SCELTI PER VOI
Rubrica a cura di Emanuele Romallo
SETTEMBRE 2022
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NARRATIVA
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COME VENTO CUCITO ALLA TERRA - Ilaria Tuti
MAG C 9868

Dopo il grande successo di Fiore di roccia, una nuova, potente storia di riscatto e di speranza. Londra, settembre 1914. Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un'occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.

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C'E' SPERANZA SE QUESTO ACCADE AL VHO - Mario Lodi
MAG C 9875

Un grande classico per ricordare che occuparci dei bambini vuol dire avere a cuore il futuro di tutti. Mario Lodi è stato uno dei protagonisti di quella straordinaria stagione di rinnovamento della scuola italiana che ha tentato di superare il vecchio modello autoritario per realizzare tra i banchi i valori della comunità democratica repubblicana. Questi diari, che ripercorrono la sua esperienza di maestro elementare tra il 1951 e il 1962, sono diventati una lettura fondamentale per tutti coloro che hanno a cuore non solo la scuola ma più in generale le sorti delle nuove generazioni. E in una fase storica come quella attuale, in cui crescono le aree di disagio (purtroppo anche per i bambini), in cui dilaga la retorica sulla formazione d'eccellenza e in cui è concreto il rischio di un ritorno alla scuola di classe, ricordare la lezione di Mario Lodi è più che mai urgente.

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LA GIORNATA DI UN OPRICNIK - Vladimir Sorokin
MAG C 9874

Vincitore della nona edizione del Premio Gregor von Rezzori per la migliore opera di narrativa straniera tradotta in Italia. Racconta un giorno della vita di un Opričnik. E’ un riferimento a una setta creata da Ivan il Terribile nel 1565 con lo scopo di eliminare i suoi nemici spesso ricorrendo a mezzi brutali e cruenti. Nel mondo raccontato da Sorokin gli eccessi dell’impero di Ivan il Terribile e della Russia di Putin sono ampliati e resi nei più fantasiosi ed orrendi dei modi. Nessun dettaglio ci è risparmiato. Dallo stupro di gruppo della moglie di un nobile sospetto, trovata nascosta in una gigantesca stufa ad una visita degli Opričnik ad una sauna dove si godono un’orgia sublimata da droghe e dai vapori del kvass e poi si rilassano ascoltando Rachmaninov sorseggiando champagne dello Szechuan. Questi odierni Opričniki invece che con i neri stalloni del tempo antico si spostano su delle Mercedes russe sul cui cruscotto sono appese delle teste di cane tagliate di fresco. Una delle particolarità di questo libro è il linguaggio inventato da Sorokin per raccontare questa nuova Russia. E’ un mish-mash di gergo di business, di diktat della Russia imperiale, di propaganda sovietica e di folklore. Al primo impatto La giornata di un Opricnik sembra essere precipitato tra noi da un altro pianeta, ma ha un posto ben radicato nella tradizione russa. Si sente l’eredità di due grandi satiristi, Bulgakov e Gogol nel cumulo barocco dei dettagli, nell’abile tessitura di fantasia e di realtà, nell’azione senza sosta. Naturalmente si sentono degli echi di Solgenitsin da Ivan Denisovic come pure la vertiginosa abilità linguistica ci fa pensare a Dostoevskij. Sorokin piace non solo per la sua continuità col passato, ma perché ne fa qualcosa di estremamente nuovo, terrificante e comico. Edmund White lo ha definito con grande efficacia “un diamante nero”.

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IL SANTO - V.S. Pritchett
D 2752/779

Maestro del racconto lungo, Pritchett è nel Novecento inglese l'inattesa reincarnazione, la più convincente, la più felice, di Charles Dickens. Basterà leggere qui, per averne la prova, Al ritorno di mia figlia, dove la protagonista, che parenti e amici avevano dato per spacciata o creduto prigioniera in qualche campo di concentramento giapponese, torna in patria alla fine della seconda guerra mondiale. Non è che il primo, grandioso equivoco di una lunga serie, esilarante e atroce, che Pritchett squaderna sotto i nostri occhi con la saggezza ingenua e un po' sorniona del grande narratore, di chi sa stanare la vita in tutte le sue ambiguità. Ma Pritchett è capace di sorprenderci anche nei racconti più brevi. Come Il santo, storia dell'improvvisa perdita della fede da parte di un diciassettenne, e ritratto impietoso, nel suo candore quasi agiografico ma proprio per questo micidiale, dello specchiato membro di una presunta «Chiesa dell'Ultima Purificazione».

