SAGGISTICA |
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LETTERA A UN VECCHIO - Vittorino Andreoli
MAG D 6240
«Ho deciso di scrivere questa lettera perché vorrei che ogni vecchio, uomo o donna, fosse consapevole della straordinarietà di aver raggiunto questa fase della vita.» L’ultimo capitolo della nostra esistenza, come l’ultimo capitolo di un libro, è spesso anche il più interessante. E per spiegarlo Vittorino Andreoli utilizza una lettera diretta e appassionata. Una lettera che accompagna a prendere consapevolezza del proprio corpo e della propria mente, scoprendo le funzioni e le possibilità della senectus, come la chiamavano elegantemente i latini. A che cosa serve avere memoria di numeri, nomi o dettagli geografici quando si passa da un teatro operativo a uno fatto di sentimenti e di elaborazioni del pensiero? A una certa età serve piuttosto una memoria storica e sintetica. Più della precisione e della rapidità immediate conta rivivere e raccontare il passato non dentro la nostalgia, ma come fonte per disegnare meglio il presente e il futuro. È errato anzitutto credere che il tema attorno a cui ruota l’esistenza del vecchio sia la morte. Occorre invece che la società si convinca che egli ha bisogno di essere utile, di avere un senso proprio nel presente. Solo così si possono rimettere al centro il desiderio e le caratteristiche degli anziani, evitando loro il dolore dell’esclusione e dell’abbandono. |
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PIETA’ E TERRORE - Giulio Guidorizzi
MAG C 10229
Un percorso alla scoperta delle immortali storie tragiche, tra tormenti, amori e follia, che arriva dritto al cuore della nostra anima. La tragedia è il regno dell’irrazionale, il trionfo degli istinti che si traducono in atti estremi, per questo Platone la temeva e la avversava; perché fa emergere la materia informe e oscura della mente e la concretizza non in parole, ma in personaggi che agiscono e somigliano così tanto a veri esseri umani. Tutto nella tragedia avviene qui, nel mondo degli uomini e delle donne. Per le nostre sofferenze non c’è una spiegazione, né sono giustificate da una colpa o da un piano divino, esistono, esiste questo groviglio in cui siamo legati: sono una parte inevitabile del gioco e in fondo a tutto c’è il mistero. Giulio Guidorizzi ci rivela, con l’acribia del grecista, i segreti del mondo degli antichi, e ci mostra, con lo sguardo appassionato del narratore, quanto di noi ancora sopravvive di un tempo tanto lontano eppure vicinissimo. Le eroine e gli eroi del dramma greco portano infatti alla luce i mille volti che ci abitano, svelandoci ciò che eravamo, ciò che siamo e ciò che, malgrado i tempi che cambiano, continueremo a essere. |
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SE AMORE GUARDA - Tomaso Montanari
MAG C 10225
Il patrimonio culturale – le chiese, le grandi opere, gli umili selciati – può trovare un senso solo se ci permette di liberarci dalla dittatura del presente, dall'illusione di essere i padroni della storia, dalla retorica avvelenata dell'identità. Se ci restituisce l'amore necessario a coltivare ciò che in noi è ancora umano. Abbiamo forse smarrito la ragione profonda per cui davvero ci interessiamo al patrimonio culturale e alla storia dell'arte: la forza con cui apre i nostri occhi e il nostro cuore a una dimensione «altra». La sua capacità di separarci dal flusso ininterrotto dell'attualità, per metterci in contatto con ciò che ci avvince alla vita, ciò che le dà un senso. Per vedere – per sentire – tutto questo, è però necessario riattivare la sua connessione con la parte piú intima della nostra anima individuale e collettiva; occorre una vera e propria educazione sentimentale. Come scrive Tomaso Montanari nelle pagine di questo saggio lucido e appassionato, il patrimonio culturale è la nostra religione civile, la nostra scuola di liberazione: non riguarda soltanto il paesaggio o le opere d'arte, ma riguarda soprattutto noi e quell'amore che tutto congiunge. Ogni sguardo posato in una chiesa antica, ogni piede che calpesta un selciato, comporta domande, risposte, interpretazioni. Cosí, passo dopo passo, lentamente, riattribuiamo significato alle cose e ai luoghi fino a sentirli parte, quasi estensioni, dei nostri corpi: perché solo quelli danno senso alle pietre e ai quadri. E perché soltanto cosí il discorso sul patrimonio culturale potrà aiutarci a recuperare le ragioni di una convivenza universale, fondata sulla giustizia e sulla condivisione. |
