SCELTI PER VOI
Rubrica a cura di Emanuele Romallo
FEBBRAIO 2022
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SAGGISTICA
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L’ARCHITETTURA ITALIANA DEL ‘200 E ‘300 - Giulio C. Argan
MAG D 6043

Scritto nel 1937, questo saggio non si distacca, per impostazione ed orientamento (ne è anzi il seguito), dal lavoro su "L'architettura protocristiana preromanica e romanica".

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DIZIONARIO DEL BIBLIOMANE - Antonio Castronuovo
D 3235/1214

«Questo libro - avverte l'autore - racconta una nutrita serie di fatti inerenti all'amore per i libri, e tutti comprovano che si tratta di un mondo zeppo di ossessioni, frenesie, capricci e irragionevoli stramberie». Chi entra in queste pagine sprofonda subito nel lazzaretto dei morbi librari, tra le monomanie, le fobie, l'avidità e gli smodati vaneggiamenti che affliggono gli accumulatori di libri (siano essi collezionisti, cacciatori, predatori, semplici compratori, bibliofili, bibliomani, bibliofagi...); una moltitudine di figure crocifisse al proprio delirio: il libro inteso come oggetto materiale, come merce e come idea, mezzo o strumento. Tutto nasce da un'assurdità insita nella formazione stessa di una biblioteca: «Che senso ha affastellare libri, che costituiscono un pesante problema di conservazione e pulizia? Che senso ha se ognuno di quei libri verrà toccato sì e no ogni quindici anni?». Da questo ramo guasto germinano i frutti: i mille tipi di insania, le tante storie di persone reali, gli episodi stravaganti e spesso al limite dell'incredibile che queste pagine svelano. Dominati da una ironia affilata e non feroce, i brevi ritratti di Antonio Castronuovo bersagliano anche chi di libri vive: i librai, gli editori, gli scrittori. E svelano infine il paradosso di fondo: le fonti su cui s'incardina questo catalogo di morbosità sono a loro volta libri accumulati, alcuni rari, altri bizzarri, spesso del tutto superflui. E così, la figura del «biblio-patologo» che l'autore dichiara di voler fondare - e in cui furtivamente s'incarna - serve a diagnosticare il morbo da cui egli stesso è affetto: quello incurabile della bibliofilia.

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LO SCRITTORE SENZA NOME - Ezio Mauro
MAG C 9595

Andrej Sinjavskij era soltanto la metà di una storia. L'altra metà si chiamava Yulij Daniel'. Insieme, i due scrittori russi sfidarono il regime sovietico con l'arma più potente e più temuta - la parola - pubblicando i loro libri in Occidente con gli pseudonimi di Abram Terz e Nikolai Arjak. Insieme, a soli quattro giorni di distanza, furono arrestati dal Kgb e nel '66 giudicati in un processo che diventò uno scandalo mondiale, il primo dopo la caduta di Chruscëv e delle illusioni riformiste. Per loro la condanna fu quasi identica, cinque e sette anni di carcere e lavoro forzato nel gulag. Su entrambi, l'ultimo giorno del processo risuonarono le parole del giudice istruttore, la sua certezza impenetrabile: "Può darsi che fra vent'anni avrete ragione voi, ma per il momento sono io che ho ragione". Poi il potere sovietico pensò di rompere il filo di quell'amicizia intellettuale tanto profonda da trasformarsi in politica, e tanto forte da tradurla in opposizione: aprì a Sinjavskij la via dell'esilio, mentre Daniel' restava confinato in patria. Sinjavskij viveva a Parigi, insegnava alla Sorbona e i suoi libri si dovevano fermare all'immenso confine dell'Urss. Così lo scrittore veniva proibito nel suo Paese fino a essere dimenticato. Più difficile la partita a scacchi tra il potere e Yulij Daniel'. Lui viveva in patria, dopo il campo era tornato a Mosca in una casa vicino alla stazione Sokol del metrò. Non svolgeva alcuna attività sospetta. Ma la sua vita, il suo nome, la sua identità lo confermavano intellettuale per sempre e dissidente in eterno. Sul suo nome calò un'ombra. Ma lui, continuamente, tra sé e sé ripeteva: Julij Markovic Daniel', scrittore e traduttore, già condannato per attività antisovietiche, uscito dal gulag, residente a Kaluga, vivente a Mosca, via Novaja Pishanaja, ingresso 3, piano secondo, appartamento numero 52. Tutto questo, per colpa di due libri.