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NATURE UMANE - Marco Balzano
COLL.D 106/493

Altre esistenze, note a margine, mezze verità, testimonianze, particolari in controsenso: queste, e altre ancora, le immagini con cui Marco Balzano prova a classificare le poesie che lo accompagnano da molti anni (non tutti i suoi lettori sapranno che ha esordito appunto come poeta nel 2007) e che trovano ora, con quelle piú recenti e inedite, una definitiva sistemazione nelle Nature umane che le raccolgono. Poesia che prova a scalfire la crosta dell'apparenza, come ha osservato Giampiero Neri; tensione gnomica che attraversa le parole, secondo il giudizio di Giancarlo Pontiggia; testi che indagano e custodiscono qualche scintilla di senso, di dubbio, di verità, e che si offrono al lettore come «le arance fasciate nella paglia», capaci di illuminare antichi e nuovi inverni. La scrittura poetica nasce qui dal dettaglio concreto, materico: l'oggetto improvvisamente colto dallo sguardo è interrogato dalla mente e dalla coscienza, e manifestato nel «rosario piú scheggiato», quello delle parole, trasformandosi in un breve dispositivo ritmico che ne potenzia e moltiplica i significati, spiazza le aspettative, turba.

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L’INCANTO FONICO: L’ARTE DI DIRE LA POESIA - Mariangela Gualtieri
MAG D 6015/9

Dire la poesia non avviene sempre. Eppure anche nel dire la poesia consiste, da sempre, la poesia. Lo sapeva Carmelo Bene con il suo personalissimo teatro della crudeltà, lo sapevano i Romantici e i Surrealisti, lo sapeva García Lorca, quando trovava il suo duende nella musica, nella danza e, appunto, nella poesia a viva voce (hablada), arti tutt'e tre, sosteneva, che hanno bisogno di un corpo vivo che le interpreti. Lo sa bene, benissimo, Mariangela Gualtieri, che da quarant'anni «dice la poesia in pubblico», avvolgendo chi la ascolta in un «mondo orale aurale» che non ha uguali. Sí perché «spesso», come dice Gualtieri, i professionisti, gli attori, leggono il verso puntando «sulla sua componente razionale e di significato, trascurando tutto il resto». Nella sua «arte di dire la poesia», Gualtieri ci parla invece solo del resto. E per farlo trova un linguaggio nuovo e sorprendente: non un discorso sul dire la poesia ma una scrittura con il dire la poesia. Non concetti astratti, ma figure, immagini, sensazioni fisiche, echi. E analogie, fino a costruire un libro di poesia saggistica, a opporre visione a discorso, a parlarci vicino e alto, lontani dalla chiacchiera. E cosí: «Formule magiche schiacciate nei libri – solo al pronunciarle si fanno efficaci. E formule mantriche, solo in voce trovano compimento. E spartiti di musica, tutti, chiedono fiato, gole, dita per farsi forma sonora. Cosí ogni verso. Ogni poesia implora un respiro che la dica. Essere detta. Detta per bene in sua ritmica e melodia e timbrica e interni silenzi».

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EXFANZIA - Valerio Magrelli
COLL.D 106/492

Valerio Magrelli ha affrontato a piú riprese, in poesia e in prosa, il tema dell'infanzia, anche attraverso pagine autobiografiche. Questo è il suo libro della maturità, ma l'infanzia e l'adolescenza non scompaiono del tutto: vengono viste come in uno specchio. Immagini rovesciate da interpretare da un altro punto di vista e con altre prospettive. Infanzia e vecchiaia spesso convivono, come nella poesia in cui si dice: «Mi sento cosí impaurito e solo al mondo | che perdo gli oggetti, uno a uno. | Per farmi ritrovare da qualcuno? | O alleggerisco il carico | per non andare a fondo?» La figura di Pollicino, che torna anche in un poemetto successivo, rimanda all'immaginario piú tipico del mondo infantile, alla paura di perdersi, ma il perdersi, in un'altra poesia, viene confessata come caratteristica di tutta una vita: sbagliare la strada in un viaggio, confondere una città con un'altra. Confusione geografica, confusione onomastica. Condizioni di smarrimento che hanno sempre costituito punti di forza euristica nella poesia di Magrelli. I residui di infanzia hanno conformato un'intera esistenza ma ora, alle soglie della vecchiaia, prendono tutto un altro aspetto. Sono e non sono piú quello che erano. L'infanzia diventa oggetto di sguardo, piú che di autoanalisi. È la tenerezza nei confronti dei figli o dei ragazzi graffitari. Il punto di vista è ora la vecchiaia («questione di idraulica»), l'«ultima cima» da salire che si avvicina. Ma il fascino di questo libro è che l'«ex» ribalta ma non cancella l'«in». Tutto si tiene insieme. Cosí come insieme al tema generazionale scorrono altri temi, piú laterali in questo libro rispetto ai libri precedenti, ma non meno importanti: la malattia, il «sangue amaro», la musica, la cultura pop. Sempre con quella capacità che è tipica di Magrelli di partire da una scena o da una constatazione e trasformarle in un percorso mentale inatteso, illuminante o, spesso, inquietante.