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ON WRITING - Stephen King
MAG D 6243
Più che un manuale tecnico per aspiranti scrittori, questo libro è un'autobiografia del mestiere, in cui la storia personale e professionale di King si fondono totalmente. Il capitolo d'apertura, «Curriculum vitae» ripercorre gli anni della formazione attraverso i momenti di crescita fino al grande successo di «Carrie». «La cassetta degli attrezzi» è invece una disincantata elencazione dei ferri del mestiere. «Sullo scrivere» illustra le fasi del racconto creativo fino all'approdo editoriale; infine «Sul vivere» racconta come l'autore abbia visto la morte da vicino dopo lo spaventoso incidente in cui è stato coinvolto e come, grazie alla scrittura, sia tornato alla vita. |
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L'UMANITA' E' UN TIROCINIO - Domenico Starnone
MAG D 6015/15
«Umani si diventa, l'umanità è un tirocinio di esito incerto. E al tirocinio contribuisce non poco la letteratura con le sue oscillazioni tra commento e sgomento». Una parola misteriosa («vanesia») scagliata dal padre geloso contro la madre a scombinare una notte napoletana. Un bambino atterrito che però è attratto da quel suono elegante, che sicuramente viene dai libri. Nasce cosí una fascinazione per le parole, e per la scrittura, che dura tutta la vita. Schegge di memoria, riflessioni sapienti sulla letteratura, annotazioni sui romanzi che hanno folgorato Domenico Starnone ragazzo, su quelli commentati a scuola come insegnante per tanti anni, su quelli riletti e studiati con l'acribia di uno scrittore che è stato prima di tutto un lettore, appassionato, curioso, e attratto sempre da quell'urto originario tra oralità e scrittura. Una sorta di autobiografia attraverso la lettura delle pagine dei grandi autori della letteratura: da Luigi Meneghello a Ugo Foscolo, da Raffaele La Capria a Natalia Ginzburg, da Raymond Carver a Edmondo De Amicis, da Leonardo Sciascia a Joseph Conrad, da Mark Twain a Cesare Pavese. Il libro è innanzitutto un invito quanto mai trascinante a leggere o rileggere i romanzi di cui racconta. Ma è anche un originale «ritratto di lettore sventato mentre scrive in margine avventatamente», una porta di ingresso privilegiata all'officina di uno scrittore che leggendo insegue le sue ossessioni. |
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VECCHIACCIA - Fuani Marino
MAG C 10226
«Non saprei dire esattamente quando ho cominciato a detestare i vecchi. Ricordo solo quando ne sono diventata consapevole». Inizia così un libro la cui lettura assomiglia a un viaggio sulle montagne russe: attraverso pagine di sincerità quasi insostenibile, ironiche e spiazzanti, Fuani Marino affronta le tenebre dei suoi rimossi. E se la vecchiaccia che davvero odia fosse lei stessa? Come un canarino nella miniera, Fuani Marino sente prima di tutti l'atmosfera tossica in cui siamo immersi ogni giorno, fatta di crescente disagio psichico, fatica, ansia diffusa. Vecchiaccia è un dispaccio dal fronte della fragilità. Quella di tutti. Tutto è cominciato con un tweet. Aprile 2020, l'Italia è nel pieno del lockdown imposto per arginare la pandemia di Covid. E Fuani Marino pubblica un tweet in cui si chiede a cosa siamo disposti a rinunciare per difendere le fasce più anziane della popolazione. Apriti cielo: migliaia di repliche indignate, richieste di cancellazione, politici e giornali che lo riprendono additandola a esempio di egoismo e follia radical chic. L'episodio, le reazioni e le conseguenze mettono in moto in Fuani Marino una serie di riflessioni che si trasformeranno in un viaggio interiore nel proprio passato, nella psiche e tra i suoi fantasmi; ma anche esteriore, nella società, quella italiana in particolare, e nell'ambigua centralità che riserva agli anziani, da una parte celebrati, dall'altra marginalizzati, da una parte ancora padri-padroni (alcuni) la cui sola presenza blocca il cambiamento, dall'altra risorse da sfruttare e dimenticare (molti). Quello che all'inizio sembrava