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MANGIARE DIO - Matteo Al Kalak
MAG C 9666

L'intento di questo libro è ripercorrere le diverse modalità con cui il sacramento entrò nella vita dei credenti e nelle dinamiche comunitarie, in una tensione, appunto, tra spirito e materialità. L'eucarestia: un paradosso e uno scandalo, ripetutamente evocato nell'Occidente cristiano. Il legame tra il pane dell'eucarestia e la sostanza del corpo di Cristo è un connotato distintivo del mondo cristiano. Per quanto ai culti antichi non fosse estraneo il sacrificio della divinità e i pasti rituali fossero un uso comune, l'eucarestia conserva elementi di radicale irriducibilità ad altri sistemi cultuali e dottrinali. I cristiani furono investiti pressoché subito da accuse di cannibalismo, che si saldarono con imputazioni di infanticidio, incesto e altre immoralità che avevano nella carne il loro denominatore comune. La pratica di "mangiare Dio" scandalizzò molti pagani e continuò a costituire una pietra d'inciampo lungo i due millenni di vita della Chiesa. Messa in discussione da teologi e pensatori medievali, contestata ai tempi della Riforma protestante, l'eucarestia resta un sacramento controverso, difficile da comprendere e, allo stesso tempo, essenziale. Il libro di Al Kalak ripercorre con acutezza le diverse modalità con cui il corpo di Dio entrò nella vita dei credenti, con un'attenzione particolare all'Italia cattolica: una storia in bilico tra spirito e materialità, che non smette di animare il dibattito fino a noi. La pratica di mangiare Dio scandalizzò molti pagani, e i padri della Chiesa – da Tertulliano a Minucio Felice – dovettero ribattere punto su punto per spiegare la natura del pasto eucaristico e la sua diversità rispetto ai culti misterici. Si trattava di un paradosso che, nei ricorsi della storia, sarebbe stato evocato di nuovo, ricomparendo nel pieno della contrapposizione interna alla cristianità ai tempi della Riforma protestante. Sulla spinta della frantumazione religiosa innescata da Lutero, l'Occidente cristiano si trovò diviso sul valore da attribuire al pasto consumato da Cristo prima di morire. Se per i luterani la fisicità del corpo di Gesú, con la sua carne e il suo sangue, rimase in qualche modo un connotato del sacramento, per la maggior parte dei riformati nell'ostia non si poté scorgere nulla di piú che una presenza spirituale (e spesso nemmeno quella). Il legame tra il pane dell'eucarestia e la sostanza del corpo di Cristo divenne un connotato distintivo del mondo cattolico. L'intento di questo libro è ripercorrere le diverse modalità con cui il sacramento entrò nella vita dei credenti e nelle dinamiche comunitarie, in una tensione, appunto, tra spirito e materialità. Studiare le diverse declinazioni della prassi e della devozione eucaristica consente infatti di far emergere la pervasività del sacramento rispetto alla società che la Chiesa tentò di plasmare e, allo stesso tempo, di cogliere i problemi che il prodigioso potere della carne e del sangue di Dio creò alle stesse autorità che ne propagavano gli effetti e ne perpetuavano l'esistenza.

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FEMONAZIONALISMO - Sara R. Farris
MAG C 9621

Il concetto di femonazionalismo, coniato da Sara R. Farris in questo libro, è già diventato una categoria analitica di riferimento per molte pubblicazioni e dibattiti femministi. Una cornice teorica per leggere un fenomeno inaspettato dell'epoca contemporanea: l'uso da parte dei partiti di estrema destra della rivendicazione dell'uguaglianza di genere per portare avanti politiche islamofobe e razziste. Oggetto di indagine sono le strategie comunicative della Lega di Matteo Salvini, del Front National francese di Marine Le Pen e del Pvv di Geert Wilders nei Paesi Bassi. Le loro retoriche insistono sull'idea che gli uomini migranti siano un pericolo per le società occidentali dato il loro atteggiamento oppressivo verso le donne. Una narrazione di cui troviamo ricorrenze storiche nelle politiche coloniali impegnate a rappresentare gli uomini Altri come minacce sessuali e le donne Altre come proprietà dei "salvatori" bianchi. Ma il femonazionalismo è una ideologia che scaturisce da un'inedita intersezione tra nazionalisti, politici neoliberisti e alcune associazioni femministe e donne delle istituzioni. Una convergenza che nasce dalla volontà di mantenere la catena materiale della produzione e della riproduzione sociale. Nascondendo le disuguaglianze strutturali dietro conflitti culturali il femonazionalismo contribuisce alla riorganizzazione neoliberista del welfare. Se gli uomini migranti sono accusati di "rubare il lavoro" o essere dei "parassiti del welfare", le donne migranti invece permettono agli europei e alle europee di lavorare nella sfera pubblica garantendo quel lavoro di cura che le ristrutturazioni neoliberiste hanno mercificato: lavori domestici, baby sitting e assistenza per anziani e disabili. Ne viene fuori una contraddizione di fondo: si sostiene di voler emancipare le donne non occidentali relegandole in quella sfera lavorativa da cui i movimenti femministi hanno storicamente cercato di liberare le donne. E riducendo il tema dei diritti di genere a uno scontro di civiltà si legittimano le molteplici forme di oppressione che ancora colpiscono le donne.