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UNO, NESSUNO E CENTOMILA - Luigi Pirandello
I C 112

Il capolavoro di Pirandello in edizione ad alta leggibilità accessibile a tutti, a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti. A cura di Paolo Montanari. In quest'opera, dalla sconcertante modernità, troviamo un uomo insoddisfatto e depresso: ossessionato dal sé che vede riflesso negli occhi degli altri, dà una spallata alla sua vita per riconquistare la propria identità. Trova la via di fuga nella natura, nella spoliazione dai beni materiali, e in una sana solitudine. "C'è una maschera per le famiglie, una per la società, una per il lavoro. E quando resti solo, resti nessuno". Secondo Luigi Pirandello, la realtà non ci appartiene, appartiene a mille "altri" che ci incasellano nella versione di noi stessi che percepiscono, andando a negare la vera identità di ognuno. Nell'opera si trova una precorritrice vena ambientalista: anche gli alberi sono vittime, ingabbiati e obbligati a crescere in città, dove l'uomo decide di collocarli: "Forse gli alberi, per crescere, hanno bisogno di silenzio". Questo romanzo di Luigi Pirandello rappresenta in maniera molto abile la crisi d'identità dell'uomo del Novecento, il quale rasenta i limiti della follia.

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POESIE - Gerard Manley Hopkins
COLL.D 106/494

Amato da Eliot e Pound, ma anche da Montale, Bertolucci, Giudici, Raboni e altri ancora, Hopkins è diventato un punto di riferimento per la poesia del Novecento. Le ragioni stanno in una tecnica versificatoria che era completamente fuori dai canoni ottocenteschi e che ha potuto essere apprezzata solo da un gusto piú moderno. Il ritmo musicale, quasi contrappuntistico, gli aspetti fonosimbolici, e poi le inversioni sintattiche, la trasformazione delle funzioni «naturali» di nomi, verbi, aggettivi, l'omissione di nessi logici e grammaticali, tutto questo fa della poesia di Hopkins un oggetto non sempre semplice da decifrare, ma la rende sempre sorprendente, con affascinanti accumuli espressivi e di senso. Hopkins è un uomo di fede che, nonostante alcuni momenti di sconforto, ammira la bellezza del creato. E ne ammira soprattutto la varietà. La sua piú intima felicità è data dal fatto che Dio non abbia costruito il mondo in modo uniforme ma che si sia disseminato in mille varianti, anche in quelle piú apparentemente insignificanti. La sua poesia insegue anche formalmente questa divina varietà mostrandone il valore profondo a tutti, credenti e non.

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LE CAMPANE - Silvia Bre
COLL.D 106/491

Nella vita – dice una poesia di questa raccolta – siamo attirati da distanze che ci chiamano, che non vediamo e non conosciamo, come da un suono di campane lontane. È un suono remoto, misterioso, un battito originario, nei cui rintocchi la parola poetica nasce e ritorna, ogni volta, per dissolversi. Nelle campane – nella poesia – Silvia Bre cerca di cogliere ritmi che scorrono sotterranei alla vita ma che della vita, non solo individuale, sono la linfa nascosta. A volte è necessario un salto mortale, della percezione e della grammatica. Ma piú spesso questa lingua poetica si affina per concentrazione, per elisione, per cancellazione di tutto ciò che è superfluo, nella tensione verso l'origine delle cose, nell'attenzione per i nessi che le legano, per l'attimo di senso quando si dilata e sembra eterno. Le campane non possono non avere anche un aspetto mortuario, commemorativo. E infatti, verso la fine della raccolta, le note assumono un tono quasi cimiteriale e il lessico si infoltisce di «polvere», di «scheletri», di «tenebre». Come se la vibrazione delle campane precedesse e oltrepassasse il rintocco della vita, e rivelasse infine un mistero siderale, l'annuncio di una «lingua celeste dello sparire».

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LO STRETTO SENTIERO DEL PROFONDO NORD - Matsuo Bashô
MAG D 6015/6

La nostra fame di spirito, di vastità, può trovare in Bashō una bussola, dentro gli stretti sentieri della vita messa a nudo, la sua asciuttezza, la sua sobrietà ma soprattutto l'incantevole parità del suo sguardo sul mondo. Un racconto di viaggio può essere molte cose diverse: un semplice rapporto, un portolano, un promemoria, un romanzo di formazione, un taccuino di appunti, magari in forma di disegni, una raccolta di incontri con volti e persone, un reportage, la cronaca di una fuga, persino un canzoniere. Questo di Bashō, è un pellegrinaggio e nel contempo il ritratto piú preciso e profondo del Giappone e del suo spirito, che incontra la lingua italiana nella magia della traduzione di Chandra Candiani e Asuka Ozumi. Siamo nel 1688, Bashō è forse il piú grande poeta contemporaneo. Il percorso narrato, in realtà solo parte di un itinerario piú lungo, dura circa centocinquanta giorni in un territorio all'epoca quasi selvaggio, comunque pericoloso: «ho [...] intrapreso questo pellegrinaggio in terre remote nella consapevolezza della vacuità di tutte le cose, pronto a rischiare la vita»...