uno sfogo contro i «vecchiacci», diventa una dolorosa presa di coscienza da parte dell'autrice: da cosa nasce questo passo falso? Da quali traumi, da quali episodi del suo passato origina quel fastidio? E cosa nasconde, qual è la paura a cui non riesce a dare un nome? E se la vecchiaccia che davvero odia fosse lei stessa? Ancora una volta Fuani Marino parte da sé, dalla sua esperienza, dal suo corpo, per raccontare questi tempi assurdi. E, come già in Svegliami a mezzanotte, ce li restituisce attraverso pagine in cui l'ironia e il dolore, la spietata autoindagine e gli inciampi, la sincerità e l'invenzione mettono in discussione tutte le nostre certezze. |
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IL DONO DELLA MALINCONIA - Susan Cain
MAG C 10227
C'è una forza prodigiosa che custodiamo in noi e ci consente di apprezzare l'arte, di meravigliarci dinanzi alla bellezza del mondo, di stabilire connessioni profonde con gli altri. È il sentimento che più di tutti ci rende umani: la malinconia. Per fronteggiare gli ineludibili momenti di trasformazione che segnano le nostre vite, un libro pieno di illuminazioni, spunti preziosi, piccole saggezze. La luce e la vita, la felicità e l'appagamento esistono perché nel mondo che conosciamo convivono e sono legate all'oscurità, alla morte, alla tristezza. Avere un animo malinconico, perciò, significa essere acutamente consapevoli dello scorrere del tempo, della propria vulnerabilità, provare un costante anelito verso un mondo diverso. Caratteristiche spesso considerate fragilità. Ma i malinconici possiedono anche una sensibilità aumentata, uno straordinario talento nel trasformare la tristezza, il dolore e la perdita in una forza salvifica, in grado di provare un senso di gratitudine e gioia di fronte al divino, l'arte e la bellezza, in qualunque forma essa si manifesti. Per secoli si è studiata la malinconia e le sue virtù misteriose. Ora, attingendo a neuroscienze, psicologia, spiritualità e religione, Susan Cain ce ne offre una visione completa e contemporanea. |
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UN CORPO PER TUTTI - Sonia Bergamasco
MAG D 6015/17
«Il mestiere dell'attrice è sicuramente una professione, ma è anche qualcosa di più. Perché dà voce alle storie di tutti. Fa spazio, dentro, ai ruoli incarnati ogni giorno dalle creature più diverse. Un corpo per tutti, un testimone». Né uomo né dio, né maschio né femmina, né buono né cattivo, né bello né brutto, e comunque mai nessuna di queste cose per sempre o in assoluto, Eros è un messaggero, un traghettatore di pulsioni. Lo si diceva ventiquattro secoli fa, durante il Simposio più celebre della storia d'Occidente, e da allora le cose non sono cambiate. Né è cambiato il ruolo dell'attore, che di Eros, da sempre, è il tramite e l'interprete. Con la sua voce, incantevole anche quando scrive, Sonia Bergamasco spiega come si realizzi, nella pratica viva del mestiere, questo farsi medium incarnato di emozioni e parole. È un processo che si costruisce per gradi, con dedizione, entusiasmo e fatica e ha come punto di partenza e di arrivo il corpo. Il corpo dell'attore è materia plasmabile: va addestrato a vibrare attraverso l'educazione al suono e al gesto; va domato attraverso l'alchimia della ripetizione; va trasceso nelle sue caratteristiche personali per insegnargli a fare spazio a quelle universali; va sedotto, infine, per dargli modo di sedurre a sua volta e ogni volta, consapevolmente, il pubblico (o l'obiettivo della macchina da presa). Con generosità, Sonia Bergamasco mette a disposizione del lettore una serie di ricordi e di esperienze sempre personali, attinte dal suo specifico percorso – che partiva in modo eccentrico e connotante dalla musica –, dai maestri (come Carmelo Bene), dai "modelli" amati (come Eleonora Duse), dalle sfide accolte per continuare a evolvere, a imparare, a crescere e anche a trasmettere conoscenze e stimoli alle nuove generazioni. Curiosamente (avrebbe forse detto Luca Ronconi), l'immagine che emerge da questo sincero rispecchiamento non è un riflesso di Narciso. La figura che ci guarda e ci parla da dietro il vetro è ancora più antica, perenne, proteiforme: un corpo per tutti. |
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LA FINE DEGLI AMORI - Claire Marin