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LA NASCITA DEL RESTAURO - Alessandro Pergoli Campanelli
MAG C 9510/1

La nascita del restauro quale noi oggi lo intendiamo viene comunemente fatta risalire al XVIII secolo. In questo volume, invece, se ne riconoscono le radici in epoche molto più lontane, in un percorso di ricerca che intende risalire alle origini della moderna idea di restauro nel pensiero occidentale. Il tutto è indagato con riferimento alle vicende dell'intera Europa, in un ampio periodo che dal tardo neolitico arriva agli inizi del Medioevo, più precisamente agli anni del pontificato di papa Gregorio I Magno, fra VI e VII secolo. In serrata sequenza viene proposta, tradotta e analizzata una copiosa serie di testi antichi e provvedimenti legislativi, scaglionati lungo un arco cronologico che va dalla Grecia alla tarda antichità, puntualmente tradotti e commentati, inestimabile serbatoio di informazioni e riflessione. Al pari si presentano molti interventi di consapevoli "restauri" realizzati già in epoche antiche, al fine di provare a ricostruire lo sviluppo sia delle tecniche sia dell'idea stessa di restauro. L'originale tesi sostenuta dall'autore è che la particolare sensibilità per la conservazione della materia autentica, tipica dell'approccio italiano alla cultura del restauro, si sia formata sul finire del mondo antico a partire dal sincretismo fra la cultura cristiana e le strutture giuridiche del mondo romano.

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LA FRAGILITA’ DEL BENE - Paolo Crepet
MAG C 9663

Amore, amicizia, felicità. Tre parole sacre da cui ripartire sempre, tre modi di vivere il coraggio dei sentimenti e prendersi cura della loro estrema fragilità. Un saggio appassionato che mette a fuoco i legami che rendono uniche le nostre vite. Si fa presto a dire amare, ma quante sono le persone che possono dirsi innamorate sul serio? E quante quelle capaci di andare oltre l'innamoramento? Una cosa è certa: l'amore non può diventare un laconico messaggio lanciato nell'universo distratto, né può contare sulla probabilità che un'anima ne incroci un'altra nella notte dei giochi tecnologici. L'amore ha bisogno di essere contaminato, anche quando costa, anche quando sa di amaro e di lacrime. Sentimento «piú dogmatico dell'amore» è l'amicizia, che non conosce sfumature di comodo, che è tutto o niente, e ha bisogno di ancora piú coraggio dell'amore, perché richiede l'assoluta conquista dell'altro e la totale perdita di sé. Ultima tappa di questa guida amichevole sul sentiero della maturità affettiva è la felicità: per raggiungerla, dobbiamo impegnarci ad avviare una piccola rivoluzione della gioia e della positività. Perché essere felici può accadere molto piú spesso di quanto immaginiamo, dobbiamo solo lasciare che accada.

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HOBBITOLOGIA - Paola Cartoceti, Chiara Codecà
MAG C 9496/7

Dopo "Potterologia", Marina Lenti, affiancata da Paolo Gulisano, propone una nuova antologia di saggi brevi su "Lo Hobbit", il primo romanzo tolkieniano, tornato recentemente in auge con la trilogia diretta da Peter Jackson. Saggi agili ma approfonditi, scritti da un dream-team di esperti del genere Fantastico, l'analisi del romanzo d'esordio di Tolkien da dieci diverse angolazioni.