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LE AVVENTURE DI PINOCCHIO - Carlo Collodi
I C 113

Edizione ad alta leggibilità accessibile a tutti, a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti. «C'era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.» I classici più amati della letteratura per ragazzi in edizione integrale e, per la prima volta, a leggibilità facilitata. Perché le grandi storie sono di tutti i lettori.

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IL VENTRE DI NAPOLI - Matilde Serao
I C 110

Edizione ad alta leggibilità accessibile a tutti, a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti. Una testimonianza storica su Napoli e sui napoletani. Un'opera che ha la forza della verità e della denuncia, di straordinaria attualità: "Questo ventre di Napoli, se non lo conosce il governo, chi lo deve conoscere? A che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto?". Questa opera di Matilde Serao su Napoli, sua città d'adozione, è stata scritta a cavallo tra XIX e XX secolo. La autrice descrive e delinea, con tono accorato, Napoli e la napoletanità. Denuncia senza mezzi termini misfatti politici, urbanistici e di disuguaglianza sociale, addolcendo i toni solo per descrivere il carattere dei napoletani, toccando temi quali il lotto, la pietà, le case del popolo, il senso di maternità delle donne di Napoli. Un reportage modernissimo, che fa riflettere e paragonare l'oggi al passato e suscita molte domande. Edizione ad alta leggibilità a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti.

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LE MIE PRIGIONI - Silvio Pellico
I C 114

Edizione ad alta leggibilità accessibile a tutti, a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti. Silvio Pellico descrive il dolore e la ruvidità del quotidiano di dieci interminabili anni di dura prigionia. Ma egli non cerca vendetta, bensì parla di segni d'amore che emergono dall'animo delle persone, i suoi carcerieri. Privato di tutto, trova e rinnova la sua fede in Dio, ma anche negli uomini. "Fa ch'io discerna pure negli altri qualche dote che loro m'affezioni; io accetto tutti i tormenti del carcere, ma deh, ch'io ami! deh, liberami dal tormento d'odiare i miei simili!". Il suo libro di memorie sarà uno strumento potente, che contribuirà a scardinare la granitica forza dell'Impero austriaco. Le mie prigioni, pubblicato nel 1832, racconta dieci anni di carcere duro, in sostituzione alla pena di morte. Non è un libro di denuncia a forte connotazione politica, bensì ha come filo conduttore l'importanza della fede. Un libro che ha avuto grande accoglienza per l'implicito spirito patriottico. Edizione ad alta leggibilità a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti.

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POCO A ME STESSO - Alessandro Zaccuri
MAG C 9877

Libro candidato da Helena Janeczek al Premio Strega 2022 - Libro finalista al Premio Alassio Centolibri-Un autore per l'Europa 2022 Esilarante e malinconico, buffo e preciso, il romanzo di Alessandro Zaccuri ci ricorda come, anche quando gli ostacoli sembrano prevalere, la scelta rimane sempre possibile e necessaria. Scegliere conviene, e conviene diventare ciò che siamo. La Milano di metà Ottocento è una città che sa conservare i suoi segreti. Un filo invisibile, per esempio, lega l'elegante palazzo di Brera – nel quale vivono i discendenti di Cesare Beccaria – agli antri malfamati del Bottonuto, il quartiere del vizio che si nasconde tra le pieghe dell'abitato, come un bubbone sotto un vestito di gala. Lungo questa traiettoria imprevedibile, che dal salotto dell'anziana marchesina Giulia conduce alla bisca su cui regna il losco Faggini, si muove con abilità pari alla sorpresa il barone di Cerclefleury, il bell'avventuriero francese che si proclama seguace di Franz Anton Mesmer e suo discepolo negli arcani del magnetismo. Da un susseguirsi di intrighi e macchinazioni, promesse mirabolanti e destini mancati, emerge la figura di Evaristo Tirinnanzi, il contabile al servizio dei Beccaria: sarà lui, incalzato dall'ombra di un doppio che spesso prende la parola al posto suo, a guidare l'intrepido Cerclefleury nei meandri di una realtà che non è mai quella che appare, fino alla rivelazione disarmante dell'identità di quell'altro. Opera di uno scrittore in stato di grazia, Poco a me stesso è il racconto della vita ipotetica, esatta e mentita di Alessandro Manzoni: una fantasmagoria condotta sul filo dell'inverosimiglianza e sorretta da una libertà espressiva che reinventa, rendendola attuale, la lingua italiana di due secoli fa. Esilarante e malinconico, buffo e preciso, il nuovo romanzo di Alessandro Zaccuri ci ricorda come, anche quando gli ostacoli sembrano prevalere, la scelta rimane sempre possibile e necessaria. Scegliere conviene, e conviene diventare ciò che siamo.

