SCELTI PER VOI
LUGLIO 2011
(Rubrica a cura di Emanuele ROMALLO)
SAGGISTICA |
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Il volto dell’amore di Flavio Caroli
Mondadori, 2011
MAG C 6273
Nel percorso compiuto dall'arte per raffigurare il
corpo, il volto e l'anima dell'uomo, l'immagine dell'amore occupa un ruolo
centrale. Se la letteratura e la filosofia hanno da affrontato il tema con
straordinaria profondità, le arti visive hanno dovuto concentrare tutto
nell'istante di una sola immagine; per questo sono state a lungo attratte
dall'eros. Più arduo si è rivelato il cammino che ha portato alla
raffigurazione delle infinite sfumature dell'amore attraverso le fattezze
umane, ma la pittura e la scultura si sono dimostrate all'altezza della
sfida, dando vita a veri e propri capolavori di introspezione psicologica.
Flavio Caroli ci accompagna in un viaggio che prende le mosse dalla
sensualità pagana degli affreschi pompeiani e ha il suo punto di svolta con
Leonardo da Vinci. Giorgione e Raffaello sono gli artisti che
"scolpiscono" per la prima volta la psicologia nei volti
dell'amore. L'amore sacro e quello familiare del Cinquecento, l'amore
naturale della pittura seicentesca e settecentesca, l'erotismo lieve e
carnale di Antonio Canova e quello magico e intenso di Francisco Goya, il
bacio romantico e risorgimentale di Francesco Hayez, l'ossessivo tentativo di
cogliere l'invisibile attraverso il visibile di Edgard Degas, segnano le
tappe di un percorso che vedrà le sue colonne d'Ercole sulla soglia del XX
secolo, quando l'inconscio freudiano entrerà con prepotenza nella cultura
occidentale. |
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L’interesse di pochi, le ragioni
dei molti (a cura di) P.P. Portinaio
Einaudi,
2011
MAG C 6303
"Diciamo cosi, a costo di cadere nell'enfasi: la
democrazia vuole potenti gli inermi e inermi i potenti; vuole forti i giusti
e giusti i forti. E per questo che i suoi nemici mortali sono le
concentrazioni oligarchiche del potere. Il tempo della democrazia non è
quello in cui tutto è pacificato. Non è il regno dell'armonia, della
giustizia e della concordia. Finché ci sarà politica, ci saranno conflitto,
ingiustizia e discordia. La questione non è come eliminarli, ma come
affrontarli. La democrazia offre una prospettiva civile e non violenta di
confronto tra parti, secondo regole imparziali che escludono l'uso della
forza. Il nostro è il tempo in cui gli esseri umani hanno acquisito l'idea
della loro originaria uguale libertà e dignità. Le gerarchie sociali, le
ingiustizie, le sopraffazioni e le esclusioni dai beni della vita non sono
più concepibili come dati dalla natura. Sono arbitri degli uomini. La natura
deve essere sopportata, gli arbitri no. Le contraddizioni sono destinate,
presto o tardi, a manifestarsi con forza proporzionale alla loro
insopportabilità rispetto a quel dato di autocoscienza. La questione è se ciò
sarà secondo le regole civilizzate della democrazia, oppure se sarà nello
scatenamento della violenza giustiziera. Tertium non datur. Questo è
l'impegnativo dilemma che deve essere tenuto presente quando trattiamo della
democrazia: impegnativo tanto per la teoria che per la pratica
politica". Introduzione di Gustavo Zagrebelsky. |
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Storia della mia gente Edoardo Nesi
Bompiani,
2010 MAG C 6289
"Storia della mia gente" racconta
dell'illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Di come sia potuto
accadere che i successi della nostra vitalissima piccola industria di
provincia, pur capitanata da personaggi incolti e ruspanti sempre
sbeffeggiati dal miglior cinema e dalla miglior letteratura, appaiano oggi
poco più di un ricordo lontano. Oggi che, sullo sfondo di una decadenza
economica forse ormai inevitabile, ai posti di comando si agitano mezze
figure d'economisti ispirate solo dall'arroganza intellettuale e politici
tremebondi di ogni schieramento, poco più che aspiranti stregoni alle prese
con l'immane tornado della globalizzazione. Edoardo Nesi torna con un libro
avvincente e appassionato, a metà tra il romanzo e il saggio, l'autobiografia
e il trattato economico, e ci racconta, dal centro dell'uragano globale, la
sua Prato invasa dai cinesi, cosa si prova a diventare parte della prima
generazione di italiani che, da secoli, si ritroveranno a essere più poveri
dei propri genitori. |
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Architettura e postmetropoli di Vittorio
Gregotti
Einaudi,
2011 MAG
C 6274
Il trionfo della città nel mondo contemporaneo è
diventato un luogo comune: sia nei paesi ricchi che in quelli in via di
sviluppo la popolazione urbana cresce costantemente, dando luogo a fenomeni
di enorme portata economica, sociale, culturale. Vittorio Gregotti getta uno
sguardo sulle città di oggi e sulle possibilità, le sfide e i problemi che
esse pongono alla pratica dell'architettura. Se è vero che la globalizzazione
della finanza e dei consumi ha trasformato con forza dirompente la nozione
stessa di città, l'architettura ha spesso scelto, per comodità o addirittura
per convinzione, di ridursi a rispecchiamento dell'ordine globale,
all'inseguimento di una bizzarria di superficie e indifferente al suo
contesto che tradisce le ragioni profonde del suo essere pratica artistica.