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POTTEROLOGIA - Marina Lenti
MAG C 9496/6

A quattro anni dall'uscita, la prima edizione di Potterologia è andata completamente esaurita. Non si è invece esaurito l’interesse del pubblico per gli approfondimenti di alcuni temi della saga scritta da J.K. Rowiling. Torna quindi in libreria quest’opera molto richiesta, ma siccome un (as)saggio non deve essere mai uguale all’altro, conterrà qualche aroma e qualche sapore aggiuntivo. Non solo ampliando il saggio dedicato alla magizoologia alla luce delle ultime informazioni sulla trasposizione cinematografica degli Animali fantastici: dove trovarli, ma includendo anche un nuovo contributo, un saggio sull’evoluzione della scrittura per ragazzi che mette a confronto le figure di Oliver Twist e di Harry Potter. E grazie all'aggiunta di un gusto nuovo di zecca, anche il sottotitolo dell'antologia è cambiato: non più 10 as-saggi allora, bensì 10 as-saggi +1, in omaggio alle immortali Gelatine Tuttigusti.

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BIOPOLITICA E LIBERALISMO - Michel Foucault
MAG D 6031

Fin dalla prima lezione questo corso si caratterizza come la continuazione del precedente. Dopo aver mostrato come l’economia politica, durante il diciottesimo secolo, segni la nascita di una nuova razionalità nell’arte di governo – governare meno con il massimo dell’efficacia in funzione della naturalità dei fenomeni che si hanno di fronte – Foucault intraprende l’analisi delle forme della governamentalità liberale. Si tratta di descrivere la razionalità politica all’interno della quale sono stati affrontati i problemi della vita e della popolazione. ‟Studiare il liberalismo come quadro generale della biopolitica”, questo l’intento di Foucault. Quali sono dunque i tratti specifici dell’arte liberale di governare così come viene delineandosi durante il diciottesimo secolo? Quale crisi di governamentalità caratterizza il mondo contemporaneo e quali revisioni dell’arte liberale di governare ha determinato? È a questo compito di diagnosi, in particolare, che risponde lo studio di due grandi scuole neoliberali del Novecento, l’ordoliberalismo tedesco e il neoliberismo della Scuola di Chicago – unica incursione di Foucault nella storia contemporanea durante tutto il suo insegnamento al Collège de France. Questa analisi mette in luce il ruolo paradossale che gioca la società civile in rapporto al governo. La società rappresenta infatti il principio in nome del quale il governo liberale deve autolimitarsi: obbliga il governo a domandarsi senza sosta se non governa troppo, svolgendo così un ruolo critico rispetto a ogni suo eccesso. Ma la società è anche il bersaglio di un permanente intervento di governo finalizzato non a restringere le libertà formalmente riconosciute, ma a produrre, moltiplicare e garantire quelle libertà di cui ha bisogno il sistema liberale. La società civile, che la versione classica del pensiero liberale oppone allo stato, è, nell’età dell’homo oeconomicus, il correlato indispensabile della tecnologia liberale di governo. I temi affrontati, i concetti utilizzati (oggi ampiamente ripresi dagli studiosi di critica sociale) rivestono un interesse eccezionale che va ben oltre l’ambito dello studio del pensiero di Foucault e si inscrive a pieno titolo nella riflessione odierna sul controllo sociale e sulle possibilità di libertà nelle società contemporanee.

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FOUCAULT INGOVERNABILE - Ottavio Marzocca
MAG D 6029

Nelle letture recenti del pensiero di Foucault, a torto o a ragione, si è insistito molto sulla biopolitica. Il che ha offuscato l'importanza della genealogia detta governamentalità che è la cornice in cui il filosofo francese colloca la stessa biopolitica. In questa cornice egli pone anche la sua analisi di liberalismo e neoliberalismo, che consente fra l'altro di mettere a fuoco il controverso rapporto di queste forme di governo con la democrazia. La governamentalità inoltre interagisce con i temi della cura di sé e del coraggio della verità che si impongono nelle ultime ricerche di Foucault. In questa interazione il primo tema si apre a possibili declinazioni in termini di 'auto-governo dell'ethos' come cura del mondo; il secondo invece rivela forti potenzialità critiche verso le forme neoliberali della libertà. Da questa angolatura il neoliberalismo può essere posto in discussione per i suoi effetti problematici sull'ethos sociale prevalente inteso sia come modo di rapportarsi al potere sia come modo di abitare il mondo.