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PORTAMI CON TE QUANDO TE NE VAI - David Levithan e Jennifer Niven
MAG C 9870

Due voci, due vite, due personaggi spezzati ma determinati a combattere. Cara Bea, non sono arrabbiato con te. Non ti biasimo. Però mi devi una spiegazione, quello sì. Lo so che sei andata via. Lo sappiamo tutti. Ezra l'ha appena scoperto: Bea se n'è andata. Sua sorella non ha lasciato nulla dietro di sé. Nessun biglietto, nemmeno una parola. E lui si sente perso, confuso e proprio non capisce perché lo abbia lasciato indietro, visto ciò che li lega e i segreti terribili che per anni hanno custodito tra le mura di casa. Poi, Ezra trova un biglietto. Sopra c'è appuntato solo un indirizzo mail. E lui inizia a scrivere. Bea è stanca di fingere che le cose vadano bene. Lo fa da quando sua madre si è risposata. Ma adesso non ha più intenzione di sopportare l'indifferenza e le umiliazioni e da mesi progetta la fuga. Una fuga perfetta in cui Bea salverà suo fratello, salverà entrambi, lei e lui, scappando lontano da una famiglia che non la ama e non le appartiene. Poi però riceve una mail. Una mail che stravolge i suoi piani e cambia la posta in gioco. Bea parte, ma senza Ezra. Deve farlo, perché insieme a lui non potrebbe trovare le risposte che cerca. Gli lascia allora una mail, nella speranza che, come per lei, anche per lui un indirizzo possa cambiare le cose...

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RITORNARTA ALLA LUCE - Valentina Mattia
MAG C 9871

Per uno strano scherzo del destino, Lia, una dei protagonisti della storia, si ritrova a venire al mondo due volte. È convinta di essere sopravvissuta al crollo delle torri gemelle, di aver superato il periodo di cura nella clinica per disturbi alimentari, di aver fatto l'amore con Costanzo. Ignora che tutto questo è stato soltanto un sogno, che vegeta in un letto d'ospedale da quasi un anno. Risvegliarsi equivale a vivere un'altra vita, che non le appartiene più. Fino all'ultimo sguardo è un viaggio fatto a tappe, nei sentieri di una mente scomoda, affollata di voci e di immagini che incitano a non fermarsi, a ricercare a tutti i costi la verità; è un inno all'amicizia vera che non diventerà mai cenere.

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TRE CENE - Francesco Guccini
MAG C 9873

Tre storie, un coro di voci riunite in osteria per cogliere l'attimo fuggente di una serata tra amici. Dagli anni Trenta, con la loro fame e la loro energia, fino alla soglia disillusa del nuovo millennio, passando dalle speranze dei Settanta, tre compagnie di amici si avvicendano intorno a una tavola imbandita, scherzano, ricordano, litigano, s'innamorano, brindano. «È stato tanti anni fa, alla fine degli anni Trenta. C'era questo gruppo di coetanei, allora eran ragazzi (ora sono tutti morti anche un paio li ho conosciuti), che decisero di andare a fare una gran mangiata e una gran bevuta. Era poco prima di Natale e quella sera, anzi notte, perché era una cena, aveva iniziato a nevicare...» «Non aspettatevi grandi avvenimenti dalle cose che andrò raccontando, fulminanti colpi di scena come agnizioni improvvise o finali drammatici o misteri iniziali che poi, a poco a poco, logicamente sgretolati dalle deduzioni di un abile investigatore, si dipanano e si mostrano in tutta la loro enigmatica chiarezza»: così ci avverte Francesco Guccini, in apertura del primo dei tre racconti che compongono questo libro. «È semplicemente la storia di una cena, e di alcuni amici; una storia di quelle quasi come le favole che ci raccontavano da piccoli, già sentita tante volte ma che amavamo ci raccontassero ancora e ancora, per il solo piacere di stare lì ad ascoltare...»

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MARE MOSSO - Francesco Musolino
MAG C 9895

La notte del 24 dicembre 1981 Radio Cagliari intercetta l'SOS di un cargo turco alla deriva, la Izmir. Nella pancia della nave, in balìa del vento di maestrale forza sette, ci sono seicento tonnellate di pesce surgelato. Potrebbe affondare da un momento all'altro. Quella notte, quando il telefono squilla, Achille Vitale sale a bordo della Renault R4 e chiama a raccolta la sua piccola ciurma, organizzando i soccorsi. Achille ha trent'anni, è un ingegnere navale e dirige per conto del Cavaliere – un facoltoso armatore napoletano – una flotta di rimorchiatori a Cagliari. Il suo mestiere è quello di uscire in mare – di giorno o di notte, con qualsiasi tempo, in soccorso di yacht, motoscafi, navi cargo e petroliere in difficoltà – rischiando la vita senza paura. In quella medesima e fredda notte della vigilia del 1981, ad Atene c'è un uomo molto interessato a recuperare il carico della Izmir. Qualcosa di illegale e di gran valore. Cosa nasconde davvero la pancia d'acciaio della nave cargo? Riuscirà Achille Vitale a condurla in porto, affrontando la potenza feroce del mare in tempesta, i ripetuti guasti allo scafo e le spericolate contromosse attuate da quel misterioso uomo di Atene?