MAG C 10230
«Ci piacerebbe che la rottura fosse un taglio netto. Preciso e chirurgico, d’un sol colpo, come la sciabola che decapita. Invece la rottura è una lacerazione». In un’epoca segnata dal culto della perfezione e della solidità a tutti i costi, la filosofa francese Claire Marin ci ricorda che un legame che finisce è sempre uno strappo doloroso, che siamo tutti esseri spezzati. È questo a renderci umani. La nostra vita è scandita dall’esperienza della perdita. Gli amori, le amicizie, i lavori, le situazioni, le vite stesse: tutto finisce. E in questi frangenti le nostre certezze sono scombussolate, la «carne del mondo» si squarcia. Ma queste inevitabili esperienze vanno coniugate con la nostra identità, che solo all’apparenza è unitaria e costante. Ci costringono a fare i conti con l’insicurezza inerente all’esistenza, a lavorare con le macerie di ciò che credevamo di essere e a vivere, davvero. |
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IL TRAUMA DEL FUOCO - Massimo Recalcati
MAG C 10254
Nell’interpretazione di Massimo Recalcati la poetica di Claudio Parmiggiani diventa una straordinaria lezione sul rapporto tra creazione e ripetizione, un’indagine su come «rendere sensibile l’invisibile», tradurre l’angoscia in meraviglia. Da dove nasce uno stile se non da un trauma? L’opera di Claudio Parmiggiani, uno dei protagonisti italiani dell’avanguardia internazionale, ci confronta con questo grande tema: come trasformare la violenza del trauma e della sua ripetizione inesorabile nel miracolo sempre nuovo dell’opera? Lontano dai clamori dell’industria e dal mercato dell’arte, indifferente sia alle sue derive provocatorie ed esibizioniste che a quelle sterilmente concettualiste, la sua arte sprigiona ancora il mistero impenetrabile di una luce che viene dall’ombra. |
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L'OLOCAUSTO - Dan Stone
COLL D 72/802 NS.
L'Olocausto è molto studiato, molto commemorato e molto raffigurato. Ma ancora ci sono aspetti importanti della sua storia che sono stati trascurati. Il volume ci permette di approfondire le nostre conoscenze sull'argomento, qui trattato in tutti i suoi aspetti e su scala globale. Dan Stone sottolinea come l'idea di «macchina dello sterminio» sia incompleta: molte persone vennero in realtà uccise nei luoghi in cui vivevano e nei modi piú brutali. Delinea la pervasività del collaborazionismo in tutta Europa, sostenendo con forza che dobbiamo smettere di pensare all'Olocausto come a un progetto esclusivamente tedesco. Considera anche la natura del trauma generato dall'Olocausto e i motivi per cui la sofferenza ebraica deve ancora essere pienamente valutata. Per Stone, il nucleo principale da cui partire per comprendere il pensiero e l'agire dei nazisti è l'ideologia genocida, delle cui origini fornisce un'approfondita analisi. Mettendo a frutto decenni di ricerche, il saggio sovverte molto di ciò che pensiamo di sapere sull'Olocausto. L'autore utilizza documenti nazisti, ma anche diari, testimonianze del dopoguerra e persino i prodotti di fiction, per esortarci, in un'epoca di crescente nazionalismo e xenofobia, a comprendere in tutta la sua portata e complessità la vera storia di un trauma che non smette di sconvolgere le coscienze. |
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L'UOMO DIFFICILE - Hugo von Hofmannsthal
MAG D 6219
Secondo il giudizio pressoché unanime della critica e degli storici della letteratura, L'uomo difficile (1921) costituisce il vertice della produzione e della maturità del poeta e drammaturgo austriaco Hugo von Hofmannsthal (1874-1929). Il protagonista della commedia, il conte Hans Karl Bühl, è uno scapolo facoltoso dell'aristocrazia viennese, appena rientrato dal fronte dopo il disastro della Grande Guerra. Nella apparente contraddizione tra il fascino innato, che lo rende seduttore involontario, e il suo "difficile" rapporto con la parola e con l'azione, troviamo riunite e risolte, per la prima volta in un unico personaggio, le "antinomie" hofmannsthaliane dell'esistenza: essere e divenire, fedeltà e metamorfosi, caso e necessità; ma soprattutto parola e silenzio, ove il silenzio è da intendersi come l'inesprimibile che affiora alla luce nello spazio a volte opaco della relazione, esposta per sua natura al rischio del malinteso, della falsificazione. Nella cornice insieme fatua e brillante di una serata mondana nella quale si decideranno i destini di Hans Karl e della giovane e volitiva Helene Altenwyl, si sbrogliano come per miracolo i nodi della vicenda. |