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MEDITERRANEO BLUES - Iain Chambers
MAG D 6004

Il blues del Mediterraneo è rap, elettronica, raï, rebetiko e trap, ed è la colonna sonora nelle metropoli del sud del mondo, dal Cairo a Nairobi passando per Napoli, in cui non esiste distinzione tra musiche autentiche e musiche importate. I suoni non rispettano i confini nazionali e portano con sé le tracce del colonialismo europeo, perché quella storia fa parte delle lingue e nei ritmi di oggi. L'obiettivo di questo libro piccolo saggio dedicato ai suoni è di mostrare una narrazione diversa, in cui il sud del mondo si rivela parte fondamentale della cosiddetta modernità fin dal suo inizio, e non elemento estraneo e sempre in ritardo, sempre indietro, rispetto al nord. Nei versi di Mahmood, nella chitarra elettrica dei Tinariwen, nel successo di Umm Kalthum e nelle ricerche sulla voce di Demetrio Stratos, è nascosto un invito a capire che non solo la musica, ma anche concetti come la cittadinanza e la democrazia viaggiano, vengono tradotti e trasformati. I suoni registrano questi percorsi e ci fanno ascoltare altre storie.

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IL TEMPO DELLA MALAFEDE - Nicola Chiaromonte
MAG D 6025

La straordinaria figura di Nico Chiaromonte, discepolo di Caffi, amico di Camus, Hannah Arendt e Malraux, assieme al quale combattè nella guerra di Spagna, critico di ogni ideologismo, di ogni totalitarismo, di ogni società che vive nella malafede, e che è pronta a credere a ogni menzogna. Fu nemico del mito dello Stato nato con la modernità, e che accomunò Mussolini, Stalin e Hitler. Fu direttore con Silone di "Tempo Presente" e studioso e critico teatrale. Incompreso dalla sinistra, continuò a credere nella necessità di gruppi e comunità che si opponessero alla deriva dell'Occidente, oppressiva e permissiva insieme.

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I FIGLI CHE BELLA FATICA - Grazia Honneger Fresco
MAG D 6027

In un contesto sociale sempre più difficile, condizionato dall'invasività dei media e del consumo, dalla crisi del sistema scolastico e delle strutture portanti della società. II mestiere di genitore rimane tuttavia il più centrale di tutti: suggerimenti e consigli per affrontare nel modo più sereno e responsabile questo dovere all'interno di un mondo in continua mutazione.

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LISA MORPURGO - Melissa Panarello
MAG C 9628

Lisa Morpurgo, la più grande astrologa italiana di tutti i tempi, figura rivoluzionaria capace di rimodellare la tradizione astrologica che l'ha preceduta, di ricostruirla per trarne le lezioni di purezza che cercava. Traduttrice, scrittrice e astrologa per vocazione, Morpurgo si avvicina tardi all'astrologia, ma diventa presto padrona di quest'arte, l'unica in grado di illuminare gli anfratti bui che la mente razionale non riesce né vuole esplorare. Ha due anime la ricerca di Lisa Morpurgo: da un lato il fascino per il cielo, la tensione verso ciò che è invisibile e misterioso, dall'altro il pensiero matematico e razionale, ancorato alla materia e al tangibile. La scrittrice sperimenta coi temi natali: i primi che calcola sono quelli di Gabriel García Márquez e di Dino Buzzati, poi continua con tutti i suoi amici scrittori ed editori. Per lei sono un modo di scandagliare e razionalizzare la natura delle persone, applicando la sua mente precisa e ispirata. Melissa Panarello esplora il lavoro e l'estro di Lisa Morpurgo, accompagnando il lettore nella scoperta di un modo nuovo di leggere le persone e la realtà, in una felice armonia di potente magia e puntuale razionalità.

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JEANNE MOREAU - Lisa Ginzburg
MAG C 9627

Icona del cinema francese e attrice dal talento riconosciuto mondialmente, Jeanne Moreau ha attraversato la vita con interezza e lucidità assolute e speciali. Il suo asse centrale è stato recitare, il suo lavoro: fiamma e combustibile lungo un arco lunghissimo di anni, e la sua identità professionale un fiume di cui le altre parti della vita sono state gli affluenti, costellati di amori e di incontri, di seduzioni e di decisioni. Risalendo gli affluenti, si arriva così al fiume in piena della vita di una donna generosa e rigorosa nei confronti di sé stessa anzitutto, e subito dopo dei molti che l'hanno amata e del suo sconfinato pubblico. La sua esistenza è la storia di un grande amore per la vita, di un talento naturale per stare "dentro" alle cose. Ma è anche la storia di una vita in cui i chiaroscuri della sua forza femminile si rifrangono su dinamiche più lente e meno visibili: è una Jeanne Moreau sfaccettata e umanissima, donna che custodisce, dietro la grande professionalità, silenzi vulnerabili e sogni di altre vite.