Ma è impossibile recuperare una distanza critica nei confronti della
post-metropoli trionfante che consenta di disegnarla e progettarla in modo
diverso? E non si può sperare che le tendenze accelerate e convulse dei
cambiamenti globali potranno depositarsi, dando forma a modalità di
architettura urbana altrettanto significative ed equilibrate di quelle del
passato? |
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Ritratti di cittA' di Cesare De
Seta
Einaudi,
2011 COLL. C 12/921
Il ritratto di città è la forma più alta di
celebrazione del potere urbano, sia esso quello di un re, di un papa, di un
principe o di un mecenate, e nasce nel Rinascimento con l'invenzione
rivoluzionaria della prospettiva. I primi ritratti di città sono databili
all'ultimo trentennio del Quattrocento e la loro manifesta intenzione è
quella di mettere in scena la bellezza, la prosperità e la grandezza di
capitali dell'Occidente come Firenze, Roma e Napoli. L'interesse per queste
immagini si propaga a macchia d'olio in tutta l'Europa e non c'è città, sia
essa capitale o dominante, che non ambisca a un manifesto ideologico e
politico, che in molti casi ha intrinseche qualità d'arte. Questo studio
ricostruisce la mappa dei ritratti dal Rinascimento al secolo dei Lumi, sia
in senso geografico che tecnico e artistico. Con l'invenzione della stampa il
genere conosce un'eccezionale fortuna da cui nascono i primi Atlanti di città
dal Miinster ai Merian, a Braun e Hogenberg: sillogi con intenzioni
universalistiche che hanno lo scopo di far conoscere città di ogni paese.
Sovrani e principi si appassionano a questo soggetto e commissionano
affreschi per adornare i loro palazzi. Lentamente il baricentro della
produzione iconografica si sposta dall'Italia alla Svizzera, alla Germania e
all'Olanda, e poi in Francia, Spagna e Inghilterra. Il Seicento vede il
trionfo di questo genere con ritratti incisi e dipinti di città sempre più
precisi e ampi. |
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Una rivoluzione della mente di Jonathan Israel
Einaudi, 2011 MAG D 4794
Democrazia, libertà di pensiero e di espressione,
tolleranza religiosa, libertà individuale, autodeterminazione politica dei
popoli, uguaglianza sessuale e razziale sono concetti che innervano le nostre
società moderne. Ma se oggi questi ideali non sembrano più radicali, la loro
origine è stata invece molto radicale - molto più di quanto alcuni storici
siano ancor oggi disposti a riconoscere. In questo libro Jonathan Israel, uno
degli storici più importanti del Secolo dei Lumi, rintraccia le radici
fìlosofiche di queste idee nello strato meno conosciuto del pensiero
illuminista, in quello radicale, maturato in opposizione all'Illuminismo
moderato che dominava l'Europa e l'America nel XVIII secolo (e che in fin dei
conti continuava a salvaguardare ampi privilegi per i gruppi al potere:
ecclesiastici e nobiliari). Viceversa l'Illuminismo radicale rifiutava di
accettare una gerarchia sociale ordinata da Dio e una sanzione divina del
potere monarchico e dei privilegi nobiliari, a tutto vantaggio di quelle
tendenze livellatrici ed egualitarie delle quali ancor oggi beneficiamo. |
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Per una biblioteca indispensabile di Nicola Gardini
Einaudi, 2011
MAG D 4795
Che cos'è la letteratura
italiana? E perché certi libri sono così importanti? Perché leggere ancora il
"Decameron", "Il principe" o "Il giardino dei
Finzi-Contini"? Attraverso una selezione dei classici della scuola,
esattamente 52, tanti quante le settimane dell'anno, "Per una biblioteca
indispensabile" vuole rispondere a queste domande, costruendo un
campionario di scritture, immagini di mondo e temi culturali che segnano
svolte e traguardi decisivi nella storia della civiltà non solo italiana. Con
il suo formato anticonvenzionale, che presenta i libri selezionati in ordine
alfabetico e non cronologico, una varietà di approcci critici e uno stile
limpido quanto appassionato, questo libro evita formule ed etichette
accademiche mettendo in evidenza, attraverso la lettura ravvicinata,
l'originalità rivoluzionaria dei singoli libri. Di pagina in pagina
scaturiscono suggestioni, riflessioni, "incontri" rivelatori; nuove
prospettive si aprono all'interpretazione; dettagli apparentemente marginali
si dimostrano essenziali e ricchi di senso. Ne risulta un'immagine inedita di
letteratura italiana: la letteratura di una nazione che, attraverso
l'esercizio delle parole, ha sviluppato il pensiero e l'impegno civile,
meditando sull'essenza degli individui e della società, convinta che libri e
biblioteche siano un baluardo sicuro contro il dilagare dell'ingiustizia e
dell'egoismo e una delle vie principali al raggiungimento della felicità. |
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Le belle tasse Franco Fichera
Einaudi, 2011
MAG C 6302
Le tasse sono in genere viste
come un "male", perché consistono in un sacrificio. Dire che sono
belle crea un po' di sorpresa. Ma perché dire che sono "belle"?
Perché reggono la vita in comune, sono alla base della convivenza civile:
tutti siamo chiamati a concorrere alle spese pubbliche, e a sostenere la realizzazione
di obiettivi che riguardano tutti. E questo è possibile farlo solo con le
tasse. Allora, esse sono un sacrificio per il singolo, è vero, ma per
soddisfare un interesse collettivo. Nella vita reale, però, il legame a volte
si perde. Resta cosi, impropriamente, solo l'idea del sacrificio. È un
equivoco che va spiegato. Ebbene, un giorno, al professor Franco Fichera fu
chiesto di spiegare le tasse ai bambini, "lo accettai l'invito e chissà
perché la prima cosa che mi venne in mente fu quella di distribuire ai
bambini dei cioccolatini". Ne è nato un gioco di ruolo utile ed
entusiasmante. |
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