e una sfilza di ministri che hanno accumulato riforme sempre più inutili. Non può pretendere di avere un futuro un Paese in cui non si rispetta l'istituzione che forma i cittadini. In cui si guadagna meno a insegnare che a pulire i pavimenti, e i bravi docenti vengono ricompensati con carriere immobili. "Siamo allo stadio di zoo umano", commenta sconfortata una prof, ma di chi è la colpa? In questa inchiesta sui mali della scuola e dell'Università italiane Giovanni Floris non risparmia fatti, numeri e situazioni allucinanti. Dall'asilo di Napoli che non apre perché mancano i bidelli fino all'istituto friulano che ogni anno cambia l'intero corpo docente (precario). Un libro di denuncia e insieme un atto d'amore verso una scuola di nobile tradizione, piombata in un Medioevo di strutture fatiscenti e insegnanti girovaghi come braccianti. Di fronte al declino della convivenza civile, della vita politica, dell'innovazione culturale, è ora che torniamo tutti sui banchi