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LA TORRE - Hugo von Hofmannsthal
C 1586/78
Due opere necessariamente incompiute accompagnano la vita di Hofmannsthal e sembrano esserne il cuore: da una parte il romanzo Andrea, dall’altra La Torre, il dramma che riprende la vicenda della Vita è sogno di Calderón. Il magico viaggio veneziano fra le maschere – e l’implacabile, statico cerimoniale spagnolo: sono le due facce di quella ‘Romània’, di quello specchio latino utopico dell’Impero absburgico, che è un fantasma perennemente attivo in Hofmannsthal e quasi il «luogo del suo linguaggio», come osserva Massimo Cacciari nel lungo saggio che accompagna questa edizione: un saggio che, a partire da questo fantasma, riesce a illuminare nelle sue articolazioni più segrete e delicate tutta l’opera di Hofmannsthal. Dal 1901 fino alla morte, nel 1929, Hofmannsthal lavorò a più riprese intorno alla Torre (di cui qui pubblichiamo l’ultima versione, del 1927, con l’aggiunta in appendice degli ultimi due atti della versione del 1925) – e la storia di come quest’opera gli si trasformò fra le mani equivale a una confessione. Il significato della vicenda di Sigismund – il principe prigioniero nella Torre, come una bestia selvaggia, perché gli astri hanno indicato in lui chi rovescerà l’Ordine – viene avvicinato sempre di più, e sempre più disperatamente con gli anni, alla situazione che Hofmannsthal viveva: quella di una crisi estrema di tutta la civiltà europea. La Torre è il vero (e in certo senso l’unico) «dramma del potere» dell’età moderna: in esso una visione lucidissima, disincantata del Politico si delinea su uno sfondo di macerie, quelle stesse che, per Walter Benjamin, formavano la scena naturale del «Trauerspiel» barocco tedesco: le macerie di un Ordine che ha perduto ogni possibile legittimità, e che perciò – non potendo più raggiungere la pace vera della «harmonia mundi» – si riduce a uno strumento scordato, luogo di tutti i conflitti e di tutte le separazioni. La Dittatura, allora, sarà il tentativo di celare con l’imposizione questa mancanza di fondamento del potere. E la grande arte di Hofmannsthal si rivela nell’offrirci questo conflitto insanabile «in figure», secondo il senso benjaminiano dell’allegoria – e perciò scavalcando le viete soluzioni del dramma di idee. Queste pagine, per la loro densità e per l’audacia della concezione formale, si distaccano radicalmente da tutto il teatro esplicitamente ‘politico’ del Novecento: come adeguato contrappeso, reggono soltanto Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus, il grande antagonista di Hofmannsthal. Entrambi questi testi diversissimi sono una messa in atto dell’«impossibile» tragico moderno, presentato appunto nella sua impossibilità. |
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ELETTRA - Hugo von Hofmannsthal
MAG D 6220
Elettra andò in scena a Berlino il 30 ottobre 1903: in pochi giorni ventidue teatri si assicurarono il lavoro, e tre edizioni del libro andarono esaurite. Il successo fu grande, più grandi ancora il rumore e lo scandalo, che durarono a lungo e si rinnovarono quando il compositore Richard Strauss nel 1909 si servì del testo come libretto per l'opera omonima iniziando una lunga, fruttuosa collaborazione con il poeta. Sulle tracce del mito di Elettra, Hofmannsthal evoca una classicità ben lontana dall'immagine serena e armoniosa resa iconica da Lessing, Winckelmann e Goethe: una Grecia cupa, selvaggia, dionisiaca in cui sono evidenti le suggestioni della teoria di Nietzsche sull'origine della tragedia. Reintepretato in chiave moderna e psicologica, alla luce dei contemporanei studi di Freud, il dramma di Elettra diventa emblema dell'impotenza dell'uomo a sottrarsi dalla cieca volontà del fato, alle oscure, irrefrenabile forza del sangue che di padre in figlio perpetuano violenze, tormenti e pulsioni ancestrali. |
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NESSUNO RESTI INDIETRO - AA.VV.
