SCELTI PER VOI
APRILE 2011
(Rubrica a cura di Emanuele ROMALLO)

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TEMI DI ATTUALITA`
copertina

Chi ha perso la Turchia   
di Marco Ansaldo

Einaudi,  2011                                                                    

Nella primavera del 1945 l'Europa, benché sconvolta dall'immane catastrofe del secondo conflitto mondiale, si sente rinata. Rinata perché la guerra è finita e perché è reduce dalla vittoria contro un nemico dell'intero genere umano: il nazifascismo. In Italia e in Francia tale successo è stato ottenuto anche grazie all'azione e al sacrificio delle donne e degli uomini che hanno dato vita alla Resistenza, ed è proprio in questi due paesi che si sviluppa con maggior vigore lo spirito costituente, cioè la volontà del popolo di stabilire regole di convivenza civile e un assetto istituzionale che scongiurino per sempre il ritorno agli orrori del recente passato.
Fausto Bertinotti ricostruisce la genesi della nostra Carta repubblicana e il ruolo che ha avuto nei "trent'anni gloriosi" seguiti alla promulgazione. Alla luce di alcuni suoi articoli, essa appare agli occhi dell'autore come uno dei punti più alti del diritto costituzionale di tutti i tempi, poiché il suo destinatario non è più il cittadino indifferenziato, reso tale dalla legge, ma la persona così come storicamente si è andata definendo attraverso il suo lavoro, cioè la lavoratrice e il lavoratore in carne e ossa. Oggi le Costituzioni democratiche europee sono seriamente minacciate dalla "globalizzazione" e si registrano forti pressioni affinché vengano progressivamente sostituite da costituzioni materiali, che non sono frutto di assemblee costituenti ma di processi reali, le cui finalità spesso non sono neppure dichiarate.

Bancarotta di Joseph E. Stiglitz

Destini di frontiera      
di Federico Fubini

Laterza, 2010
MAG C 6206

"Attorno al tempio di Angkor Wat, nel nord della Cambogia, si aggirano decine di accattoni bambini con le loro sacche piene di souvenir. Passano le giornate nella polvere, cercando accanitamente di venderli per un dollaro ai turisti che arrivano a contemplare le rovine nella giungla da ogni paese del mondo. Questi bambini non si sono mai allontanati dal loro villaggio, spesso sono analfabeti e non hanno mai visto un computer. Ma molti di loro possono conversare e far di conto in inglese, francese, tedesco, russo, olandese, cinese, giapponese, coreano, tailandese, vietnamita: non fanno altro da quando avevano meno di due anni". A modo loro, i bambini di Angkor Wat sono l'emblema di un aspetto della globalizzazione, quel calderone di dimensioni planetarie di razze, culture, interessi, vita, identità, che distingue l'oggi. Un aspetto inedito e stridente, che non avevamo considerato intenti come siamo a prendere posizione pro o contro l'interconnessione dei mercati, chi millantandola come la grande speranza del ventunesimo secolo, chi cogliendone la grande paura e il senso di minaccia. Questo non è l'ennesimo libro sulla globalizzazione. I reportage di Federico Fubini non parlano di magnifiche sorti e progressive o delle grandi potenze emergenti. Non stigmatizzano l'aggressività di Riad, di Pechino o di Wall Street. Raccontano con occhi curiosi storie che non sapevamo di città e regioni del mondo viste dal basso, di uomini e di donne veri, di cosa è successo alle loro vite.