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FILOSOFIA DELL’INCOMMENSURABILE - Ottavio Marzocca
MAG C 9636

Il libro indica nella rifondazione complessa delle teorie dello spazio, compiuta dalla scienza post-classica, uno dei motivi ispiratori del pensiero di Bachelard, Serres, Foucault. Deleuze e Virilio. Le questioni dell'opposizione locale-globale e dell'eterogeneità spazio-temporale della realtà fisica si rivelano essere temi di grande fecondità per la comprensione non generica dei nodi teorico-filosofici affrontati da questi autori. Essi hanno avuto la grande capacità di mostrare come il problema dell'incommensurabilità esistente fra molti degli ambiti del reale sia ineludibile per qualsiasi riflessione concernente non solo il sapere, ma anche il potere e, in generale, la condizione umana del nostro tempo. L'incalzare dello sviluppo tecnologico originato dalla scienza oltre-euclidea rende particolarmente evidente la grande sensibilità espressa in tal modo da questi filosofi non tanto verso i problemi effimeri dell'ultimo'ora, quanto verso quelli connessi con l'ontologia dell'attualità.

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LA STANCHEZZA DI ATLANTE - Ottavio Marzocca
MAG C 9637

La società contemporanea, condannata come Atlante a sostenere il peso dell'orbe universale, è ormai stanca e sembra prossima a mandare rovinosamente in frantumi il suo fardello. La tendenza verso la frammentazione localistica del mondo attuale, tuttavia, non ci pone semplicemente di fronte al rischio di disgregazione della civiltà, cui non resterebbe che opporre una disperata resistenza. Più profondamente, essa rinvia anche all'urgenza di riscoprire il valore positivo di quella corrente di anti-universalismo che attraversa la cultura filosofica degli ultimi secoli contrapponendosi alle dominanti visioni globalistiche dello spazio e del tempo della convivenza umana. Compiendo un tentativo in tal senso, questo volume percorre e pone a confronto le posizioni di autori come Herder, Hegel, Nietzsche, Schmitt, Heidegger, Bergson, Foucault, Deleuze. L'intima contraddittorietà dell'universalismo politico dello Stato moderno, l'inanità degli sforzi di totalizzazione compiuti dalle filosofie della Storia, gli esiti catastrofici dell'enfatizzazione del fondamento terrestre della Nazione, appaiono così come il frutto di negazioni sostanziali del dinamismo conflittuale delle società, della multiforme varietà geoculturale dei popoli, del localismo essenziale della territorialità umana; negazioni operate quasi sempre in nome di una modernità che è ormai chiamata a "rivedere" le sue pretese di dominio globale ed irreversibile sul mondo.

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IMMAGINARE IL MUSEO - Maria Teresa Balboni Brizza
MAG C 9602

Questo volume nasce da oltre trent'anni di esperienza nel campo della conservazione e della didattica in un importante museo milanese. Si rivolge ai colleghi, ma anche ai tanti giovani che vorrebbero diventare operatori didattici; agli insegnanti che sempre più utilizzano il museo come libro di testo, ma anche a coloro che, con motivazioni diverse, ne varcano la soglia come visitatori. Immaginare il museo significa pensarlo innanzitutto nel suo rapporto con il pubblico e dunque confrontarsi con le nuove tecnologie, gli apparati didattici, la comunicazione, i problemi espositivi. Ma significa, altrettanto, considerare questo particolarissimo contenitore dal punto di vista dell'immaginario collettivo. Occorrerà dunque riflettere sui luoghi comuni che ancora si accompagnano alla parola «museo», sulle attese, la soddisfazione e le delusioni dei visitatori, condizionati tanto dai nuovi modelli imposti dal consumo culturale e dal turismo di massa, quanto dalla tipologia psicologica individuale. Con la convinzione che il museo sia comunque, per tutti, uno splendido luogo in cui esercitare intelligenza e immaginazione.

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MANIFESTO DELLA CURA - The Care Collective
MAG C 9622