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MANGIA PREGA AMA - Elizabeth Gilbert
MAG C 9868

Liz è bella, bionda, solare; ha una grande casa a New York, un matrimonio perfetto, un lavoro invidiabile. Eppure, in una notte autunnale, si ritrova in lacrime sul pavimento del bagno, con l'unico desiderio di essere mille miglia lontana da lì. Quella notte, Liz capisce di non volere niente di tutto quello che ha, e fa qualcosa di cui non si sarebbe creduta capace: si mette a pregare. Come reagireste se Dio (o qualcosa che gli assomiglia) venisse a toccarvi il cuore e la mente, non per invitarvi alla pazienza e alla rassegnazione, ma per dirvi che avete ragione, quella vita non fa per voi? Probabilmente fareste come Liz: tornereste a letto, a pensarci su. A raccogliere le forze, perché il bello deve ancora venire. Un amarissimo divorzio, una tempestosa storia d'amore destinata a finir male e, in fondo, uno spiraglio di luce: un anno di viaggio alla scoperta di sé. In questo irresistibile diario-confessione, Elizabeth Gilbert ci racconta le tappe della sua personalissima ricerca della felicità: l'Italia, dove impara l'arte del piacere, ingrassa di 12 chili e trova amici di inestimabile valore; l'India, dove raggiunge la grazia meditando in compagnia di un idraulico neozelandese dal dubbio talento poetico; e l'Indonesia, dove uno sdentato sciamano di età indefinibile le insegna a guarire dalla tristezza e dalla solitudine, a sorridere e a innamorarsi di nuovo. "Mangia prega ama" è la storia di un'anima irrequieta, con cui è impossibile non identificarsi.

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I MIEI GIORNI ALLA LIBRERIA MORISAKI - Satoshi Yagisawa
MAG C 9896

Jinbōchō, Tōkyō: il quartiere delle librerie, paradiso dei lettori. Benché si trovi a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni, è un angolo tranquillo, un po' fuori dal tempo, con file di vetrine stipate di volumi, nuovi e di seconda mano. Non tutti lo conoscono, i più vengono attratti dalle mille luci di Shibuya o dal lusso di Ginza, e neppure Takako – venticinquenne dalla vita piuttosto incolore – lo frequenta, anche se proprio a Jinbōchō si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni: un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza adibita a magazzino al piano superiore. È il regno dello zio Satoru, che ai libri e alla Morisaki ha dedicato la vita, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato. Entusiasta e un po' squinternato, Satoru è l'opposto di Takako, che non esce di casa da quando l'uomo di cui era innamorata le ha annunciato che sposerà un'altra. Ed è proprio lui, l'eccentrico zio, a lanciarle un'imprevista ancora di salvezza proponendole di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di qualche ora di lavoro. Takako non è certo una gran lettrice ma, quasi suo malgrado, si lascia sorprendere e conquistare dal piccolo mondo di Jinbōchō. Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con uno sconosciuto ossessionato da un misterioso romanzo e rivelazioni sulla storia d'amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.

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AMORE MATRIMONIO - Monica Ali
MAG C 9897

Studentessa di medicina a Londra, Yasmin Ghorami ha diversi motivi per non lamentarsi: una famiglia che la ama, una promettente carriera come medico e soprattutto un bel fidanzato, Joe Sangster, compagno di università e futuro sposo. Eppure, quando le nozze ormai si avvicinano, l'incontro tra la sua famiglia e quella di Joe si rivela per lei fonte di grande ansia e imbarazzo: mentre i genitori di Yasmin, arrivati a Londra dal Bengala molti anni prima, sono una coppia tradizionale, unita da un matrimonio di convenienza, la madre di Joe, Harriet – convinta femminista, ricca, colta e snob – è una donna single che ha cresciuto il figlio da sola. Quando i Ghorami – Shaokat, un po' impacciato nel suo completo troppo largo, e Anisah, avvolta in un coloratissimo abito e carica di pietanze fritte – fanno il loro ingresso nell'elegante casa di Primrose Hill, due mondi entrano in collisione e da quel momento nulla sarà più come prima. Mentre le loro famiglie si avvicinano, l'idillio della giovane coppia si spezza. Yasmin e Joe si trovano ad affrontare una crisi che li mette davanti al passato dei propri cari e a una lunga lista di segreti, tradimenti e bugie. Entrambi saranno costretti a chiedersi cosa significhi il matrimonio: una scelta d'amore libera e revocabile, come per Harriet, o una contrattazione quotidiana e duratura come quella dei Ghorami? In una Londra cosmopolita che a distanza di vent'anni richiama da vicino il suo indimenticabile esordio letterario Brick Lane, Monica Ali ritrae magistralmente la bellezza e la brutalità della famiglia contemporanea e racconta con ironia e profondità le contraddizioni che ruotano attorno al matrimonio, al desiderio, all'amore.