MAG D 6206
Un progetto editoriale benefico in favore dell'ambulatorio popolare di Barletta. Nessuno resti indietro è l’atto volutamente plateale con cui una squadra entusiasta di artisti, professionisti, uomini di buona volontà, religiosi e laici, si è immediatamente resa disponibile con riflessioni, racconti, poesie, brani musicali ed esperienze partecipate di periferia, mettendosi manifestamente al fianco della solidarietà apolitica, al solo fine di esprimere coralmente concreto sostegno alle attività di aiuto svolte quotidianamente dall’ambulatorio. |
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ARTE LIBERATA - Luigi Gallo e Raffaella Morselli
8C 160
Il volume è il catalogo della mostra allestita a Roma presso le Scuderie del Quirinale dal 16 dicembre 2022 al 10 aprile 2023. L'esposizione è dedicata alle figure che nel contesto drammatico della Seconda guerra mondiale ebbero la lungimiranza di comprendere la minaccia che incombeva sul patrimonio artistico del nostro Paese e che misero in atto con eroismo e tempismo iniziative determinati per metterlo in sicurezza, riuscendo così a salvare un gran numero capolavori dalla distruzione. Con lo scoppio della guerra, le massime autorità della cultura italiana, per scongiurare il pericolo dei bombardamenti aerei, diedero vita alla cosiddetta "operazione salvataggio", che prevedeva lo spostamento delle opere d'arte mobili fuori dai centri urbani e la protezione in loco dei beni che non potevano essere movimentati. La mostra e il catalogo ricompongono in un unico racconto gli episodi e i protagonisti di questa operazione: alcuni sono già stati raccontati singolarmente, altri sono stati dimenticati e meritano invece di essere ricordati. Tutti costituiscono tasselli fondamentali per tracciare il percorso virtuoso della tutela dei Beni Culturali in Italia. Personaggi come Pasquale Rotondi, Noemi Gabrielli, Palma Bucarelli, Fernanda Wittgens, Emilio Lavagnino e Francesco Arcangeli interpretarono la propria professione all'insegna di un interesse comune nella drammatica contingenza bellica: le loro storie confluiscono nella mostra e nel volume che la accompagna. Saranno presentati, oltre a una selezione di capolavori salvati durante la guerra, un ampio panorama documentario, fotografico e sonoro per un racconto avvincente e immersivo di un momento drammatico ma allo stesso tempo fondativo per una nuova coscienza civica. Il catalogo è stato ideato in modo da riflettere la struttura tematica della mostra attraverso le storie di questi anti-eroi e anti-eroine che difesero con le opere il concetto stesso di bene culturale quale metafora di salvaguardia di una memoria collettiva e identitaria. |
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LA MERAVIGLIA E' DI TUTTI - Luca Molinari
MAG C 10158
Un saggio appassionato sul significato della parola meraviglia nel mondo di oggi, sull'architettura, la città e il paesaggio come spazi da tornare a progettare, ascoltare e curare. La meraviglia è un'emozione capace di farci rallentare il passo, di far incespicare i nostri pensieri distratti per stimolarci a capire i luoghi che abitiamo. È il motore per costruire narrazioni comuni e forme di cura in un mondo che sta cambiando. L'architettura e il paesaggio sono stati da sempre affiancati a questo sentimento. I grandi monumenti erano realizzati per destare stupore e incutere timore, per sfidare il divino oppure per costruire un'eternità che immortalasse i suoi committenti; ma anche per contribuire alla sedimentazione di una memoria condivisa. Tuttavia l'architettura vive oggi una profonda crisi di contenuto. Il significato «pieno», tridimensionale, di meraviglia è stato soppiantato da una sua versione