La pandemia ha svelato la centralità sociale dei lavori di cura: badanti, infermiere, lavoratrici domestiche, fattorini, rider e addetti alle pulizie hanno dominato per giorni la scena pubblica. Ma anche se di cura oggi si parla tanto, l'incuria continua a regnare sovrana. Il sistema neoliberista l'ha infatti ridotta a questione individuale, da comprare sul mercato, con una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari, sociali e alla persona che privilegia i profitti sulle vite di tutte e tutti noi. Ma se i ricchi possono delegare i propri bisogni quotidiani a soggetti oppressi (donne e migranti) come possiamo dare vita a sistemi in cui l'interdipendenza degli uni dagli altri sia finalmente riconosciuta, in forme solidali e paritarie? Il collettivo inglese Care Collective risponde a questa domanda individuando quattro cardini fondamentali per dare vita a comunità di cura: il mutuo soccorso, lo spazio pubblico, la condivisione di risorse e la democrazia di prossimità. Facendo tesoro delle buone pratiche dei movimenti femministi e ambientalisti propone una cura reciproca, non paternalista né assistenzialista: una «cura promiscua», che non discrimina nessuno ed è fuori dalle logiche di mercato. L'obiettivo è arrivare a un vero e proprio «stato di cura» che non solo crea infrastrutture di welfare «dalla culla alla tomba» ma genera una nuova idea di democrazia orientata ai bisogni collettivi. Dimostrando che la cura è il concetto e la pratica più radicale che abbiamo oggi a disposizione.

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MUSEI E MUSEOLOGIA - Dominique Poulot
MAG C 9601

In questo snello libro l'autore è riuscito a condensare con rigore e lucidità di narrazione tutto ciò che un appassionato di musei o uno studente che si affaccia alla museologia devono conoscere di questa antica, ma sempre attuale e moderna istituzione culturale. Vi si spazia su tutti gli aspetti della museologia: narra la storia dei musei dal Rinascimento italiano sino alle realizzazioni più recenti; illustra le trasformazioni del significato e del senso delle istituzioni museali, i ruoli e le funzioni che hanno assunto storicamente, la loro capacità di adeguarsi all'evolversi delle società, che le ha portate a essere protagoniste indispensabili della crescita culturale e dell'identità delle comunità umane attraverso un costante e spesso controverso confronto con la politica, l'architettura e l'economia di mercato. "Musei e museologia" non si limita tuttavia alla storia e alle esigenze cui il museo è chiamato a far fronte, ma si proietta nel dibattito attuale sulla scienza che si pone al crocevia tra antropologia della cultura, sociologia del lavoro e storia degli oggetti, e che sovrintende alle grandi azioni del museo - conservare, studiare, esporre, comunicare - dando anche vita a nuove professionalità.

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I MARGINI E IL DETTATO - Elena Ferrante
MAG D 6020

Questo libro accoglie quattro testi inediti di Elena Ferrante sulla altrui e sulla propria "avventura dello scrivere": tre lezioni magistrali destinate alla cittadinanza di Bologna (in occasione delle Umberto Eco Lectures) e un saggio composto per la chiusura del convegno degli italianisti su Dante e altri classici. Da queste sedi alte della cultura, la scrittrice ci chiama a raccolta contro "la lingua cattiva", storicamente estranea alle verità delle donne, e propone una fusione corale dei talenti femminili. "Non un rigo va perso nel vento".

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GIOTTO E GLI UMANISTI - Michael Baxandall
MAG C 9510/5

La lingua degli umanisti, un latino neo-classico e neociceroniano, influì in maniera determinante sul loro modo di parlare e pensare riguardo alle opere d'arte. Scrive Baxandall: «Si dice che la storia è sempre dalla parte dei vincenti; è certo così anche per la storia dell'arte. Cioè: c'è una linea guida, un fil-rouge, che porta al futuro, e questa linea guida è la storia della nostra arte. Sarebbe ridicolo sminuire la linea tosco-romana che da Giotto attraverso Masaccio arriva a Michelangelo, rissata nel racconto vasariano. Era, ed è, reale, e ha fatto la storia dell'arte europea. Ma è pur giusto ricordare che c'erano, e ci sono, altre linee. Le qualità pittoriche definibili come "agilità" e "vitalità", l'educato "understatement" e l'improvvisa accensione espressiva limitata e localizzata, l'acutezza nel ravvivare e persino il "bon-mol" visivo, il gioco tra la bidimensionalità e la profondità spaziale, il piacere dato dalla grande varietà di piccoli oggetti: tutto questo venne spesso sacrificato nella ricerca romano-fiorentina del rilievo e dello spazio razionale, e anche della stessa "composizione"». Attraverso gli scritti di Petrarca, Boccaccio, Vittorino da Feltre, Leon Battista Alberti e altri, assistiamo al formarsi di una specifica critica d'arte umanistica che si misura con gli artisti del proprio tempo, da Giotto e i giotteschi ai fiamminghi, da Pisanello a Gentile da Fabriano, da Donatello a Ghiberti.