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DALLA. AVREI SOLO VOLUTO GIRARE IL CIELO - Fulvio Frezza
MAG C 9901

È innegabile che Lucio Dalla abbia lasciato una traccia indelebile nella mente, nelle orecchie, nel cuore e nella fantasia di tutti coloro che lo hanno ascoltato, amato, sognato. Una traccia, non solo musicale, che è sempre diversa ogni qual volta la si riascolti. Dalla è sempre stato e ancora più che mai rimane, unico, irripetibile, inimitabile. Una fragranza di messaggi inviati attraverso le sue parole, le sue canzoni, le sue battaglie civili che continuano a sbocciare. Un racconto delicato, come Fulvio Frezza ama scrivere, e che farà scoprire aneddoti non ancora conosciuti su questo straordinario artista.

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TREMA LA NOTTE - Nadia Terranova
MAG C 9807

28 dicembre 1908: il piú devastante terremoto mai avvenuto in Europa rade al suolo Messina e Reggio Calabria. Nadia Terranova attinge alla storia dello Stretto, il luogo mitico della sua scrittura, per raccontarci di una ragazza e di un bambino cui una tragedia collettiva toglie tutto, eppure dona un'inattesa possibilità. Quella di erigere, sopra le macerie, un'esistenza magari sghemba, ma piú somigliante all'idea di amore che hanno sempre immaginato. Perché mentre distrugge l'apocalisse rivela, e ci mostra nudo, umanissimo, il nostro bisogno di vita che continua a pulsare, ostinatamente. Ho trascorso su questa riva tutte le notti della mia vita, e del mio finto orizzonte conosco ogni inganno: gli occhi di chi nasce davanti al mare si perdono all’infinito, ma il mio mare è diverso, ti spinge indietro come uno specchio. Io sono nata con il muro di un’altra costa a bloccarmi lo sguardo: per questo, forse, non me ne sono mai andata, anche quando l’acqua mi ha offesa e ingannata, ha violato la mia giovinezza e distrutto chi ero. «C'è qualcosa di piú forte del dolore, ed è l'abitudine». Lo sa bene l'undicenne Nicola, che passa ogni notte in cantina legato a un catafalco, e sogna di scappare da una madre vessatoria, la moglie del piú grande produttore di bergamotto della Calabria. Dall'altra parte del mare, Barbara, arrivata in treno a Messina per assistere all'Aida, progetta, con tutta la ribellione dei suoi vent'anni, una fuga dal padre, che vuole farle sposare un uomo di cui non è innamorata. I loro desideri di libertà saranno esauditi, ma a un prezzo altissimo. La terra trema, e il mondo di Barbara e quello di Nicola si sbriciolano, letteralmente. Adesso che hanno perso tutto, entrambi rimpiangono la loro vecchia prigione. Adesso che sono soli, non possono che aggirarsi indifesi tra le rovine, in mezzo agli altri superstiti, finché il destino non li fa incontrare: per pochi istanti, ma cosí violenti che resteranno indelebili.

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COLIBRI' SALAMANDRA - Jeff VanderMeer
MAG C 9855

Jeff VanderMeer dopo l'Area X ci conduce in un nuovo, misterioso territorio sull'orlo dell'apocalisse: il nostro presente. «Se mi stai leggendo fa' conto che io sia già morta». Jane è un'analista specializzata in cybersecurity. Un giorno, nel suo caffè di fiducia, riceve una busta dal barista. Qualcuno l'ha pagato affinché gliela consegnasse. Dentro la busta ci sono una chiave, un indirizzo e un numero: 7. Jane si fa portare all'indirizzo, scoprendo che si tratta di un magazzino. Dentro il deposito numero 7 trova il primo indizio: una scatola con un colibrí imbalsamato di una varietà estinta da tempo e un biglietto con su scritto «Colibrí… Salamandra. Silvina». Jane è turbata: le salamandre rappresentano per lei un ricordo molto caro legato alle scorribande con suo fratello Ned, scomparso da ragazzo, e di quando insieme, lungo il fiume, andavano alla ricerca di questi animali. Jane è decisa a capire, anche a costo di scivolare tra le maglie soffocanti di una cospirazione mondiale. In un mondo sull'orlo del disfacimento, tra pandemie sconosciute, devastanti effetti dovuti ai cambiamenti climatici e un controllo impietoso della vita privata, Jane deve muoversi in fretta perché sente che non c'è piú tempo, per lei, per Silvina, e per il pianeta. Con la sua scrittura ipnotica e avvolgente, Jeff VanderMeer sa usare come nessun altro oggi trame avventurose per raccontare il presente. Attraverso i temi che gli sono piú cari – i cambiamenti climatici, l'Antropocene, il rapporto autodistruttivo con la natura – con Colibrí Salamandra VanderMeer firma ancora una volta un'invenzione narrativa visionaria e grandiosa.