piatta e scolorita, dalla ricerca di uno stupore immediato. È nata così la città dei grandi centri commerciali, delle torri che bucano il cielo, dove il cittadino-consumatore vive senza alcuna consapevolezza. Molinari ci invita invece a immaginare opere con una qualità formale radicale e spiazzante, capaci di dare identità agli spazi in cui viviamo senza assecondare il narcisismo dell'archistar di turno. Un invito a tornare a osservare i luoghi con nuova attenzione, e a guardare al progetto come forma collettiva di cura delle città e del paesaggio, per affrontare le sfide di cambiamento che questo tempo sta proponendo. |
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LE NOSTRE VITE MANIPOLATE DALLA RETE - Byung-Chul Han
MAG D 6202
«Nel regime dell'informazione essere liberi non significa agire, ma cliccare, mettere like e postare». La digitalizzazione sta da tempo interessando anche la sfera politica e gli sconvolgimenti che produce nel processo democratico e nelle nostre vite sono massicci, epocali. Storditi dalla frenesia della comunicazione a ciclo continuo, ci ritroviamo impotenti di fronte a un sistema che trasforma l'essere umano in una miniera di dati da estrarre. Il nostro modo di pensare e intervenire nel mondo, il nostro rapporto con la verità stanno inesorabilmente cambiando. Siamo apparentemente liberi, ma incapaci di discutere. Immersi nell'infocrazia, nella quale libertà e sorveglianza coincidono, assistiamo al tramonto dell'epoca della verità. Con la forza che l'ha reso celebre, il filosofo tedesco che sta riscrivendo la mappa concettuale del nostro tempo traccia un ritratto argomentato ma implacabile dell'èra in cui viviamo. Perché capire davvero ciò che sta accadendo è l'unico modo di resistere. |
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LA TERRA DEL RIMORSO - Ernesto De Martino
COLL D 72/797 NS
La Terra del rimorso di Ernesto De Martino, un classico del pensiero contemporaneo, verte sul tarantismo, un istituto culturale d’impronta magica, diffuso nelle comunità contadine del Salento, al cui interno la musica e la danza ricoprono un ruolo d’importanza primaria. Nel 1959 De Martino ne fece l’oggetto di un’innovativa inchiesta etnografica, guidando un’équipe formata da specialisti di discipline diverse, dalla storia delle religioni all’etnomusicologia, dalla psichiatria alla sociologia. Lungi dall’essere un mero fenomeno morboso, il tarantismo si configura, nella straordinaria indagine demartiniana, come un orizzonte mitico-rituale di deflusso di profondi conflitti operanti nell’inconscio, fatti risalire al morso della Taranta, monstrum mitico evocato dal suono di musiche del repertorio tradizionale, che i tarantati dovevano sfidare e vincere in una vorticosa gara di danza. Questa nuova edizione conferisce il massimo risalto alla ricchezza teorica di un’opera che va ben oltre l’indagine di un peculiare fenomeno di catartica musicale, mobilitando le due competenze disciplinari, storico-religiosa e antropologica, che hanno innervato il pensiero di De Martino. Marcello Massenzio individua la tematica etico-politica alla base della scelta di studiare il tarantismo, in un confronto con l’altro grande etnologo dei suoi tempi, Claude Lévi-Strauss e il suo disagio o «rimorso» di fronte alla disgregazione delle culture indigene nel mondo postcoloniale. Fabio Dei analizza l’altro dialogo cruciale nella genesi dell’opera, quello tra De Martino e Antonio Gramsci, riconducendo il progetto delle spedizioni etnografiche nel Mezzogiorno all’influenza delle annotazioni gramsciane sul folklore come cultura delle classi subalterne. Con il dossier fotografico di Franco Pinna. |
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