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DANTE E LA FILOSOFIA - Étienne Gilson
MAG C 9509/11

Nell'affrontare il pensiero dantesco Gilson evita di apporgli una comoda etichetta classificandolo tra le filosofie già costituite del tempo, si impegna piuttosto nel tentativo pienamente riuscito di comprenderlo secondo i tratti che gli sono singolari e unici. Per Gilson collocare storicamente il pensiero dantesco non significa ricondurlo al tomismo o all'averroismo, come si è maldestramente preteso, quanto invece mostrarne l'impianto teoretico originale e solidamente giustificato nei suoi propri principi in un continuo confronto con le principali e tra loro molto varie correnti filosofiche del tempo. Attraverso una penetrante disamina del "Convivio", della "Monarchia" e della "Commedia" viene messa a fuoco l'idea dantesca fondamentale dell'armonia dei tre ordini: politico, filosofico e teologico. Armonia che per Dante si realizza soltanto attraverso il riconoscimento della completa autonomia, pur in una gerarchia di dignità, di ognuno dei tre ordini e del loro specifico ruolo assegnato dalla Provvidenza divina.

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HOBBIT PARTY - Jonathan Witt e Jay W. Richards
MAG C 9597/2

«Se molto è stato scritto sul rilievo religioso de Il Signore degli Anelli», attesta lo studioso Joseph Pearce nel suo Catholic Literary Giants, «meno è stato pubblicato su quello politico, e quel poco che c'è spesso è erroneo nelle conclusioni e all'oscuro circa le finalità che Tolkien si prefiggeva». Jonathan Witt e Jay W. Richards provano, con Hobbit Party, a colmare questa lacuna. In un tempo in cui molti sono preoccupati che l'Occidente stia scivolando verso una bancarotta non solo economica, ma anche morale e politica, gli autori dimostrano come Tolkien - che si descriveva come uno Hobbit «in tutto tranne che nella statura» - abbia tracciato, con le sue amate storie della Terra di Mezzo, una mappa verso la libertà. A tal fine, essi attingono alla loro combinata esperienza in letteratura, scienze politiche, economia, filosofia e teologia per descrivere la visione tolkieniana dell'uomo, creato appunto per la libertà, eppure sviabile così tanto facilmente dalla brama di potere. L'universo fantastico de Il Signore degli Anelli, del resto, non è stato creato da Tolkien per fornire ai suoi lettori una via di fuga dalla realtà. Del nostro mondo, la Terra di Mezzo è piuttosto un ritratto impressionista. Uomini, Elfi, Nani e Hobbit diventano l'occasione narrativa per mettere a fuoco alcuni dei grandi temi del nostro tempo: i limiti dello Stato; il valore della proprietà privata; il libero arbitrio e la tentazione del potere; la dottrina della guerra giusta; l'ecologia; l'amore e la morte. Hobbit Party è il nome della festa che celebra le virtù di Frodo e della Contea: la nobiltà d'animo, la verità e la bellezza.

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SOLENOIDE - Mircea Cartarescu
MAG C 9498/1462

Il capolavoro di uno dei più grandi romanzieri del nostro tempo. Dentro una strana casa a forma di barca uno scrittore fallito consuma la vita creando pianeti nella propria testa, annotando sogni e incubi su un diario folle, vagando con la mente per una Bucarest allucinata, pulsatile, ectoplasmatica. Divenuto professore di romeno in una scuola di periferia, lavoro che detesta e ripudia, in quel tetro edificio conosce figure che diventano per lui punti di riferimento: un matematico che lo inizia ai segreti più reconditi della sua materia, gli adepti di una setta mistica che organizza manifestazioni contro la morte nei cimiteri della città e infine Irina, la donna di cui si innamora. In un delirio abbacinante di immagini assurde, lo scrittore tenta disperatamente di sfuggire alla tirannia dei nostri cinque sensi e di accedere a un'altra dimensione dell'esistenza. "Solenoide" è il capolavoro di Mircea Cărtărescu, l'opera monumentale che ingloba e fagocita tutte le precedenti, restituendoci la totalità del suo pensiero e l'eccezionalità della sua scrittura, la quale ricorda Kafka, Borges, Pynchon, Bolaño. C'è qui l'impronta di un visionario, un profeta che ci svela in tutta la sua evidenza la «cospirazione della normalità», la gabbia che il nostro cervello ha costruito per noi. Perché per Cărtărescu la realtà è un carcere e noi, come il protagonista di questo libro, abbiamo il dovere di evadere, di cercare, anche a rischio di impazzire, un'altra verità. "Solenoide", è questa la sua grandezza, apre uno squarcio e illumina la via di fuga.