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L'UOMO CHE SUONAVA BEETHOVEN - Jean-Baptiste Andrea
MAG C 9847

Joseph suona il pianoforte nelle stazioni e negli aeroporti. Suona e aspetta. Finché un giorno Rose, il suo primo amore, non scenderà per caso da un treno o da un aereo riaffiorando dal passato. Quasi nessuno si accorge di lui. I piú attenti apprezzano il tocco delle sue dita esperte ma la maggior parte attraversa veloce i grandi atrii. A quei pochi che gli chiedono di lui, Joseph racconta della propria vita. La morte dei genitori quando aveva quindici anni, l'orfanotrofio sui Pirenei, la crudeltà dell'abate. Joseph è sopravvissuto solo grazie a una strana società segreta e all'incontro con Rose. E adesso non può che aspettare ciò che gli è stato promesso.

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VOLEVO ESSERE MADAME BOVARY - Anilda Ibrahimi
MAG C 9852

Hera torna a casa dopo tanti anni, per una fuga d'amore. Chissà cosa direbbero le sue antenate, ora che anche lei ha fatto una brutta fine come Emma Bovary: l'uomo con cui viaggia parla la sua stessa lingua ma non è suo marito. Skerd le fa sentire di nuovo che la bellezza è un rischio, il desiderio una provocazione, le donne seducenti come lei una minaccia. Certo, appartenere a qualcuno può sembrare rassicurante, ma presto si mostra per ciò che è davvero: una gabbia. E da quella gabbia, anche se dentro non si sta poi cosí male, Hera dovrà fuggire ancora una volta, come tanto tempo prima. Un'educazione sentimentale ironica e intelligente, capace di rovesciare molti stereotipi su ciò che crediamo di sapere delle donne. Hera è nata in un Paese del socialismo reale dove la donna lavora almeno quanto l'uomo e la bellezza è una colpa, soprattutto per una ragazza ambiziosa come lei. Da piccola divorava i romanzi di Tolstoj e Balzac, in cui le eroine sono tutte fedifraghe e di solito fanno una brutta fine, ma anche tanti libri di propaganda secondo cui l'ideale femminile è sposarsi e lavorare in campagna. Hera è cresciuta cosí, in bilico tra il desiderio di diventare qualcuno e la consapevolezza di dover rigare dritto, tra la voglia di vestirsi alla moda sfidando le censure del regime e i rimproveri di nonna Asmà. Poi, un giorno, è partita per Roma. In Italia all'inizio ha sofferto, si è sentita smarrita. Insieme a Stefano però ha trovato il suo centro: è diventata un'artista, ha dei figli che ama, non ha piú avuto paura di sembrare troppo.

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IL DUCA - Matteo Melchiorre
MAG C 9856

Un paese di montagna, un'antica villa con troppe stanze, l'ultimo erede di un casato ormai estinto, lo scontro al calor bianco tra due uomini che non sembrano avere nulla in comune... Quanto siamo fedeli all'idea di noi stessi che abbiamo ricevuto in sorte? Matteo Melchiorre ha costruito una storia tesissima ed epica sulla furia del potere, le leggi della natura e la libertà individuale. Un romanzo che ci interroga a ogni riga sulla forza necessaria a prendere in mano il proprio destino: «il modo giusto per liberarsi del passato non è dimenticarlo, ma conoscerlo». L'ultimo erede di una dinastia decaduta, i Cimamonte, si è ritirato a vivere nella villa da sempre appartenuta alla sua famiglia. La tenuta giganteggia su Vallorgàna, un piccolo e isolato paese di montagna. Il mondo intorno, il mondo di oggi, nel quale le nobili dinastie non importano piú a nessuno, sembra distante. L'ultimo dei Cimamonte è un giovane uomo solitario che in paese chiamano scherzosamente «il Duca». Sospeso tra l'incredibile potere del luogo, il carico dei lavori manuali e le vecchie carte di famiglia si ritrova via via in una quiete paradossale, dorata, fuori dal tempo. Finché un giorno bussa alla sua porta Nelso, appena sceso dalla montagna.

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LA NOVELLA DEL BUON VECCHIO E DELLA BELLA FANCIULLA E ALTRI RACCONTI - Italo Svevo
I C 111

Un caposaldo della letteratura italiana del Novecento. Una raccolta di Italo Svevo, ad alta leggibilità, accessibile a tutti, a grandi caratteri, elevata interlinea e rientri ripetuti. Incentrato sull'uomo e sulla introspezione psicologica, Svevo utilizza una ironia sferzante e originale. Oltre a "La novella del Buon Vecchio e della Bella Fanciulla", qui troviamo i racconti brevi "Proditoriamente", "La mia Tribù" e "Il Vecchione", l'incompiuto romanzo che, nelle intenzioni di Svevo, doveva essere il seguito de "La Coscienza di Zeno".